Bonus porte e finestre, torna nel 2024 l’incentivo al 75%. I nuovi requisiti

Il bonus barriere architettoniche al 75% potrebbe tornare a includere porte e finestre, infissi, serramenti e pavimenti nel corso del 2024

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Si sta valutando la possibilità di includere finestre, infissi, serramenti, porte e pavimenti nel bonus del 75% per la rimozione delle barriere architettoniche, anche se tale decisione è stata confermata solo parzialmente per il 2024. Ciò consentirebbe nuovamente, almeno per alcuni, la cessione del credito e lo sconto in fattura, garantendo al contempo la tutela di coloro che hanno avviato i lavori entro la fine del 2023. Inoltre, si sta prendendo in considerazione l’estensione di due mesi del Superbonus al 110%.

Questi sono i contenuti di diversi emendamenti, frutto di un accordo bipartisan sulla legge di conversione dell’ultimo decreto “Superbonus” datato 29 dicembre, che mirano a rivedere le restrizioni sui contributi edilizi imposte dal governo su indicazione del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti.

Quali interventi rientrano

Il principale ostacolo attuale è rappresentato dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef), che deve trovare risorse aggiuntive. Il Ministro Giorgetti si impegna a mantenere i saldi invariati per proteggere l’equilibrio dei conti pubblici. Secondo fonti di Fratelli d’Italia, almeno per quanto riguarda il bonus per la rimozione delle barriere architettoniche, si tratterebbe di una sfida finanziariamente gestibile e risolvibile. Il decreto Superbonus ha limitato l’accesso al bonus del 75% solo per interventi relativi a scale, rampe, ascensori, servoscala e piattaforme elevatrici.

Dal 1° gennaio, è stato abolito il meccanismo di cessione del credito e lo sconto in fattura, sostituendoli con la possibilità di ottenere una detrazione Irpef in cinque rate annuali entro il 31 dicembre 2025. Tuttavia, questa restrizione non si applica ai condomini e ai proprietari di villette con un Isee inferiore a 15.000 euro, né alle famiglie con membri disabili. Inoltre, non si applica a coloro che hanno presentato l’asseverazione tecnica prima del 29 dicembre, o a chi, nei casi in cui non sia richiesta, ha già avviato i lavori o effettuato un acconto.

A causa della pressione esercitata dalle associazioni di categoria (da FederlegnoArredo a Unicmi, da Cni a Anfit) e dell’opposizione, anche la maggioranza è orientata a preservare almeno i contratti già in corso.

Le possibili modifiche al superbonus

Martedì è previsto un incontro dedicato presso il Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef) tra alcuni parlamentari della maggioranza e il Ministro Giorgetti. L’obiettivo è quello di estendere la possibilità di ottenere benefici fiscali per tutti i tipi di interventi contro le barriere architettoniche, mantenendo lo sconto in fattura e la cessione del credito per le categorie già previste nel decreto. Tra le possibili opzioni per ridurre l’onere finanziario, si sta considerando l’estensione della detrazione a dieci anni, accompagnata da una riduzione al 50% dell’importo detraibile e l’obbligo, in ogni caso, di presentare un’asseverazione tecnica.

La situazione per il Superbonus appare più complessa. Dopo gli appelli dell’Ance per “salvare” 40.000 cantieri, che rappresentano un valore di 28 miliardi di euro, la proposta bipartisan suggerisce di concedere almeno ulteriori 60 giorni (con uno sconto al 110% o al 90%) a coloro che hanno completato il 70% dei lavori entro fine dicembre. Per superare le resistenze del Ministro Giorgetti, Fratelli d’Italia cerca una soluzione attraverso un escamotage: dare il tempo di registrare le spese sostenute entro il 31 dicembre 2023 con un’aliquota del 90% o del 110%, stabilendo una soglia di lavori completati negoziabile con il Mef. Successivamente, si propone di ridurre l’aliquota di sconto per i mesi rimanenti del 2024 dal 70% al 60%. Tuttavia, non è ancora chiaro se questa soluzione comporti una completa riduzione dei costi per le casse dello Stato.

In alternativa, si sta considerando almeno la concessione del 110% fino alla fine del 2025 per le famiglie colpite da alluvioni o con figli gravemente disabili. Oppure si potrebbe aumentare a 25.000 euro il tetto di reddito per ottenere il 110%, mantenendo questa opzione disponibile anche nel 2024 per coloro che hanno un reddito inferiore a quota 15.000 euro.