Stangata per Booking: quanto dovrà versare al Fisco italiano

La società paga la multa dell'Agenzia delle Entrate, evitando così il sequestro. Evasione scoperta dalla Guardia di Finanza di Chiavari

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

La procura di Genova ha fatto sapere che l’azienda olandese che gestisce la piattaforma di affitti brevi Booking.com pagherà all’Agenzia delle Entrate 94 milioni di euro come risarcimento per la mancata applicazione dell’IVA sui suoi servizi nel periodo tra il 2013 e il 2022.

L’inchiesta su Booking era stata avviata anni fa dalla procura di Genova in seguito a un’indagine della Guardia di Finanza di Chiavari: era stato accertato che Booking non inseriva, come avrebbe dovuto, l’IVA nelle fatture emesse verso gli affittacamere che non erano detentori a loro volta di partita IVA e che quindi non la pagavano per i loro servizi.

Perché Booking deve versare quasi 100 milioni di euro al fisco

La procura del capoluogo ligure ha reso noto che, in base alle proprie indagini, Booking.com avrebbe emesso fatture relative alle prestazioni di intermediazione online fornite a tutti gli albergatori e affittacamere “inserzionisti” senza applicare l’IVA corrispondente. Inoltre, la società avrebbe utilizzato per tutti i clienti italiani il meccanismo del reverse-charge, secondo il quale l’IVA su ciascuna transazione sarebbe a carico del committente (in questo caso, l’albergatore o l’affittacamere), ma solo se in possesso della relativa partita IVA.

La procura ha evidenziato che l’applicazione generalizzata da parte della società del regime del reverse charge anche nei confronti degli inserzionisti privi di partita IVA è stata considerata scorretta. Secondo quanto affermato, questo regime è ammissibile solo per gli albergatori o affittacamere che ne siano effettivamente titolari.

Inoltre, la procura ha segnalato che nei confronti del considerevole numero di albergatori o affittacamere privi di partita IVA, Booking.com ometteva di emettere fatture con l’imposta sul valore aggiunto italiana e di presentare le dichiarazioni annuali ai fini IVA per gli anni dal 2013 al 2021.

L’indagine della Guardia di Finanza di Chiavari

Il complesso lavoro investigativo è stato condotto dalla Compagnia della Guardia di Finanza di Chiavari, sotto il coordinamento della procura della Repubblica di Genova. Le indagini sono state supportate da approfondite verifiche condotte dall’Agenzia delle Entrate.

Secondo quanto riferito dalla procura, il pagamento delle somme accertate come evase ha consentito a Booking.com di evitare che fosse richiesto e eseguito un sequestro preventivo in sede penale da parte dell’autorità giudiziaria.

Il comunicato della procura afferma che Booking.com, dimostrando un apprezzabile e responsabile spirito di collaborazione, ha recepito gli orientamenti e le indicazioni fornite dall’Agenzia delle Entrate. In risposta a una specifica richiesta della procura di Genova sul piano tributario per l’anno 2022, la società ha presentato la dichiarazione a fini IVA in Italia, con un importo di imposta pari a oltre 19 milioni di euro.

Inoltre, Booking.com ha implementato un modello organizzativo conforme all’approccio fiscale italiano. In base a questo modello, nel caso in cui il cliente albergatore non fornisca un numero di partita IVA o fornisca un numero non valido per l’Unione Europea, Booking.com applicherà un’aliquota IVA del 22% sulla fattura. La società si impegna poi a compilare la dichiarazione IVA e procedere al pagamento dell’imposta in Italia per tutte le transazioni con privati non titolari di partita IVA.

Booking: lieti di aver raggiunto intesa

«In Booking.com – afferma la società in una nota – ci impegniamo a garantire di operare nel rispetto delle leggi in tutti i Paesi in cui siamo presenti. Ciò include la nostra diligenza nel pagamento di tutte le tasse applicate alle nostre attività. Oggi come in passato, riteniamo di essere in regola con le vigenti leggi italiane sull’IVA e possiamo confermare di aver aderito ad un accordo di reciproca soddisfazione con l’Agenzia delle Entrate per il periodo 2013-2021. Siamo quindi lieti di esser giunti a questa risoluzione e di poter continuare a concentrare tutti i nostri sforzi e la nostra attenzione per offrire servizi di massima qualità ai nostri clienti e partner in Italia».