I calciobalilla e i ping pong saranno vietati? Cosa sappiamo

Per effetto di un decreto "risvegliato", cambiano le regole per i giochi a gettoni, con costi e impegni burocratici da assolvere. I balneari sono già sul piede di guerra, ma la norma non è chiarissima

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Pierpaolo Molinengo

Giornalista economico-finanziario

Giornalista specializzato in fisco, tasse ed economia. Muove i primi passi nel mondo immobiliare, nel occupandosi di norme e tributi, per poi appassionarsi di fisco, diritto, economia e finanza.

Il settore dei giochi presenti negli esercizi pubblici subisce uno scossone che potrebbe rivelarsi “indigesto” per titolari e appassionati. L’Agenzia delle Accise, delle Dogane e dei Monopoli prepara un giro di vite sui cosiddetti biliardini, su ping pong e flipper, anche se gratuiti.

Una situazione che si delinea particolarmente preoccupante per gli stabilimenti balneari, che infatti sono scesi sul piede di guerra. Ma che non risparmierebbe neanche oratori e associazioni no profit.

Autorizzazioni e multe: cosa cambia

L’obiettivo di partenza delle autorità era quello di distinguere i giochi che non prevedono vincite in denaro e quelli che non le prevedono. Il decreto n. 65 del 18 maggio 2021 stabilisce però che siano sottoposti a certificazione anche esempi come calciobalilla, carambola, biliardo, flipper, freccette e addirittura dondolanti per bambini. Giochi per i quali si deve versare l’imposta sugli intrattenimenti (Isi), che si applica ai giochi a pagamento con vincita. Tradotto: vengono equiparati a videopoker e slot machine.

Per poter mantenere questi giochi all’interno dell’attività occorrerà dunque mettersi in regola con la burocrazia, procurandosi un certificato, un nulla osta e pagando l’imposta sugli intrattenimenti. La certificazione ha lo scopo di escludere i giochi “azionati a gettone” dalla casistica e dalle regole del gioco d’azzardo, dimostrando che non prevedono alcuna vincita in denaro.

Per mettere in esercizio le postazioni di calciobalilla, i tavoli da ping pong e i flipper bisognerà dunque attendere l’autorizzazione. Per chi trasgredisce, le conseguenze non saranno leggere: per ogni biliardino fuori regola la sanzione sarà di 4mila euro. La tassa da versare ammonta invece all’8% dell’imponibile medio forfettario oltre al limite Iva. Il nulla osta di messa in esercizio spetta al proprietario del gioco, che spesso è il gestore o titolare dell’attività nel caso di biliardo, ping pong e calciobalilla.

Una norma non chiara

Se da un lato le prime multe sono già scattate, dall’altro ci sono titolari di lidi (soprattutto in Toscana) che hanno deciso la linea drastica: far sparire dalle proprie attività ogni tipo di intrattenimento citato nel decreto.

Resta però il fatto che la norma non è molto chiara e produce di conseguenze difficoltà di interpretazione e di applicazione. Motivo che ha spinto la senatrice di Forza Italia Maria Paola Binetti ad avanzare un’interrogazione sul tema. “Invece di colpire il gioco d’azzardo, si punisce il gioco di puro intrattenimento, disincentivando l’attività ludica sana e di aggregazione sia per giovani e meno giovani”.

La reazione dei balneari

“Siamo alla pura follia”, commenta senza remore il presidente del sindacato balneari Antonio Capacchione. “Queste segnalazioni andavano effettuate entro il 15 giugno 2022. Così il biliardino è come il videopoker: non ho parole, altro che semplificazioni burocratiche e fiscali. Siamo alla vessazione, siamo all’assurdo”.

La replica dell’Agenzia delle Dogane

Da parte sua il direttore dell’Agenzia delle Dogane, Marcello Minenna, cerca di liberare il campo dall’incertezza e afferma che l’imposta “della discordia” esiste da 20 anni e che “niente è cambiato nella regolamentazione”. Anzi, “per poter usare il calcio balilla ora basta un’autocertificazione”. L’imposta coincide con una quota mensile fissa di “una decina di euro”.

Minenna sottolinea inoltre che “non è stato dato mandato agli uffici ispettivi di effettuare verifiche perché siamo in un periodo transitorio”. L’Agenzia si sarebbe dunque limitata a semplificare un obbligo di legge del 2012 “in una semplicissima autocertificazione”. La norma è entrata in vigore in seguito al lockdown imposto dal Covid: “Era dormiente e ora è diventata operativa”.