Verde Giffoni raccontato da Luca Ruju, Direttore Generale di Giffoni Innovation Hub

QuiFinanza Green ha intervistato Luca Ruju per conoscere meglio Verde Giffoni, lo spin-off della popolare kermesse che connette le aziende con la GenZ.

Foto di Andrea Bertolucci

Andrea Bertolucci

Giornalista esperto di Lifestyle

Classe 1990, Andrea Bertolucci è un giornalista e autore specializzato in cultura giovanile, lifestyle, società ed economia dell’intrattenimento. La sua attività professionale lo ha avvicinato negli anni ad alcune tra le principali redazioni televisive e web nazionali. Andrea è considerato uno dei maggiori esperti di cultura Trap nel nostro Paese.

In una società nella quale i singoli individui e le imprese fanno la differenza quotidianamente e in maniera più determinante, i modelli di business mutano con strategie green sempre più all’avanguardia. Protagonisti del presente – ma soprattutto del futuro – i giovani, con le loro voci e le loro necessità.

Sono questi i mattoni su cui è stato costruito Verde Giffoni, uno spin-off della popolare kermesse cinematografica che mira alla salvaguardia del Pianeta grazie al contributo della Generazione Z. Un evento fisico (quattro giorni all’insegna della sostenibilità, non esclusivamente ambientale ma anche nelle sue accezioni sociali ed economiche) e un percorso che dura tutto il resto dell’anno, connettendo le aziende con le nuove generazioni, attraverso gli strumenti del cinema, della cultura, della comunicazione e dell’innovazione.

Delle esigenze e delle speranze dei ragazzi, oltre che degli obiettivi di Verde Giffoni, QuiFinanza Green ha parlato direttamente con Luca Ruju, General Manager di Giffoni Innovation Hub.

Cos’è Verde Giffoni e qual è la sua mission?
Verde Giffoni è nato l’anno scorso con una volontà specifica, quella di essere un’estensione del Giffoni Film Festival che permettesse ai ragazzi di confrontarsi su temi che non siano soltanto ludici o d’intrattenimento, ma che generano anche impatto ambientale e sociale. Nasce quindi con l’intento di permettere ai giovani, anziché andare a gridare in piazza, di avere dei momenti di confronto con le istituzioni e con il settore privato. La mission ultima di Verde Giffoni è spiegare la differenza tra azione sostenibile e pensiero sostenibile, e far capire che quest’ultimo ha bisogno dei suoi tempi per essere implementato nei processi aziendali.

Le nuove generazioni da un lato, le aziende dall’altro: in che modo è possibile prender parte a questo progetto?
Chiediamo ai ragazzi di partecipare alle nostre iniziative durante tutto l’anno: possono andare sul sito, iscriversi, seguirci sui social e partecipare alle nostre call for talents, utili per individuare delle figure che oltre ad ascoltare vogliono anche partecipare attivamente. Per esempio, durante l’ultima edizione di Verde Giffoni, cinquanta ragazzi dell’Università Cattolica di Milano hanno partecipato a cinque tavoli di lavoro con i brief di cinque aziende diverse.

Nonostante Verde Giffoni abbia spento per ora solo due candeline, sono già nate connessioni interessanti tra questi due mondi?
Negli ultimi diciotto mesi se ne sono create veramente tante. Faccio degli esempi pratici: i ragazzi che l’anno scorso hanno partecipato a Verde Giffoni sono stati chiamati da una corporate del settore energetico, che gli ha chiesto di diventare dei veri e propri stakeholder. In una prima fase, quando è stato fatto il bilancio di sostenibilità di quest’azienda, i ragazzi hanno potuto dire la loro. Successivamente, è stato identificato un team di otto creativi che hanno trasformato il bilancio di sostenibilità in un report generazionale facilmente comprensibile a tutti i loro coetanei.

Secondo i più recenti dati IPSOS, l’83% degli appartenenti alla GenZ si aspetta un’economia green da aziende eco-sostenibili. È già così o c’è ancora molto lavoro da fare?
Il percorso è lungo e sicuramente c’è ancora tanto da fare. C’è tanto da fare e tanto da raccontare, perché molto spesso le aziende sono impegnate a cambiare i cicli produttivi, a impegnarsi su nuovi materiali e lanciare nuovi prodotti green, ma se l’unico canale di comunicazione rimane lo spot televisivo non va bene. Quello che vorremmo che le aziende facessero è anche cambiare il linguaggio, più vicino ai giovani.

Quindi oltre ad investire sulla sostenibilità, è altrettanto importante saperla raccontare?
Decisamente sì. L’altro motivo per cui le aziende si rivolgono a noi è proprio per raccontare delle storie di sostenibilità attraverso il linguaggio cinematografico: parlare di smart city, di mobilità elettrica, di energie rinnovabili non attraverso uno spot televisivo ma attraverso una storia. E qui gli stessi ragazzi diventano sceneggiatori e registi che trasformano questi racconti in un prodotto cinematografico. Soltanto dalla fine dell’ultimo Verde Giffone sono stati prodotti venti cortometraggi che raccontano storie di sostenibilità.

Quali sono i prossimi step di Verde Giffoni e in che modo evolverà questo progetto?
Il nostro prossimo obiettivo è che Verde Giffoni diventi itinerante, con una tappa al mese in giro per l’Italia. Una sorta di “Road To” al quale stiamo lavorando insieme alle Università, alle scuole e ai ragazzi di tutte le regioni d’Italia, per arrivare poi ad un grande evento finale che tratta il tema della sostenibilità e dell’innovazione.