Novità sul concordato preventivo biennale nel decreto correttivo della riforma fiscale. Per chi sceglierà il metodo storico per l’acconto di novembre, sarà prevista una flat tax sul differenziale tra il reddito concordato per il 2024 e quello del 2023, in modo da rendere conveniente l’adesione alla nuova misura, su cui il governo punta molto.
Il concordato preventivo biennale interessa soprattutto coloro che sono in regime di valutazione tramite gli indici sintetici di affidabilità fiscale. Grazie alla nuova misura, questi contribuenti potranno evitare questi controlli. Per coloro che hanno scelto il regime forfettario invece, il concordato può essere soltanto annuale.
Le novità sul concordato preventivo biennale
Il governo ha approvato nella serata del 20 giugno, durante un consiglio dei ministri, un decreto correttivo alla riforma fiscale. Tra i contenuti delle modifiche c’è soprattutto una serie di novità riguardanti una delle misure su cui l’esecutivo ha puntato di più in questa riforma fiscale: il concordato preventivo per le Partite Iva. Ad essere modificata è soprattutto la possibilità di accedere a questa misura, ma viene anche introdotta una flat tax per alcuni contribuenti.
La prima modifica del decreto correttivo prevede l’esclusione dei contribuenti forfettari che hanno aderito a questo tipo di tassazione nel 2024. Dal concordato preventivo sono escluse anche le società e gli enti interessati nel 2024 da operazioni di fusione, scissione, conferimento e società di persone e associazioni interessate da modifiche alla compagine sociale.
Altra novità riguarda il calcolo del secondo acconto in scadenza alla fine del prossimo mese di novembre. Chi infatti utilizzerà il metodo storico potrà versare le tasse dovute allo Stato applicando una flat tax sul differenziale tra il reddito concordato per il 2024 e quello del 2023. L’entità della percentuale fissa da pagare varia dal 15% per la maggior parte dei contribuenti, al 12% per i forfettari fino al 4% per le nuove attività.
Il concordato preventivo e gli indici sintetici di affidabilità fiscale
Il concordato preventivo è una delle misure più importanti che il governo ha voluto introdurre nel pacchetto delle riforme fiscali che ha intrapreso. Parte delle modifiche del decreto correttivo vanno proprio nella direzione di incentivare questo strumento, per evitarne il flop che una mancanza di adesioni da parte dei contribuenti potrebbe portare, e il conseguente imbarazzo per la maggioranza.
I vantaggi del concordato preventivo sono principalmente legati agli indici sintetici di affidabilità fiscale, o Isa. Tramite questi parametri il fisco valuta i suoi contribuenti titolari di redditi da lavoro autonomo o di redditi di impresa. Assegna poi loro un voto che, se si attesta sotto l’8, li individua come contribuenti a rischio di evasione e quindi inaffidabili.
Il concordato preventivo, sia quello biennale che quello annuale, permette di evitare questo tipo di veridiche ed è aperto anche a quei contribuenti che negli anni passati hanno ricevuto una valutazione che li ha individuati come inaffidabili. In tutto i contribuenti che si trovano nel regime degli indici sintetici di affidabilità fiscale sarebbero circa 2,5 milioni, mentre sono 1,7 milioni quelli che hanno aderito al regime forfettario. Il governo spera che con le ultime modifiche più professionisti e aziende siano attirati verso il concordato preventivo.