Tassa sullo zucchero: ecco i paesi dove è stata introdotta e come funziona

In 50 paesi la tassa sullo zucchero è già realtà. Governi e Istituzioni l’hanno varata per scoraggiare l’utilizzo di questo ingrediente a livello industriale. E in Italia?

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Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

Molti l’hanno già ribattezzata la tassa sulla Coca-Cola mentre all’estero la chiamano semplicemente Sugar Tax. Parliamo della cosiddetta tassa sullo zucchero, un provvedimento adottato già in 50 paesi esteri che mira a ridurre drasticamente l’utilizzo di zucchero nella produzione di bevande analcoliche, ligt e soft drink. L’obiettivo è invogliare i grandi produttori di bibite zuccherate o ricche di edulcoranti a riformulare le ricette e limitarne il consumo presso i consumatori finali. Nel nostro Paese l’argomento è ancora tabù, o quasi. C’è chi si schiera a sfavore dell’introduzione di un’ennesima tassa, chi invece vorrebbe trasformarla in uno strumento per favorire il consumo di zucchero italiano con un provvedimento per così dire sovranista.

Tassa sullo zucchero anche in Italia?

In Italia siamo ancora molto lontani dall’introduzione di una tassa sullo zucchero, benché si tratti di una scelta incoraggiata anche dall’Europa. I primi timidi tentativi di apertura al dialogo sul tema, si sono fatti strada proprio nelle ultime settimane dopo le iniziali riluttanze del Governo.

Il tema è tornato in auge in questi giorni tramite il ministro delle Politiche Agricole che si è espresso in maniera piuttosto cauta sull’argomento. Ma da quel che emerge, la possibile introduzione di una tassa sullo zucchero nella manovra fiscale si potrebbe formulare solo in senso “sovranista”. L’ipotesi è di esentare tutte quelle aziende che decideranno di comprare lo zucchero italiano e tassare le altre. Il condizionale comunque è d’obbligo e la prospettiva di una sugar-tax così concepita è ancora tutta da vagliare.

Come funziona la tassa sullo zucchero

Fuori dai confini italiani la situazione è ben diversa. La tassa sullo zucchero è già legge in 50 paesi stranieri e in tanti altri Stati le proposte stanno per diventare operative. In generale la logica adottata è basata su alcune linee comuni, tra cui:

  • tassare le bevande zuccherate per incentivare le industrie a riformulare le loro ricette;
  • vietare la pubblicità di cibi e bibite squilibrati, soprattutto se destinati ai bambini;
  • adottare etichette a semaforo dare ai consumatori le informazioni necessarie sui prodotti che acquistano;
  • promuovere corsi di educazione alimentare nelle scuole.

Nella maggior parte dei paesi europei che hanno già disposto una tassa sullo zucchero, il parametro di riferimento è la quantità di zucchero presente nei prodotti.

In Gran Bretagna, ad esempio, la Soft drinks industry levy è entrata in vigore lo scorso aprile ed è stata applicata solo sulle bevande analcoliche o poco alcoliche di oltre 300 produttori che superano una certa soglia di zuccheri nelle ricette industriali.

Succhi di frutta naturali e bevande a base di latte sono invece esentate. La tassa è pari a 18 pence (20 centesimi) per litro per le bibite con un contenuto variabile da 5 a 8 grammi di zucchero ogni 100 ml. Se il contenuto supera gli 8 grammi la tassa sale a 24 pence. L’obiettivo, dunque, non è semplicemente quello di diminuire il consumo di zucchero, ma di convincere i produttori a calmierarne l’utilizzo nel processo produttivo.

E in Europa?

In Francia l’introduzione di una tassa sullo zucchero risale addirittura al 2012 e riguarda tutte le bevande zuccherate o edulcorate, comprese le cosiddette bibite light. Inizialmente l’imposta prevedeva un prelievo fisso pari a 7,53 €/ettolitro che ha comportato un incremento sui prezzi delle bevande.

Dal 1° luglio 2018 è entrata in vigore la nuova tassa sullo zucchero basata sulla percentuale dell’ingrediente presente nella bibita. Per le bevande con il 4% di zuccheri la tassa è di 0,045 €/litro. Con il 10% si arriva a 0,135 €/litro, mentre per una con il 15% il costo aggiuntivo è di 0,235 € a litro.

Tra i paesi in cui il dibattito è più vivace, spicca senza dubbio la Germania. Nel paese teutonico oltre duemila dottori hanno chiesto alla Cancelliera Angela Merkel e ai suoi ministri di adottare delle misure concrete per combattere obesità e malattie del metabolismo legate ad un regime alimentare squilibrato, ricco di zuccheri e grassi.

Più che un dibattito, la campagna si è trasformata in una vera e propria battaglia sostenuta da organizzazioni professionali, aziende del settore sanitario e nutrizionisti. Ciò che si chiede a gran voce è l’introduzione di un’etichettatura nutrizionale semplificata per alimenti e bevande zuccherate. La logica dovrebbe essere quella dei colori del semaforo, come avviene in Gran Bretagna e Francia, l’introduzione di nuovi standard per i pasti serviti nelle mense scolastiche e misure fiscali efficaci come, appunto, una tassa sullo zucchero per tutti i produttori.