Dichiarazione dei redditi in ritardo, quali sono le conseguenze e come porvi rimedio

Il 30 settembre 2024 era l'ultimo giorno per presentare il Modello 730. Cosa succede se si presenta la dichiarazione dei redditi in ritardo e come rimediare

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Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

Le saracinesche sono state chiuse: ieri era l’ultimo giorno per presentare il Modello 730/2024. Cosa succede a chi non lo dovesse aver presentato? Quali sono le sanzioni a cui può andare incontro il contribuente? E i rischi?

Indipendentemente dal motivo per il quale non è presentato il Modello 730/2024 nei tempi e nei modi previsti dalla normativa, i contribuenti hanno ancora la possibilità di presentare la dichiarazione dei redditi: entro il 31 ottobre è possibile presentare il Modello Redditi PF. Ma attenzione: nel caso in cui non dovesse ancora aver versato le imposte, deve provvedere immediatamente utilizzando un Modello F24: grazie all’istituto del ravvedimento operoso ha la possibilità di mettersi in regola con delle sanzioni e degli interessi in formato ridotto.

Ma cerchiamo di capire quali sono le scadenze da rispettare per potersi mettere in regola con la dichiarazione dei redditi.

Modello 730/2024 non presentato, cosa succede adesso

Entro il 30 settembre 2024 era necessario presentare il Modello 730/2024. Per assolvere agli obblighi connessi con la dichiarazione dei redditi, a questo punto, il contribuente può provvedere ad utilizzare il Modello Redditi Persone Fisiche, che può essere utilizzato fino al 31 ottobre 2024. Questo documento, che generalmente viene utilizzato dai lavoratori autonomi e dai liberi professionisti, può essere usato anche dai lavoratori dipendenti e dai pensionati che non hanno utilizzato il Modello 730/2024 nei tempi previsti dalla normativa.

Nel caso in cui non dovesse essere rispettata nemmeno la scadenza del 31 ottobre 2024, è necessario mettere in conto una serie di sanzioni che aumentano man mano che passa il tempo.

Dichiarazione dei redditi tardiva

La dichiarazione dei redditi può essere presentata entro 90 giorni dalle scadenze previste dalla normativa. In questo caso viene considerata ancora valida. Vengono, però, applicate delle sanzioni per il ritardo che possono variare da un minimo di 250 ed un massimo di 1.000 euro. In materia di Iva, invece, possono oscillare tra 250 euro e 2.000 euro.

Grazie all’istituto del ravvedimento operoso, la sanzione minima di 250 euro viene ridotta ad 1/10, cioè a 25 euro. Il contribuente deve provvedere a regolarizzare eventuali irregolarità e versare anche le imposte che risultano dalla presentazione della dichiarazione dei redditi.

Su questo argomento sono importanti alcune indicazioni che sono state fornite, attraverso la sentenza n. 105 del 10 marzo 2023, dalla Corte di Giustizia Tributaria del Piemonte, che ha sottolineato come:

  • le eventuali dichiarazioni dei redditi tardive vengono considerate dal legislatore come se fossero state presentate in maniera valida. Non possono, ad ogni modo, essere ritenute come tempestive;
  • la consueta tolleranza dei cinque giorni che viene data in altri casi – vedasi per esempio il pagamento delle rate della rottamazione quater e per le dichiarazione dei redditi tempestivamente trasmesse – non può essere essere concesso al contribuente che le presenta in ritardo.

Il contribuente, che dovesse aver sforato la deadline, ha altri 90 giorni per presentare la dichiarazione dei redditi tardiva. Ma nessuno in più.

Omessa dichiarazione dei redditi

Superati gli ulteriori novanta giorni la dichiarazione dei redditi è considerata omessa. Nel caso in cui dovesse essere presentata, ad ogni modo, costituisce un valido documento e titolo per poter riscuotere le imposte dovute, che vengono calcolate sulla base degli imponibili che vengono comunicati dal contribuente. O dalle ritenute che sono state indicate dai vari sostituti d’imposta.

L’articolo 13 del Dlgs n. 472 del 18 dicembre 1997 prevede che i soggetti che si trovano in questa situazione non possano utilizzare lo strumento del ravvedimento operoso per regolarizzare la propria posizione. Questi contribuenti devono mettere in conto una sanzione pari al 120% dell’imposta dovuta, con un minimo di 250 euro. Nel caso in cui il contribuente non dovesse versare delle imposte, la sanzione è compresa tra 250 euro e 1.000 euro.

È prevista, inoltre, una sanzione compresa tra i 500 euro e i 2.000 euro nel caso in cui le imposte non siano dovute dai soggetti che sono obbligati a tenere le scritture contabili.

Attenzione, ad ogni modo, anche a quanto si dichiara. Con l’ordinanza n. 10668 del 22 aprile 2021, la Corte di Cassazione ha sottolineato che nel momento in cui viene presentata una dichiarazione dei redditi inverosimile, non viene considerata come una dichiarazione omessa, ma diventa infedele.

Dichiarazione dei redditi oltre i 90 giorni, conviene farlo

Come abbiamo anticipato in precedenza, il contribuente non può utilizzare lo strumento del ravvedimento operoso nel caso in cui dovesse presentare la dichiarazione dei redditi oltre i 90 giorni. La domanda, a questo punto, è lecita: conviene farlo? La risposta è affermativa, perché se viene presentata entro la scadenza dell’invio della dichiarazione relativa all’anno successivo, il diretto interessato ha la possibilità di beneficiare:

  • di una riduzione del 50% delle imposte;
  • la non punibilità penale del reato di omessa dichiarazione nel caso in cui le imposte dovessero superare i 50.000 euro.

La dichiarazione dei redditi, anche se è considerata omessa, costituisce un titolo per riscuotere le imposte che in essa liquidate. Le quali vengono iscritte immediatamente a ruolo. Il risparmio delle imposte si ottiene dal fatto che quelle che si andranno a pagare si basano su quanto dichiarato dal contribuente ed evitano che gli uffici dell’Agenzia delle Entrate debbano procedere con degli accertamenti induttivi, così come è previsto dall’articolo 41 del Dpr 600/73.

Dichiarazione omessa, quando si prescrive

Il termine di accertamento sulla dichiarazione dei redditi è il 31 dicembre del quinto anno successivo rispetto alla data nella quale è stata presentata.

Nel caso di dichiarazione omessa i tempi di prescrizione si allungano: l’accertamento è possibile fino al settimo anno successivo rispetto a quello in cui doveva essere presentata.

In sintesi

Dai lavoratori dipendenti la dichiarazione dei redditi doveva essere presentata con il Modello 730/2024 entro il 30 settembre. Chi non l’avesse fatto ha ancora tempo fino al 31 ottobre per sanare la propria posizione, ma deve pagare al più presto le imposte con un Modello F24.