Avvisi bonari dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione: raddoppiano i termini per i cittadini

Avvisi bonari, si cambia: dal 2025 aumentano i termini per il saldo, per le rate e per fornire chiarimenti all'Agenzia delle Entrate-Riscossione

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Il governo Meloni modifica la disciplina degli avvisi bonari inviati ai cittadini dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione, andando a cambiarne le tempistiche. Si tratta di una delle novità introdotte dal decreto approvato in Consiglio dei Ministri il 5 agosto. In sintesi, per dare corpo a quell’idea del “Fisco amico” dei cittadini annunciato da Giorgia Meloni in campagna elettorale, l’esecutivo ha esteso le tempistiche utili per risolvere le nascenti controversie fiscali. Le novità riguardano gli avvisi bonari elaborati a partire dall’1 gennaio 2025.

Cosa sono gli avvisi bonari

Gli avvisi bonari sono raccomandate inviate dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione (la vecchia Equitalia) al contribuente. Tali avvisi servono a informare il cittadino che in seguito a un controllo sulla sua posizione fiscale e reddituale è emersa una anomalia. Gli avvisi bonari sono un caposaldo della trasparenza della pubblica amministrazione e della partecipazione al procedimento amministrativo. Il cittadino non è più visto come un soggetto passivo, ma come un partner dell’amministrazione pubblica nella risoluzione delle controversie.

L’avviso bonario è la prima forma di comunicazione avviata dall’Agenzia per permettere al contribuente di regolarizzare la propria posizione versando la somma a debito (anche a rate) affrontando una sanzione ridotta nella misura del 30% rispetto a quanto altrimenti dovuto.

Come funziona oggi

Al momento il contribuente ha a disposizione dai 30 ai 60 giorni per rispondere alla comunicazione bonaria, qualora si decida di rateizzare. La prima rata va versata entro il termine dei 30 giorni dal momento della consegna della raccomandata. E sempre entro il termine di 30 giorni il contribuente ha la possibilità di aprire un dialogo con l’Agenzia delle Entrate-Riscossione per far valere le proprie ragioni e dimostrare l’infondatezza della contestazione. L’onere della prova è sempre a carico del cittadino.

Cosa cambia per i cittadini dal 2025

Le modifiche sono state introdotte dall’articolo 3 del decreto legislativo n. 108/2024, che è andato a modificare il Dlgs n. 463/1997.

Il decreto va ad allungare i termini degli avvisi bonari in favore dei contribuenti, secondo queste modalità:

  • i termini per il pagamento di quanto contenuto negli avvisi bonari viene esteso da 30 a 60 giorni;
  • le comunicazioni ricevute dall’intermediario hanno un termine di 90 giorni per il pagamento;
  • il termine per fornire chiarimenti all’Agenzia viene esteso da 30 a 60 giorni;
  • in caso si scelga di rateizzare, viene esteso a 60 giorni il termine per effettuare il versamento della prima rata.

Il governo ha allungato le tempistiche, ma l’onere della prova rimane sempre a carico del cittadino.

Ma c’è anche un’altra novità: con il Decreto Riscossione le cartelle esattoriali si pagheranno in 10 anni o verranno stralciate.

L’allungamento delle tempistiche gioca a favore, in particolare, delle partite Iva che non possono contare su uno stipendio fisso mensile come i lavoratori dipendenti ma che incassano gli emolumenti dopo diversi mesi da quando hanno emesso la fattura. A tale proposito, un report effettuato nel 2023 dal Cerved ha evidenziato come il ritardo nel pagamento delle fatture sia aumentato negli ultimi tempi a causa della situazione economica meno favorevole.