Ucraina e Europa tremano: le cause della guerra con la Russia e cosa può succedere

La crisi ucraina non è stata improvvisa, ma dura da anni. Ecco come siamo arrivati fino a qui e quali sono i possibili scenari

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Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

Oltre 13mila il numero stimato di vittime, 1,5 milioni quello degli sfollati interni, che potrebbero presto diventare profughi in fuga verso i Paesi europei, Italia compresa. Per quanto se ne sia parlato poco prima di questi ultimi giorni, la crisi ucraina non è stata improvvisa, ma dura da anni. Una crisi che rappresenta un punto di rottura di un ingranaggio geopolitico farraginoso molto più complesso e mai sciolto: la frattura dell’ordine mondiale post-1945, ’71, ’78 e ’91. Anni chiave per il sistema internazionale. Ma cerchiamo di capire meglio cosa sta succedendo.

La guerra in Ucraina è scoppiata nel 2014, e nonostante una situazione di relativo stallo, bombardamenti lungo il confine, “esercitazioni” militari e violenze si verificano regolarmente.

L’ultima escalation di terrore è iniziata nella primavera del 2021. Nell’ottobre dello scorso anno la Russia ha iniziato a mobilitare truppe ed equipaggiamento militare vicino al confine con l’Ucraina, riaccendendo le preoccupazioni per una potenziale invasione. Ma vediamo di fare un passo indietro e di capire come siamo arrivati a oggi (qui perché l’Ucraina è così importante e quali conseguenze economiche di una nuova guerra).

Come siamo arrivati fino a qui: quando è scoppiata la crisi ucraina e perché

Da quando ha ottenuto l’indipendenza dopo lo scioglimento dell’Unione Sovietica nel 1991, l’Ucraina ha perso la sua identità russa e ha stretto profondi legami con l’Occidente.

La crisi in Ucraina è iniziata, di fatto, con le proteste nella capitale Kiev nel novembre 2013 contro la decisione del presidente ucraino Viktor Yanukovich di rifiutare un accordo per una maggiore integrazione economica con l’Unione europea. Dopo che una violenta repressione da parte delle forze di sicurezza dello stato ha attirato involontariamente un numero ancora maggiore di manifestanti e intensificato il conflitto, il presidente Yanukovich è riuscito a fuggire dal Paese nel febbraio 2014.

Un mese dopo, le truppe russe hanno preso il controllo della regione ucraina della Crimea, prima di annettere formalmente la penisola dopo che la regione aveva votato per aderire alla Federazione Russa in un referendum locale molto controverso. Il presidente russo Vladimir Putin ha detto subito che avrebbe protetto i diritti dei cittadini russi e di lingua russa in Crimea e nel sud-est dell’Ucraina.

La crisi ha acuito le divisioni etniche e due mesi dopo i separatisti filo-russi nelle regioni di Donetsk e Luhansk dell’Ucraina orientale hanno tenuto un referendum per dichiarare l’indipendenza dall’Ucraina.

Come riportato in un’analisi del Council on Foreign Relations, si stima che la violenza nell’Ucraina orientale tra le forze separatiste sostenute dalla Russia e l’esercito ucraino abbia ucciso più di 10.300 persone e ne abbia ferite quasi 24mila dall’aprile 2014.

A luglio di quell’anno la situazione in Ucraina è degenerata in una crisi internazionale e ha messo ancora una volta in contrasto gli Stati Uniti e l’Unione Europea con la Russia quando un volo della Malaysian Airlines è stato abbattuto nello spazio aereo ucraino, uccidendo tutti i 298 passeggeri a bordo.

Gli investigatori olandesi sull’incidente aereo hanno concluso nell’ottobre 2015 che l’aereo era stato abbattuto da un missile terra-aria di costruzione russa. Un anno dopo hanno affermato che il sistema missilistico era stato fornito dalla Russia, poi spostato nell’Ucraina orientale e poi di nuovo in territorio russo in seguito all’abbattimento dell’aereo.

Da febbraio 2015, Francia, Germania, Russia e Ucraina hanno tentato di mediare la cessazione della violenza attraverso gli Accordi di Minsk, che prevede il cessate il fuoco, il ritiro delle armi pesanti e il pieno controllo del governo ucraino in tutta la zona di conflitto. Ma la diplomazia non ha funzionato.

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La nuova escalation del 2021

Le immagini dei satelliti di novembre e dicembre 2021 hanno mostrato armamenti, missili e altre armi pesanti in movimento verso l’Ucraina senza alcuna spiegazione ufficiale. A dicembre, più di 100mila soldati erano dispiegati vicino al confine con la Russia. Le immagini satellitari hanno mostrato il più grande dispiegamento di truppe russe al confine con la Bielorussia dalla fine della Guerra Fredda.

Gli Usa, dalla loro, hanno pompato la campagna mediatica affermando che la Russia avrebbe potuto pianificare un’invasione dell’Ucraina a inizio 2022.

A metà dicembre 2021, il ministero degli Esteri russo ha avanzato una serie di richieste che includevano il divieto all’Ucraina di entrare nella NATO e una riduzione delle truppe e dell’equipaggiamento militare della NATO in Europa orientale, fino al loro ritiro. Gli Stati Uniti e altri alleati hanno respinto le richieste e avvertito Putin di ritorsioni in caso di invasione dell’Ucraina, comprese pesanti sanzioni economiche.

All’inizio di febbraio, Biden ha dispiegato 3mila soldati statunitensi nei Paesi confinanti della NATO, Polonia e Romania. L’amministrazione Biden ha affermato che il dispiegamento è temporaneo e che le truppe statunitensi non entreranno in Ucraina. Anche se Putin ha detto di essere disposto al dialogo, Kiev sostiene di essere stata avvisata di un attacco in programma mercoledì 16 febbraio.

Cosa può succedere adesso: i possibili scenari diplomatici

Il conflitto in Ucraina rischia un ulteriore deterioramento delle relazioni USA-Russia e un’escalation potenzialmente dirompente se la Russia espandesse la sua presenza in Ucraina o nei paesi della NATO. Ovvio che un intervento di Vladimir Putin in Ucraina o in un qualunque Paese della NATO farebbe scattare una reazione durissima da parte americana/occidentale.

Al di là dei nuovi venti di Guerra Fredda, il nuovo conflitto in Ucraina ha acuito le tensioni nelle relazioni della Russia con l’Europa, complicando le prospettive di cooperazione su altri fronti, come sul terrorismo, il controllo degli armamenti e una soluzione politica in Siria, in cui giocano un ruolo essenziale in primis gli Usa stessi.

Se la Russia dovesse davvero invadere l’Ucraina, il costo economico sarebbe gravissimo e quello umanitario devastante. Rischiamo davvero una Terza guerra mondiale? Non è da escludere, anche se è più probabile una soluzione a metà, “mediaticamente” meno violenta.

La domanda a questo punto è se esista una via d’uscita diplomatica, pacifica e duratura. Ecco i possibili scenari, secondo un’analisi della Bbc, nel caso in cui si evitasse la guerra aperta.

L’Occidente potrebbe convincere Putin a fare marcia indietro

In questo scenario, le potenze occidentali dissuaderebbero il presidente russo Vladimir Putin, convincendolo che i costi supererebbero di gran lunga i benefici. Le vittime umane, le sanzioni economiche e il contraccolpo diplomatico sarebbero così grandi da convincere Putin a non imbarcarsi in una lunga e costosissima guerra. Ovvio che in questo caso l’Occidente dovrebbe almeno consentire a Putin di rivendicare una vittoria diplomatica, facendolo passare per un leader pacifico.

NATO e Russia potrebbero concordare un nuovo accordo sulla sicurezza

Le potenze occidentali hanno chiarito che non scenderanno a compromessi sui principi fondamentali, come la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina e il diritto di chiedere l’adesione alla NATO. Ma gli Stati Uniti e la NATO hanno accettato che si possa trovare un terreno comune su questioni di sicurezza europee più ampie. Ad esempio, potrebbero esserci una ripresa degli accordi scaduti sul controllo degli armamenti per ridurre il numero di missili da entrambe le parti e maggiore cooperazione.

Ucraina e Russia potrebbero rilanciare gli Accordi di Minsk

Potrebbe essere rispolverato il pacchetto di accordi negoziato nel 2014 e nel 2015 nella capitale bielorussa, Minsk, miseramente fallito. Il presidente francese Emmanuel Macron ha affermato che Minsk è “l’unico percorso che ci consente di costruire la pace”. Ma si tratta di una soluzione molto difficile da accettare per Putin.

L’Ucraina potrebbe diventare neutrale, come la Finlandia

L’Ucraina potrebbe essere persuasa ad adottare una sorta di neutralità, come fece la Finlandia durante la Guerra Fredda. Dunque, Kiev potrebbe restare uno stato indipendente, sovrano e democratico e soprattuto fuori dalla NATO. Ma probabilmente questa “neutralità” si trasformerebbe presto in un’eccessiva influenza russa.

L’attuale situazione di stallo potrebbe diventare lo status quo

Potrebbe essere anche possibile che l’attuale confronto si protragga, ma diminuisca di intensità nel tempo. La Russia potrebbe lentamente ritirare le sue truppe, ma continuando a sostenere le forze ribelli nel Donbas. E nel frattempo, la politica e l’economia dell’Ucraina continuerebbero a essere sottoposte al gioco russo. A sua volta, l’Occidente manterrebbe una presenza NATO in Europa orientale.

Sembra andare in questa direzione l’annuncio russo, martedì 15 febbraio, del ritiro di parte delle truppe schierate vicino al confine con l’Ucraina, dopo aver completato le “manovre” che i reparti stavano effettuando nell’area. Il ritiro delle truppe russe dal confine con l’Ucraina era “programmato e non dipende dall’isteria dell’Occidente”, ha dichiarato il ministro degli Esteri di Mosca Sergei Lavrov.