Ucraina, Macron convoca a Parigi l’Europa esclusa dai piani di Trump: ma dietro c’è altro

Il summit tra i maggiori leader Ue segue la Conferenza di Monaco, in cui Vance e Kellogg hanno rilasciato dichiarazioni preoccupanti. L'America di Trump vuole delegare all'Europa il peso del supporto all'Ucraina senza però farla partecipare ai negoziati con la Russia

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Maurizio Perriello

Giornalista politico-economico

Giornalista e divulgatore esperto di geopolitica, guerra e tematiche ambientali. Collabora con testate nazionali e realtà accademiche.

Pubblicato: 17 Febbraio 2025 12:00

Come avevamo ampiamente anticipato, Ucraina e Unione europea sono le parti scontente degli imminenti negoziati tra Stati Uniti e Russia. Subiranno le decisioni, senza poter avere reale voce in capitolo. Una circostanza inevitabile e normalissima, visto che i Paesi europei sono province dell’impero americano.

La conferenza di Monaco sulla Sicurezza ha però fatto scalpore e risvegliato dal torpore quegli europei che si illudevano di avere una qualche autonomia strategica. Incluso Macron, che ha subito convocato un summit a Parigi per chiamare a raccolta i leader Ue preoccupati per l’approccio unilaterale dell’amministrazione Trump nel porre fine al conflitto russo-ucraino. Ma dietro la convocazione si nascondono le reali ambizioni della Francia, più che un moto d’orgoglio comunitario.

Macron e i leader Ue reagiscono alla politica di Trump

Alla Conferenza di Monaco, Donald Trump ha lasciato di stucco gli alleati europei della Nato e dell’Ucraina annunciando di aver telefonato a Vladimir Putin senza consultarli. Non solo: ha candidamente affermato di voler avviare negoziati per un armistizio (che non sarà mai pace) in maniera unilaterale, senza altri invitati nella stanza. Ci ha pensato l’inviato speciale di Trump in Ucraina, Keith Kellogg, a fugare ogni dubbio: l’Ue non avrebbe partecipato con una delegazione ufficiale alle trattative belliche, nonostante Washington avesse inviato un questionario alle cancellerie europee per chiedere quale contributo avrebbero potuto dare alle garanzie di sicurezza dell’Ucraina. E a poco sono valse le retoriche rassicurazioni del Segretario di Stato americano, Marco Rubio, il quale ha dichiarato che Kiev e Bruxelles saranno coinvolti nel processo di pace.

La postura di Trump è chiara sui negoziati tra Usa e Russia: Washington vuole che gli Stati europei si sobbarchino il peso di sostenere l’Ucraina e proteggere loro stessi, seppur sotto l’ombrello statunitense della Nato. Gli americani vogliono guardare al loro interno, almeno per un po’. E gli apparati statunitensi, cioè i veri decisori (altro che il presidente), sono d’accordo nel lasciar fare a Trump finché non verranno congelati i due conflitti in corso oltreoceano. Come in ogni occasione in cui il vuoto degli Usa in Europa si manifesta, la Francia alza la testa. Emmanuel Macron si propone alla guida del continente, come nel caso del (vuoto) dibattito sulla Difesa comune, e organizza in fretta e furia un vertice ovviamente nella sua Parigi. Sicuro che all’appello risponderanno tutti i leader più influenti o, meglio, quelli che prima lo erano molto di più e vorrebbero tornare a contare. Olaf Scholz in testa.

E dunque ecco sfilare anche i nuovi baluardi della sicurezza europea, il premier polacco Donald Tusk e il segretario generale della Nato Mark Rutte, oltre alla premier Giorgia Meloni e alla numero uno della Commissione europea, Ursula von der Leyen. E anche il primo ministro britannico Keir Starmer, che da parte sua non vuole abdicare al ruolo di principale piattaforma della proiezione statunitense in Europa.

Il summit di Parigi nasconde le vere intenzioni della Francia

Il vertice organizzato da Macron a Parigi ha dunque poco a che fare con i negoziati per l’Ucraina. Dato che l’Ue nella sua interezza non potrà parteciparvi in via ufficiale, inutile tentare di elemosinare peso geopolitico ai piedi dell’egemone americano. Ma agitare le acque di un’Europa divisa e in cerca di identità potrebbe fare il gioco della Francia. Indebolita dalla perdita dell’Africa francofona, avvicinatasi alla propaganda anti-occidentale russa e cinese, Parigi tenta di porsi alla guida dell’Ue del futuro. Una Ue che appare sempre più spaccata tra fronte baltico-polacco anti-russo e un mosaico di Paesi che tutto sommato a Mosca non vogliono chiudere porte e finestre.

Anche sul versante dell’intelligenza artificiale, come dimostra il vertice organizzato la settimana scorsa. Forte della produzione energetica nazionale garantita dalle centrali nucleari, la Francia si propone anche come Paese di riferimento anche per la rivoluzione tecnologica europea. Anche in questo caso in polemica con gli Stati Uniti, che invece vogliono che le strategiche questioni digitali e dei dati restassero una loro indiscussa prerogativa. E infatti né Washington né Londra hanno firmato il memorandum proposto da Macron al termine del summit. Consapevoli dell’appeal che i data center francesi esercitano su Cina e Paesi arabi del Golfo.

Macron farà leva sull’approccio di Trump alla guerra in Ucraina per rispolverare il progetto di un’Unione europea militarmente autonoma da Washington. Progetto infattibile, senza che si scateni la rappresaglia statunitense, forte di migliaia di soldati stanziati nelle nostre nazioni. Ma non importa, questo è ancora il tempo della propaganda che precede la tregua. Del resto, già nel 2019, durante la prima presidenza Trump, il Capo dello Stato francese aveva definito la Nato in stato di “morte cerebrale”, rilanciando il medesimo progetto di egemonia continentale. Ci proverà anche stavolta, ma come allora non avrà il successo auspicato.