Poste Italiane chiude la cessione del credito dei bonus edilizi, cosa succede ora

Stop da parte di Poste Italiane alla cessione dei crediti legati ai bonus edilizi, bloccati gli acquisti dei bonus collegati alle ristrutturazioni agevolate

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Redazione

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Stop da parte di Poste Italiane alla cessione dei crediti legati ai bonus edilizi, dal 30 maggio infatti sono stati bloccati gli acquisti dei bonus collegati alle ristrutturazioni agevolate.

Con un messaggio pubblicato sul sito ufficiale è stato spiegato infatti che non è più possibile effettuare nuove richieste di cessione dei crediti di imposta.

Quando chiude la cessione del credito Poste Italiane?

Lo stop repentino di Poste Italiane alla cessione del credito è arrivato poche ore dopo la pubblicazione della legge di conversione del decreto Superbonus, che ha impresso una stretta significativa alla circolazione degli sconti fiscali. Con la conversione del decreto, in pratica, dal 30 maggio 2024 sono stati chiusi i rubinetti del mercato delle cessioni, mettendo fine alle ipotesi residuali di cessione e penalizzando le banche, che non potranno più compensare debiti previdenziali e contributivi a partire dal 2025.

Poste Italiane ha preso la decisione di bloccare l’acquisto di bonus collegati a ristrutturazioni nel contesto di un mercato delle cessioni considerato particolarmente sfavorevole. Tuttavia, Poste rassicura sul fatto che sarà ancora possibile seguire l’avanzamento delle pratiche in lavorazione e caricare la documentazione richiesta.

Tuttavia, le richieste di cessione pervenute prima del 30 maggio 2024 saranno valutate secondo i processi ordinari e la normativa vigente e, al riguardo, Poste Italiane non si assume alcun obbligo a contrarre ma si riserva il diritto di valutare, a proprio insindacabile giudizio, l’eventuale accettazione delle singole richieste di cessione pervenute.

Quando è ancora possibile la cessione del credito?

L’accesso alla cessione del credito e allo sconto in fattura dei bonus casa e dei bonus edilizi in generale è stato drasticamente ridimensionato, con una scadenza chiave fissata entro il 16 febbraio 2023. Questa data segna un punto di svolta nel panorama normativo, poiché coincide con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto che blocca le cessioni. In pratica, affinché sia possibile usufruire della cessione del credito e dello sconto in fattura, è essenziale che entro il 16 febbraio 2023 risultino presentate la CILA-S (Comunicazione di Inizio Lavori Asseverata – Sismabonus) e la delibera assembleare.

Inoltre, va sottolineato che la cessione del credito rimane in vigore per alcuni casi eccezionali, come gli interventi di efficientamento energetico e messa in sicurezza su immobili danneggiati dagli eventi sismici del 6 aprile 2009 e successivi al 24 agosto 2016.

Queste date limite quindi rappresentano un punto di non ritorno per i soggetti interessati, che hanno dovuto adottare tempestivamente le misure necessarie per conformarsi ai nuovi requisiti normativi. La mancata ottemperanza a tali disposizioni infatti comporta la perdita dell’opportunità di accedere a vantaggi fiscali importanti e influenti sulle decisioni di investimento e di ristrutturazione.

Ma lo stop alla cessione del credito, cosa significa veramente?

Di fatto, lo stop alla cessione del credito rappresenta una significativa svolta nel panorama normativo relativo agli incentivi fiscali per interventi di ristrutturazione edilizia ed efficientamento energetico. Con l’introduzione del decreto n. 39 del 29 marzo 2024, il governo ha ufficializzato un divieto retroattivo che impedisce a chi non ha ancora avviato i lavori edilizi o sostenuto le relative spese di usufruire dell’opzione dello sconto in fattura o della cessione del credito.

Quindi, coloro che non hanno aperto il cantiere o speso fondi per avviare i lavori edilizi non potranno più trasferire i vari bonus fiscali. Questa restrizione retroattiva ha introdotto un cambiamento significativo nelle dinamiche del settore, creando incertezza e preoccupazione tra le famiglie e le imprese che avevano programmato di beneficiare di tali incentivi.

La risposta dei professionisti del settore è stata rapida e critica: secondo Assistal, l’Associazione di Confindustria che riunisce le aziende operanti nei servizi di efficientamento energetico, il divieto mette a rischio i cantieri già avviati e gli obiettivi di efficientamento energetico voluti dal Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC).

Sebbene la necessità di salvaguardare i conti pubblici possa essere stata una motivazione per questa stretta, è evidente che essa ha conseguenze significative sull’industria edilizia e sull’efficienza energetica. La modifica in corso d’opera della normativa vigente ha creato confusione e ha bloccato gli interventi di riqualificazione in corso, richiedendo una valutazione attenta delle implicazioni a lungo termine per il settore e per gli utenti finali.