È possibile chiudere una partita Iva quando ci sono dei debiti ancora da onorare? E quando a dove essere chiusa è una ditta individuale, a cosa è necessario stare attenti? L’operazione è fattibile, ma l’intero processo deve essere gestito correttamente, perché gli obblighi fiscali e legali non decadono con la chiusura della partita Iva. È necessario gestire correttamente le eventuali responsabilità finanziarie che sono in capo al singolo.
È bene ricordare, infatti, che il titolare della ditta individuale risponde in prima persona dei debiti contratti: i creditori – compresa l’Agenzia delle Entrate – possono rivalersi sul patrimonio personale per sanare eventuali debiti, andando a pignorare – se questo fosse necessario – immobili, terreni ed automobili.
La normativa attualmente in vigore permette di chiudere una ditta individuale quando ci sono dei debiti pendenti. La sua chiusura, però, non comporta la cancellazione automatica delle pendenze: siamo davanti, infatti, ad un’azienda che non ha un’autonomia giuridica propria rispetto all’imprenditore, così come accade, per esempio, con le società di capitali. Questo significa, in altre parole, che l’imprenditore risponde con il proprio patrimonio dei debiti che ha contratto.
Nel momento in cui l’imprenditore non è un soggetto giuridicamente distinto dalla sua ditta, i creditori hanno la possibilità di rivalersi direttamente su di lui. Questo è il motivo per il quale eventuali debiti contratti devono essere gestiti correttamente prima di procedere con la chiusura della ditta individuale.
Chiudere la partita Iva, infatti, non fa cessare automaticamente i rapporti con i creditori. Ma entriamo nel dettaglio e scopriamo come si devono muovere i diretti interessati per non effettuare degli errori grossolani.
Indice
Ditta individuale, si può chiudere quando ci sono dei debiti pendenti?
È possibile chiudere una ditta individuale anche quando ci sono dei debiti. È bene precisare, però, che la chiusura della partita Iva non determina la cancellazione automatica dei debiti contratti dal titolare e che sono ancora da onorare.
Può capitare che un imprenditore, per una una serie di motivi, si ritrovi ad essere sommerso dai debiti, contratti con l’Agenzia delle Entrate, con i fornitori o con le banche. È importante sottolineare, ad ogni modo, che quando si esercita l’attività con la formula della ditta individuale, gli obblighi ed i debiti che sono stati contratti nell’esercizio dell’impresa non ricadono esclusivamente sulla stessa, ma anche sul patrimonio personale dell’imprenditore. Questo significa, in altre parole, che eventuali debiti che siano stati contratti con banche o fornitori devono essere estinti, attingendo ai beni personali dell’imprenditore. Ossia sugli immobili di proprietà, sui terreni, sulle auto e via discorrendo.
A differenza di quanto accade con le società di capitali, la ditta individuale non possiede un’autonomia giuridica rispetto all’imprenditore.
Ditta individuale, la liquidazione giudiziale
Una liquidazione giudiziale può coinvolgere anche una ditta individuale. E di conseguenza il problema può impattare l’imprenditore che esercita la propria attività con una propria partita Iva. La liquidazione giudiziale – che una volta era il fallimento – è una procedura a cui partecipano tutti i creditori.
Ma cosa accade praticamente? I beni dell’imprenditore vengono venduti in modo da dividere il ricavato tra i creditori. Nel momento in cui la crisi debitoria viene individuata in tempo, possono essere utilizzate delle procedure alternative, che, almeno nella maggior parte dei casi, risultano essere meno complesse. È il caso, ad esempio, del concordato preventivo.
I soggetti titolari di partita Iva, nel caso in cui non volessero incorrere in un fallimento, hanno la possibilità di presentare un concordato preventivo con i creditori: questo strumento permette all’imprenditore di affrontare una situazione di crisi aziendale o di insolvenza. I diretti interessati hanno la possibilità di raggiungere un accordo con tutte le parti coinvolte che permetta loro di trovare una soddisfazione, anche parziale, delle varie posizioni creditorie aperte.
Nel caso in cui non si dovesse rientrare nei parametri per poter accedere al concordato preventivo, è possibile utilizzare uno strumento diverso: la procedura di sovraindebitamento. In questo caso è possibile proporre un piano di rientro dei debiti, che dovrà essere approvato da un tribunale e dai creditori.
Quando il titolare della partita Iva non possiede niente
Cosa succede se il titolare della partita Iva risulta essere nullatenente? In altre parole quando non possiede proprio niente. In questo caso non rischia alcun tipo di rivalsa da parte dei creditori e dei vari soggetti che si occupano di andare a recuperare i crediti. Ma attenzione: nel caso in cui in un qualsiasi momento dovesse diventare titolare di un qualsiasi bene, i creditori si possono fare avanti e li possono pignorare per chiedere il soddisfacimento dei crediti insoluti.
Nel caso in cui il titolare della partita Iva abbia dei debiti con delle banche, è necessario verificare un ulteriore problema: la segnalazione nella Centrale Rischi Interbancaria, che comporta l’impossibilità di chiedere degli ulteriori finanziamenti, aprire dei conti correnti o emettere degli assegni. Eventuali debiti contratti da un nullatenente possono essere trasferiti agli eredi nel momento in cui il soggetto dovesse morire, nel caso in cui questi ultimi dovessero decidere di accettare l’eredità.
Chiudere la partita Iva: come fare
Nel momento in cui l’imprenditore vuole chiudere l’attività deve sbrigare una serie di pratiche, in modo da non incorrere in alcune sanzioni pecuniarie. Nello specifico è necessario:
- comunicare all’Agenzia delle Entrate la chiusura della partita Iva;
- chiudere la propria posizione contributiva all’Inps;
- chiudere la propria posizione assicurativa all’Inail.
Nel caso in cui la partita Iva dovesse essere connessa ad una ditta commerciale, è necessario presentare le dovute comunicazioni:
- alla Camera di Commercio;
- al Comune portando l’autocertificazione del Modello Scia.
Questi sono gli adempimenti obbligatori. Sarà necessario occuparsi anche di altre questioni non strettamente obbligatorie, come ad esempio la gestione delle rimanenze di magazzino, della disdetta del contratto di locazione e delle varie utenze attivate (luce e gas, solo per fare degli esempi).
Chiudere una ditta individuale con dei debiti: i costi
Nel caso in cui si dovesse decidere di procedere in maniera autonoma alla chiusura della ditta individuale e della partita Iva, i costi da sostenere sono realmente molto bassi. Tra questi ci sono le marche da bollo che devono essere allegate al Modello Scia e da applicare sulla documentazione relativa all’iscrizione al Registro delle Imprese.
Discorso diverso, invece, se si dovesse decidere di appoggiarsi ad un Commercialista o ad un Avvocato per effettuare le varie operazioni: in questo caso è necessario mettere in conto anche il costo delle loro consulenze.