Stretta al Bonus Barriere Architettoniche, stop agli sconti dal prossimo anno

Con l’approvazione della Manovra, il governo ha rimosso la sostituzione infissi e serramenti e altri interventi dal bonus barriere architettoniche 2024

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Con l’arrivo del nuovo anno, viene revocata la possibilità di usufruire del Bonus Barriere Architettoniche 75% su vasta scala per sostituire infissi o ristrutturare il bagno. Con l’approvazione della Legge di Bilancio, il governo ha optato per un ritorno alle origini, mantenendo la detrazione solo per interventi relativi a scale, rampe, ascensori, servoscala e piattaforme elevatrici.

A partire dal 1° gennaio 2024, la detrazione è limitata esclusivamente agli interventi relativi a scale, rampe, e l’installazione di ascensori, servoscala e piattaforme elevatrici. Sebbene siano ancora ammessi interventi su tutti gli edifici e non solo quelli a destinazione residenziale, viene abolita la possibilità di beneficiare dell’agevolazione esclusivamente per gli interventi di automazione.

Niente più sconto, e cambia anche l’utilizzo del bonus

Lo sconto in fattura e la cessione del credito rimangono valide solo per interventi condominiali e per quelli nelle villette di proprietà di individui a basso reddito o con disabilità. Tuttavia, vengono preservati dalla restrizione i lavori in corso e quelli per i quali è stato concordato un preventivo e versato un acconto.

La detrazione fiscale è confermata, ma non sono ammessi sconti né cessioni del credito per i contribuenti soggetti all’Imposta sul Reddito delle Società (IRES). In sintesi, l’Agenzia delle Entrate aveva ampliato le possibilità, ma ora il governo riconferma l’interpretazione originaria, ripristinando l’obiettivo originario del bonus.

La detrazione al 75% per la rimozione delle barriere architettoniche è stata introdotta nella legge di Bilancio per il 2022, successivamente prorogata al 2025. L’obiettivo dichiarato durante i lavori parlamentari era facilitare l’installazione di ascensori nei condomini e nelle villette, offrendo una detrazione più elevata rispetto a quella standard del 50%, al fine di promuovere la mobilità.

Il testo di legge ha pertanto agevolato gli interventi sugli “edifici”, stabilendo tetti di spesa differenziati in base al numero di unità immobiliari presenti nell’edificio stesso. La detrazione è stata estesa anche alle spese relative all’automazione e allo smaltimento dei vecchi impianti. La differenziazione dei tetti di spesa riflette questa interpretazione: un importo massimo detraibile di 50.000 euro per gli edifici unifamiliari o le unità immobiliari funzionalmente autonome; 40.000 euro moltiplicati per il numero delle unità immobiliari da due a otto per gli edifici composti da due a otto unità immobiliari; 30.000 euro moltiplicati per il numero delle unità immobiliari per gli edifici con più di otto unità immobiliari.

Come sarà il bonus dopo l’intervento dell’Agenzia delle Entrate

Inizialmente, la lettura del testo di legge sembrava orientata a limitare l’agevolazione al superamento delle barriere architettoniche, intese principalmente come scale e altri dislivelli, e ai lavori sulle parti comuni o sugli edifici indipendenti, escludendo interventi nei singoli appartamenti. Questa interpretazione era prevalente almeno nei primi mesi del 2022.

Tuttavia, in modo inaspettato, a settembre di quell’anno, l’Agenzia delle Entrate ha risposto ad un interpello offrendo un’interpretazione estensiva, estendendo il bonus al 75% anche per il rifacimento di bagni e infissi. Inoltre, è stata introdotta la possibilità di utilizzare due tetti di spesa, uno per eventuali interventi condominiali e l’altro per lavori all’interno degli appartamenti, con una detrazione massima di 50.000 euro, equiparandoli alle villette.

Questo approccio è stato esteso anche ai lavori su edifici non a destinazione residenziale, consentendo la detrazione anche per i soggetti IRES, ad esempio per l’installazione di un ascensore in un capannone adibito a showroom. Nel corso del 2023, il Bonus Barriere è diventato molto popolare, in parte perché era l’unica agevolazione risparmiata dal blocco delle opzioni di cessione e sconto attivato a febbraio di quell’anno.

Questo improvviso aumento di richieste ha attirato l’attenzione e ha portato a un’interrogazione parlamentare che sollevava il rischio di abusi. Ora, il governo ha deciso di porre fine a questa situazione.

Salvi i lavori in corso e i contratti con acconti già versati

Sebbene siano ancora ammessi interventi su tutti gli edifici e non solo quelli a destinazione residenziale, viene abolita la possibilità di beneficiare dell’agevolazione esclusivamente per gli interventi di automazione.

Da gennaio 2024, per quanto riguarda lo sconto in fattura e la cessione del credito, sarà possibile optare solo per gli interventi sulle parti comuni di edifici residenziali o nelle villette, a condizione che il proprietario abbia un reddito di riferimento non superiore a 15.000 euro, oppure che nel nucleo familiare sia presente una persona con disabilità.

Il decreto salva dall’ulteriore restrizione su sconto e cessione solo gli interventi per i quali, prima dell’entrata in vigore del decreto,:

  • sia stata presentata la richiesta del titolo abilitativo, se necessario
  • i lavori siano già iniziati nel caso di edilizia libera
  • i lavori non siano iniziati, sia stato stipulato un accordo vincolante tra le parti per la fornitura dei beni e dei servizi oggetto dei lavori e sia stato versato un acconto sul prezzo.

È importante notare che la semplice accettazione di un preventivo non è sufficiente.

In tutti i casi è obbligatorio pagare con il bonifico parlante e avere l’asseverazione del rispetto dei requisiti del D.M. 236/1989, che stabilisce le regole per gli interventi conformi alla legge di abbattimento delle barriere architettoniche.

Le lamentele: come la stretta del bonus penalizza le famiglie italiane

Questo bonus rivisitato restringe notevolmente la possibilità delle famiglie di usufruire del credito d’imposta al 75% per abbattere le barriere architettoniche, rappresentando così una significativa limitazione considerando l’importanza di affrontare il problema delle barriere architettoniche in Italia, un tema ancora molto rilevante e con i comuni che sono spesso in ritardo rispetto alle norme previste in Europa. La riduzione delle opportunità di agevolazioni fiscali potrebbe avere un impatto sulle famiglie e sul progresso nell’eliminazione delle barriere architettoniche nel paese.

La modifica apportata, giunta inaspettatamente alla fine dell’anno, sostanzialmente cancella la prospettiva di interventi programmati sia per nuclei familiari che per imprese. Il divieto di utilizzare il bonus da parte delle società colpisce centri commerciali, ristoranti, hotel e altre aziende, impedendo loro di beneficiare dello sconto. Sorprendentemente, la restrizione si estende anche a gran parte delle famiglie.

La norma specifica che, d’ora in poi, potranno usufruire del credito d’imposta al 75% solo coloro che sono in possesso del certificato di invalidità civile (art. 104), quindi persone con disabilità gravi, o coloro che hanno un reddito di riferimento non superiore a 15.000 euro. Inoltre, viene abrogata la disposizione che, secondo la normativa in vigore, includeva nel beneficio gli interventi relativi all’automazione di specifiche tipologie di impianto, come porte automatiche, tapparelle e saracinesche motorizzate, imposte e persiane automatiche.

La ex viceministra dell’Economia, Laura Castelli, attualmente portavoce di Sud con Nord, denuncia la cancellazione di una misura innovativa che rappresentava un miglioramento sia in termini di sostenibilità che di etica e diritti per una categoria di individui fragili, in particolare i 13 milioni di disabili, di cui tre milioni sono anziani con più di 75 anni.