Le proteste dei trattori degli agricoltori sono arrivate anche in Italia, dopo aver già coinvolto diversi paesi europei, tra cui Germania e Francia. Durante il fine settimana, in Italia sono iniziate le prime manifestazioni degli agricoltori che hanno impiegato i loro trattori come strumento di protesta.
Inizialmente, le proteste italiane hanno avuto una dimensione minore rispetto a quelle degli altri paesi. Tuttavia, sabato si sono registrate proteste più consistenti, dopo alcuni giorni di iniziative spontanee e con scarso seguito.
Le proteste sono dirette contro le politiche agricole dell’Unione europea, che gli agricoltori italiani ritengono penalizzanti per il loro settore. Tra le richieste degli agricoltori figurano:
- Aumento dei sussidi
- Riforma dei prezzi all’ingrosso
- Stop alla carne sintetica
- No alle cavallette come cibo
- No agli impianti fotovoltaici sui terreni produttivi
Le proteste degli agricoltori stanno suscitando un crescente interesse e preoccupazione, anche in Italia. Il governo italiano è chiamato a rispondere alle richieste degli agricoltori e a trovare soluzioni che possano garantire la sostenibilità del settore agricolo italiano.
Indice
Trattori in protesta in tutta Italia: le principali azioni degli agricoltori
A Orte, in provincia di Viterbo, la protesta degli agricoltori è stata la più numerosa e efficace: circa cento trattori hanno bloccato la rotonda che porta all’autostrada A1, creando problemi al traffico: il casello è rimasto inaccessibile per due ore. A Pescara, invece, cento trattori hanno fatto una semplice sfilata sul lungomare, senza creare particolari inconvenienti.
Altre proteste meno affollate si sono svolte in Sicilia a Enna, in Molise a Campobasso, su una strada statale in Calabria e a Venezia, dove una trentina di trattori hanno occupato per poco tempo un parcheggio vicino alla stazione di Porto Marghera. In precedenza, si erano viste proteste simili anche in Umbria, vicino a Perugia. Domenica, infine, alcune strade in Piemonte sono state bloccate, ma senza gravi conseguenze.
Proteste degli agricoltori in Europa: il Green Deal nel mirino
Le recenti proteste degli agricoltori, sebbene amplificate nelle ultime settimane, non sono un fenomeno nuovo. Nei mesi precedenti, si sono verificate in diverse occasioni in vari paesi europei, tra cui Spagna, Paesi Bassi, Polonia, Regno Unito e Serbia, oltre alla già citata Francia e Germania. La ragione alla base di tali proteste, che coinvolgono diversi paesi, è principalmente il Green Deal europeo. Si tratta di una serie di misure volte a rendere più sostenibile e meno dannosa per l’ambiente la produzione di energia e lo stile di vita dei cittadini europei, misure che sono state in gran parte approvate.
Il Green Deal per un sistema alimentare sostenibile
Il Green Deal europeo pone i sistemi alimentari sostenibili al centro della sua strategia, riconoscendo il legame fondamentale tra persone sane, società sane e un pianeta sano. Questa iniziativa dell’Ue mira a stimolare l’economia, migliorare la salute e la qualità della vita dei cittadini, e preservare l’ambiente.
Il sistema agricolo e alimentare europeo, già considerato uno standard globale per sicurezza, approvvigionamento, nutrizione e qualità, è chiamato ora a diventare il punto di riferimento mondiale anche per la sostenibilità. La transizione verso un sistema alimentare sostenibile, garantendo al contempo la disponibilità di prodotti a prezzi accessibili, porta con sé benefici ambientali, sanitari e sociali, oltre a favorire una distribuzione più equa dei vantaggi economici.
Per supportare questo obiettivo, a luglio 2023 la Commissione europea ha adottato un pacchetto di misure per l’uso sostenibile delle principali risorse naturali. Questo pacchetto include nuove regolamentazioni sul monitoraggio dei suoli per promuovere la salute del suolo entro il 2050, regolamenti sulle piante prodotte mediante tecniche genomiche e misure per ridurre i rifiuti alimentari e tessili. Tali iniziative, inserite nel pilastro “Risorse naturali” del Green Deal, mirano a rafforzare la resilienza del settore agroalimentare europeo.
Gli ambiziosi obiettivi dell’Ue includono garantire la sicurezza alimentare in risposta alle incertezze geopolitiche, ai cambiamenti climatici e alla perdita di biodiversità, ridurre l’impronta ambientale e climatica del sistema alimentare dell’UE, rafforzare la sua resilienza e guidare la transizione globale verso una sostenibilità competitiva, dall’agricoltore al consumatore.
Green Deal: obiettivi ambiziosi, ma costi elevati per gli agricoltori
Il Green Deal europeo impone agli Stati membri dell’Unione Europea di ridurre le emissioni nette del 55% entro il 2030 e di azzerarle completamente entro il 2050. Tuttavia, per raggiungere tali obiettivi, sono necessarie diverse misure a livello europeo e nazionale, con significativi impatti sulla vita degli agricoltori europei. Una delle sfide più rilevanti è la necessità di riconvertire il 25% dei terreni coltivati all’agricoltura biologica entro il 2030. Inoltre, è oggetto di dibattito una proposta volta a ridurre drasticamente l’uso di pesticidi, introducendo ulteriori cambiamenti nel panorama agricolo.
In Germania la scintilla della rivolta
Il tumulto tra gli agricoltori ha avuto inizio in Germania a metà dicembre, quando il governo tedesco ha annunciato l’aumento delle tasse e la riduzione dei sussidi agricoli, inclusa l’eliminazione dei privilegi fiscali cruciali. L’originario intento di attuare queste riforme in modo diretto è stato poi modificato dopo le prime rivolte, optando per un approccio graduale nell’arco di diversi anni per consentire alle aziende di adattarsi.
Diffusione della protesta: Francia, Spagna, Belgio, Olanda e Italia Coinvolte
Le ragioni delle proteste degli agricoltori in Germania, legate a riforme ambientali e aumenti dei costi, si sono rapidamente diffuse ad altri paesi europei. La protesta ha coinvolto Francia, Spagna, Belgio, Olanda e Italia. Il 2023 è stato un anno impegnativo per l’agricoltura europea, con sfide ambientali, come alluvioni e siccità, e un impegno verso politiche più sostenibili a livello ambientale, seguendo le linee guida del Green Deal dell’UE.
Blocchi in Francia: rivendicazioni e scontri
Il 23 gennaio, la protesta si è intensificata in Francia, con gli agricoltori che hanno organizzato blocchi stradali in tutto il paese, dopo un inconcludente incontro con il governo. Le richieste includono la revoca di nuovi divieti sui pesticidi, la stabilità dei prezzi del gasolio per i trattori, l’applicazione completa delle leggi che garantiscono pagamenti più elevati agli agricoltori da parte dell’industria, e risarcimenti più rapidi per i disastri naturali.
Mobilitazione in Belgio: azioni di ostruzione e rivendicazioni
In Belgio, la collera degli agricoltori non si placa. Dopo le mobilitazioni ai confini con Francia, Lussemburgo e Germania, un gruppo di agricoltori ha bloccato le rotatorie di accesso all’autostrada E42. Le richieste includono semplificazioni amministrative, una legislazione più completa e entrate migliori. Ulteriori azioni sono previste, con una protesta a Bruxelles il primo febbraio durante il Consiglio europeo straordinario.
Proteste in altri Paesi: Polonia, Romania, Grecia
Le proteste agricole si estendono in Polonia, con blocchi stradali contro l’importazione di prodotti agricoli ucraini, e in Romania, dove sono in corso manifestazioni da due settimane. Anche in Grecia, gli agricoltori sono preoccupati per l’attuazione della nuova Politica Agricola Comune (PAC), manifestando nel nord del paese per preservare la sostenibilità della produzione agricola e zootecnica. La situazione è tesa, con agricoltori che esprimono preoccupazioni sulle riduzioni delle entrate derivanti dai loro prodotti.
Ucraina verso l’Ue: le paure degli agricoltori europei
L’Ucraina ha avviato il processo di adesione all’Unione Europea, con il sostegno della Germania, che ha promesso di aiutare il Paese a superare la crisi economica e politica. Tuttavia, questa mossa ha suscitato l’allarme tra gli agricoltori europei, che temono di perdere i benefici e i sussidi che ricevono dalla Politica agricola comune (PAC). L’Ucraina è infatti una delle maggiori potenze agricole del mondo, con grandi aziende che producono cereali, olio, carne e latte. Se l’Ucraina entrasse nell’Ue, la PAC dovrebbe essere riformata per includere il nuovo membro, e il commissario europeo per l’Agricoltura, Janusz Wojciechowski, ha già suggerito di introdurre un limite massimo alle sovvenzioni. Gli agricoltori europei si sentono minacciati da questa prospettiva, e chiedono maggiori tutele e garanzie per il loro settore.
La contestazione al Green Deal
Le manifestazioni di protesta degli agricoltori in Germania e Francia, ora riflesse anche in Italia, come abbiamo visto, sono ampiamente attribuite alle Strategie del Green Deal europeo. Tuttavia, secondo la coalizione #CambiamoAgricoltura, la vera radice della crisi nell’agricoltura europea risiede nella dipendenza dalle fonti fossili e in un sistema agro-alimentare disfunzionale, sostenuto unicamente dai sussidi dell’Unione Europea.
Sabotaggio delle strategie del Green Deal: decisioni contrarie alle politiche ambientali
Le strategie del Green Deal, come la Strategia Farm to Fork e la Strategia Biodiversità 2030, sono accusate dalla coalizione di essere state sabotate dalle recenti decisioni delle istituzioni europee. Il voto contrario del Parlamento europeo su regolamenti chiave, come il Regolamento SUR per la riduzione dell’uso dei pesticidi, ha ridotto gli obiettivi del Green Deal a mere dichiarazioni di principio senza attuazione concreta nell’agricoltura e nella zootecnia.
Distanza tra obiettivi e realizzazione: lobby delle corporazioni agroindustriali
La coalizione #CambiamoAgricoltura denuncia che le azioni di lobby delle potenti corporazioni agricole e dell’agro-industria hanno notevolmente ridimensionato le ambizioni delle Strategie del Green Deal, favorendo gli interessi delle grandi aziende a scapito dell’ambiente, della salute e degli interessi pubblici.
Proteste e critiche in Italia: deroghe contestate e sussidi ambientalmente dannosi
Le proteste degli agricoltori in Italia, in particolare contro l’eliminazione delle agevolazioni per il gasolio, vengono strumentalizzate per contestare gli obblighi ambientali previsti dalla nuova condizionalità della PAC. La coalizione #CambiamoAgricoltura rileva l’incoerenza di ciò, considerando che l’80% dei fondi della PAC va alle grandi aziende agricole, favorendo l’agricoltura intensiva e l’utilizzo di fertilizzanti e pesticidi chimici di sintesi.
Crisi strutturale e cause vere: dipendenza da fonti fossili e speculazioni finanziarie
La vera causa della crisi nel settore primario europeo è identificata dalle associazioni come la dipendenza da risorse fossili, la volatilità dei prezzi alla produzione e le speculazioni finanziarie. L’aumento dei costi di produzione, derivante dall’aumento dei costi energetici, fertilizzanti e pesticidi chimici, ha colpito gli agricoltori, mentre l’agroindustria e la grande distribuzione hanno protetto meglio i loro risultati economici.
Soluzioni e necessità di cambiamento: la transizione ecologica e l’investimento nel biologico
La coalizione #CambiamoAgricoltura sostiene che la soluzione non può essere la cancellazione delle norme ambientali, ma piuttosto la promozione della transizione ecologica e la liberazione del sistema primario dalla dipendenza delle risorse fossili. Le Strategie UE Farm to Fork e Biodiversità 2030, che prevedono la crescita dell’agricoltura biologica, sono indicate come una parziale soluzione. L’Italia, con il suo Piano Strategico della PAC 2023-2027 e il recente Piano di Azione nazionale per il biologico, sembra intraprendere passi nella giusta direzione.