In Europa crescono le zone a basse emissioni, fa eccezione l’Italia

Quasi 30 città europee già pianificano lo stop totale ai mezzi a diesel e benzina, l’Italia invece, a causa del suo immobilismo, resta fanalino di coda

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Matteo Paolini

Giornalista green

Nel 2012 ottiene l’iscrizione all’Albo dei giornalisti pubblicisti. Dal 2015 lavora come giornalista freelance occupandosi di tematiche ambientali.

Oltre 300 città europee hanno una zona a basse emissioni (in inglese LEZ low-emission zone) e saranno oltre 500 nel 2025. Tra il 2030 e il 2035 quasi 30 città europee tra Paesi Bassi, Regno Unito, Francia e paesi scandinavi trasformeranno le loro zone a basse emissioni in zone a zero emissioni, di fatto impedendo alle auto inquinanti di accedere alla propria area urbana.

Questi i principali dati raccolti dalla campagna Clean Cities, nel rapporto appena pubblicato, “The development trends of low- and zero-emission zones in Europe”.

Le zone a basse emissioni

Nel corso dell’ultimo decennio le zone a basse emissioni sono diventate uno strumento sempre più diffuso di regolazione del traffico e riduzione degli inquinanti dell’aria, inclusi il biossido di azoto (NO2) derivato dalle emissioni di NOx, e i particolati, PM 10 e PM 2.5.

Le zone a basse emissioni hanno anche un impatto positivo sul clima. Le emissioni di gas a effetto serra sono calate nelle città che hanno implementato una LEZ: le emissioni di CO2 del settore dei trasporti a Londra si sono ridotte del 13% solo nei primi sei mesi di attività della Ultra Low-Emission Zone (ULEZ); a Milano sono crollate del 22% dopo l’introduzione di Area C.

Le zone a basse emissioni sono uno strumento di restrizione del traffico veicolare che, a differenza della zona a traffico limitato (ZTL), vieta la circolazione a determinate categorie di veicoli inquinanti all’interno di un’area urbana chiaramente definita. Più nel dettaglio, le principali differenze sono:

  • Una ZTL restringe l’accesso a tutte le categorie di veicoli, salvo eccezioni (generalmente applicate a residenti e operatori commerciali)
  • Una zona a basse emissioni restringe l’accesso prevalentemente sulla base del tipo di veicolo e della sua classe di inquinamento con riferimento alla normativa europea (Euro 0 – Euro 6)

La situazione italiana

In Italia si registra un numero elevato di misure di restrizione del traffico inquinante, prevalentemente grazie a schemi di livello regionale e provinciale che restringono la circolazione dei veicoli inquinanti nei soli mesi invernali e durante specifiche fasce orarie. Tuttavia, sono ancora poche le vere zone a basse emissioni sul modello di Area C e Area B a Milano. La maggior parte delle LEZ italiane non sono infatti sottoposte a controlli sistematici (ad esempio tramite varchi elettronici) o almeno regolari da parte della polizia locale. Inoltre mancano una comunicazione efficace rivolta ai cittadini e piani per il rafforzamento nel tempo delle restrizioni.

Le zone a basse emissioni sono una soluzione efficace per ridurre l’inquinamento atmosferico nelle città. Tuttavia, per ottenere i migliori risultati, è importante che i sindaci comunichino in modo efficiente e tempestivo sulle misure adottate, e che siano disponibili strumenti di supporto alla transizione, come ad esempio schemi di rottamazione dei veicoli inquinanti con accesso gratuito ai servizi di trasporto pubblico e di sharing mobility. Le automobili stanno soffocando le nostre città, è ora di ricominciare a respirare.

Prospettive future

Il futuro delle città italiane è sempre più verde! Nove città italiane sono state recentemente selezionate dalla Commissione Europea per la missione “100 Climate-Neutral and Smart Cities”, impegnandosi a raggiungere la neutralità climatica (vale a dire, zero emissioni nette) entro il 2030. Questo significa che Bergamo, Bologna, Firenze, Milano, Padova, Parma, Prato, Roma e Torino saranno presto delle zone a basse emissioni, con importanti benefici per la salute e l’ambiente. La campagna Clean Cities propone un decalogo per trasformare la LEZ in una zona a zero emissioni, idealmente entro il 2030: una scelta che può fare la differenza per il futuro del pianeta.

Si tratta di una sfida complessa, ma tecnologicamente alla nostra portata. Servono lungimiranza, coraggio politico e attenzione al creare una transizione giusta che non lasci indietro nessuno. Se le città italiane vogliono davvero fare la differenza, dovranno agire ora per eliminare i veicoli inquinanti dalle loro aree urbane.

Un sondaggio del 2021 commissionato dalla Clean Cities Campaign ha dimostrato che l’84% dei cittadini italiani interpellati vogliono che i loro sindaci facciano di più per proteggerli dall’inquinamento dell’aria.

La guida di Clean Cities

Le città italiane sono incoraggiate dalla guida di Clean Cities ad adottare zone a basse emissioni e a pianificarne l’evoluzione in zone a zero emissioni come perno di una strategia complessiva per la trasformazione della mobilità urbana. Ciò non solo aumenterebbe la riduzione dell’inquinamento dell’aria e delle emissioni di CO2, ma anche un complessivo restringimento del parco veicolare privato. L’Italia, purtroppo, ha il triste primato in Europa di 67 auto per 100 abitanti. Pianificare l’evoluzione in zone a zero emissioni è un importante passo verso la riduzione del numero di auto private circolanti nelle città italiane.