Nei telegiornali italiani le notizie sul clima sono meno dell’1%

Greenpeace Italia evidenzia che, nonostante la crisi climatica sia considerata la più grave emergenza della nostra epoca, sui media italiani se ne parla poco

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Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

Nonostante la crisi climatica sia considerata dagli scienziati la più grave emergenza ambientale della nostra epoca, sembra che i telegiornali italiani ne parlino poco o niente. Un recente studio pubblicato da Greenpeace Italia e realizzato dall’Osservatorio di Pavia, ha infatti evidenziato che nei programmi televisivi di prima serata trasmessi da Rai, Mediaset e La7, la questione del cambiamento climatico è stata trattata in meno dell’1% delle notizie trasmesse. Anche i programmi di approfondimento televisivi sembrano ignorare la questione, dando spazio ad altri argomenti. Questo è davvero preoccupante, considerando che la crisi climatica è una minaccia reale e urgente per il nostro pianeta e per la nostra società. Speriamo che i media italiani inizino presto a dare la giusta importanza alla questione del cambiamento climatico, in modo da sensibilizzare il maggior numero possibile di persone su questo importante problema.

I risultati dello studio di Greenpeace

I risultati mostrano che nei quattro mesi in cui è stata condotta l’indagine, i telegiornali esaminati hanno trasmesso 14.211 notizie, ma solo 96 hanno trattato la crisi climatica, pari ad appena lo 0,7% del totale. Persino le testate più attente al riscaldamento del pianeta, cioè il TG5, il TG1 e il TG3, non hanno trasmesso più di 6 servizi al mese esplicitamente dedicati alla crisi climatica. Fanalino di coda il TG La7 e il TG4, che in media hanno parlato di cambiamenti climatici appena una volta ogni due mesi.

Non molto più confortante l’operato delle trasmissioni televisive di approfondimento, in cui si è parlato della crisi climatica in appena 24 puntate delle 388 andate in onda nei quattro mesi dell’indagine, pari al 6% del totale. Il programma più virtuoso è Cartabianca (Rai), che ha affrontato il tema in un terzo delle puntate trasmesse e sempre in modo esplicito, mentre Unomattina (Rai) è la trasmissione che ha parlato di crisi climatica nel maggior numero di puntate, pari a 12. In fondo alla classifica le due trasmissioni di La7: L’Aria che tira non ha mai parlato della crisi climatica, mentre Otto e mezzo l’ha fatto soltanto una volta e in modo implicito.

Crisi climatica come problema marginale per la TV

Giancarlo Sturloni, responsabile della comunicazione di Greenpeace Italia, ha dichiarato che lo studio evidenzia come la crisi climatica non sia ancora riuscita a farsi strada in televisione, che resta il principale mezzo di informazione per la maggioranza degli italiani. Sturloni ha poi aggiunto che la scarsa attenzione dei principali telegiornali e delle trasmissioni televisive di approfondimento conferma quanto già era stato riscontrato sulla stampa: il riscaldamento del pianeta trova poco spazio nell’agenda mediatica e politica, impedendo ai cittadini di percepire la gravità della minaccia e ritardando gli interventi di cui avremmo urgente bisogno per evitare gli scenari peggiori del riscaldamento globale. La siccità, le ondate di calore e gli incendi che stiamo vivendo mostrano che non c’è più tempo: se non vogliamo bruciare insieme al pianeta, dobbiamo smettere di nascondere la testa sotto la sabbia e augurarci che la crisi climatica trovi più spazio in tv e nei programmi elettorali delle prossime elezioni politiche.

Lo studio sui quotidiani

Nelle scorse settimane Greenpeace aveva pubblicato uno studio analogo condotto sui cinque quotidiani più letti in Italia (Corriere della Sera, la Repubblica, Il Sole 24 Ore, Avvenire, La Stampa). Lo studio ha messo in evidenza la profonda dipendenza della stampa italiana dai finanziamenti dell’industria dei combustibili fossili. I giornali esaminati, infatti, pubblicano in media appena un articolo al giorno in cui si tratta esplicitamente della crisi climatica, raccontata essenzialmente come un problema economico. Al contrario, sulla stampa italiana trovano ampio spazio le pubblicità delle aziende inquinanti, come quelle dell’industria dei combustibili fossili, dell’automotive, delle compagnie aeree e delle crociere.

Come viene trattata la crisi climatica in TV

Il problema del riscaldamento globale è uno dei più grandi che il mondo sta affrontando oggi. Eppure, la televisione sembra trattarlo come un problema ambientale piuttosto che come una questione di responsabilità delle aziende. I combustibili fossili vengono menzionati come una delle cause del riscaldamento globale solo una volta su dieci, e mai viene indicato alcun colpevole preciso. Inoltre, le compagnie petrolifere sono citate come responsabili del problema solo una volta sui programmi televisivi. Questo lascia intendere che la tv non stia davvero affrontando il problema in modo serio.

La campagna “Stranger Green”

Il monitoraggio dei media promosso da Greenpeace Italia è parte della campagna “Stranger Green” contro il greenwashing e la pericolosa dipendenza del mondo dell’informazione e della cultura dai finanziamenti delle aziende inquinanti. L’analisi della stampa e della televisione continuerà per l’intero 2022 e i risultati saranno resi pubblici ogni quattro mesi, con l’intento di sollevare un dibattito pubblico sulla necessità di liberare il giornalismo italiano dai condizionamenti dell’industria del gas e del petrolio e offrire a cittadine e cittadini un’informazione corretta sui cambiamenti climatici.