Ucraina, chi e quali settori si stanno arricchendo con la guerra

L'industria delle armi ha giovato, e non poco, del conflitto in Ucraina: la corsa agli armamenti ha generato utili importanti per le società

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Maurizio Perriello

Giornalista politico-economico

Giornalista e divulgatore esperto di geopolitica, guerra e tematiche ambientali. Collabora con testate nazionali e realtà accademiche.

La guerra in Ucraina va avanti ormai da tre mesi e non sembrerebbe esserci ancora all’orizzonte una soluzione per deporre le armi. Dal 24 febbraio scorso, quando la Russia ha invaso il territorio ucraino dando il via al conflitto, la macchina bellica non si è fermata mai per un momento e a sorridere, in uno scenario apocalittico e di pericolo per tutta Europa, è il settore della guerra che giorno dopo giorno si è arricchito sempre più.

Guerra, a chi conviene e perché

Con lo scoppio della guerra in Ucraina, infatti, sono stati diversi i Paesi che hanno deciso di correre ai ripari per non farsi trovare impreparati nel caso in cui il conflitto si dovesse espandere. Lo sconvolgimento globale e le notizie in arrivo dall’Ucraina, con Vladimir Putin che ha più volte minacciato l’utilizzo delle armi nucleari, hanno infatti portato numerose società attive nell’industria bellica a forti rialzi nel mercato.

Tra produzione ed esportazioni, ma anche importanti investimenti pubblici nella difesa, tanti sono stati i miliardi a muoversi negli ultimi tre mesi. Il boom di richieste di armi, infatti, non ha fatto altro che far arricchire le industrie che le producono.

Chi si è arricchito con la guerra

Tra America ed Europa sono molte le aziende attive nella produzione degli armamenti ad aver giovato dalla situazione bellica in Ucraina. La paura e la corsa al rifornimento, infatti, ha portato alcune società a quadruplicare i guadagni.

Tra chi si è arricchito di più in questo periodo c’è di certo l’americana Lockeed Martin Corporation, conosciuta soprattutto per la produzione di jet F-35 e per il sistema di difesa missilistica Patriot utilizzato dalla Nato. Sempre dagli Usa c’è un’altra azienda che ha saputo sfruttare il momento: la Nortrop Grumman che produce droni di attacco e sorveglianza.

In Europa sorridono la tedesca Rheinmetall AG, che ha guadagnato il 39% in più in borsa nell’ultimo periodo, ma anche l’italiana Leonardo Finmeccanica, leader nella produzione di aerei e vari componenti aeronautici che di recente è stata coinvolta in rumors su vendita di armi alla Colombia.

Attacchi hacker, anche la cyber security ci guadagna

A guadagnare, però, non sono solo le società che danno mezzi per attaccare o difendersi dal fuoco nemico, ma anche quelle che operano silenziosamente dietro i pc. Un chiaro esempio è quanto successo nelle ultime settimane con gli attacchi hacker pilotati e sventati dai servizi dell’intelligence, ma anche tutti quelli dichiarati contro la Russia e andati a buon fine da parte di Anonymous (che negli ultimi mesi è stato protagonista in questo campo).

Per far sì che ciò fosse possibile sono arrivati investimenti milionari sulla sicurezza informatica, con la cyber security che vede aziende di spicco come l’EFT Global X Cybersecurity il cui valore da inizio guerra è aumentato del 10%.

Gli investimenti di questo tipo, ha sottolineato anche la nota banca d’affari Morgan Stanley, sono sempre più in crescita per arginare un nuovo fronte di conflitto per la guerra che in futuro potrebbero prendere sempre più una svolta “cyber” con gli hacker sempre pronti a rivoltare i sistemi di attacco e difesa delle parti coinvolte sul campo di battaglia.