Anonymous attacca la Russia: chi c’è dietro gli hacker e come agisce

La guerra in Ucraina si combatte anche attraverso il web, con il gruppo di hacker più famoso del mondo e le potenze che schierano esperti di informatica

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Redazione

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Chi pensava che i conflitti del terzo millennio si sarebbero spostati nello spazio e nel cyberspazio, o magari nel metaverso, si sbagliava. Vladimir Putin, con quella che continua a definire “operazione militare speciale” in Ucraina, ha mostrato al mondo che l’Occidente e l’Europa non sono immuni dagli orrori della guerra tradizionale, con le bombe sulle città e i profughi in fuga verso lidi sicuri. Tuttavia, oltre ai missili e ai carri armati, oggi si combatte anche attraverso la rete.

Il sogno del villaggio globale e di una rete portatrice di pace si è realizzato solo a metà, vista la violenza che regna nei meandri dei social network e dei blog, tra fake news e propaganda pilotata da partiti e gruppi di pressione. Ora comunque, come previsto decenni fa, siamo iperconnessi e dipendenti da internet.

Le istituzioni nazionali e sovranazionali puntano alla digitalizzazione completa, e ormai è nel cloud la vera sede di Governi e Ministeri, organizzazioni ed enti. E sono online i database finanziari e commerciali che regolano l’economia mondiale e la sanità. Addirittura sul web viaggiano dossier segreti, bozze di decreti e norme, piani di guerra.

Chi c’è dietro Anonymous e come opera il gruppo di hacktivist

In questo scenario così variegato opera Anonymous, un collettivo di attivisti e hacker, o hacktivist, che ha come principi fondanti la difesa delle libertà di pensiero e di espressione. Il simbolo del gruppo è la maschera di Guy Fawkes, tornata di moda grazie al fumetto e al film V per Vendetta e di cui si sono impossessati tanti movimenti nati in rete, compreso il M5s di Beppe Grillo.

Anonymous, lo dice il nome stesso, non ha un’identità precisa. In realtà chiunque può farne parte, a patto di averne le capacità tecniche e informatiche e di seguire i valori che hanno portato alla sua nascita. Non esiste, almeno ufficialmente, un vero organigramma. Gli hacktivisti senza volto di tutto il mondo si attivano grazie ad appelli sul web e il dark web, su social network, board come 4chan e forum.

Gli emuli dell’antieroe V si incontrano nelle piazze virtuali per decidere man mano gli obiettivi da silurare, bloccando siti e servizi online, in generale connettendosi contemporaneamente allo stesso server, saturandolo con la tecnica del Ddos. Altre volte gli attacchi prevedono la manomissione delle pagine dei blog e degli account social.

Anonymous e i rapporti ambivalenti con le forze di polizia

Ma i membri di Anonymous, negli anni, sono riusciti anche a entrare nei media tradizionali, come la tv, e hanno contribuito a risolvere casi internazionali e inchieste, aiutando la polizia, o fatto emergere da internet documenti bollenti sulla classe dirigente dei vari Paesi.

Le attività di Anonymous sono spesso illegali. Le forze dell’ordine e i servizi segreti di tutto il mondo sono spesso riusciti a risalire ad alcuni hacktivist, a volte minorenni. In Italia diverse persone sono state denunciate nel corso del tempo per i reati di accesso abusivo e attacco ai sistemi informatici, spesso di infrastrutture critiche, e il loro danneggiamento, interruzione di pubblico servizio.

A tutti gli effetti, nonostante spesso siano acclamati come eroi dal popolo del web e possano contare su una nutrita schiera di ammiratori, anche dai nomi altisonanti, gli attivisti di Anonymous sono trattati dalle autorità come membri di un’organizzazione terroristica, con cellule sparse in tutto il mondo

Anonymous continua ad attaccare la Russia: cos’è OpRussia

In questi giorni si torna a parlare di Anonymous per il coinvolgimento del movimento nella guerra tra Russia e Ucraina. L’operazione contro Mosca, definita OpRussia, prevede cyber attacchi continui a siti istituzionali e commerciali del Paese guidato da Vladimir Putin. A oggi sono oltre 2 mila i domini che sono stati colpiti dagli hacktivist, ma è difficile capire quanti di questi facciano effettivamente parte del progetto contro il Cremlino e quanti invece siano stati realizzati da mine vaganti e rivendicati da Anonymous.

Con OpRussia i militanti hanno mandato offline il sito del Governo e del Ministero della Difesa di Mosca e dell’agenzia spaziale Roscomos, diffondendone i database. E hanno anche pubblicato la mappa delle operazioni per l’invasione dell’Ucraina, mostrando al mondo che l’attacco era stato deciso già lo scorso 18 gennaio.

Anonymous ha anche attaccato i siti dei colossi energetici Gazprom e Lukoil, oltre ad aver reso irraggiungibili le testate e le agenzie di stampa di Mosca, ree di aver diffuso fake news, propaganda di regime e nascosto gli orrori della guerra che si sta consumando nello stato vicino.

Tutti gli attacchi, comunque, sono stati sventati e risolti nel giro di poco tempo, a volte poche ore, da parte degli informatici russi. E proprio per questo ci si interroga sull’efficacia dell’azione degli hacktivist, che a volte viene bollata con uno shakespeariano “tanto rumore per nulla”.

Se è vero che Anonymous può fare poco per fermare una guerra, nella società dell’informazione del XXI secolo non è scontato avere dalla parte del popolo un’organizzazione che spoglia le istituzioni, mostrandone debolezze e corruzione, e che combatte per la libertà di espressione. Con metodi illegali, certo, ma non sempre illeciti. Ma è altrettanto lecito, durante una guerra, domandarsi se gli hacktivist abbiano in qualche modo il sostegno di governi e lobby, e quali interessi ci siano dietro i loro attacchi.

Chi c’è davvero dietro Anonymous: Paesi Nato e lobby?

Lo stesso presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha chiesto ad Anonymous di intervenire. E circolano voci sul coinvolgimento dei Paesi Nato, e in particolare degli Stati Uniti, nei cyber attacchi rivendicati dagli hacktivist. Se è vero che i cani sciolti del web possono effettivamente aiutare i governi a portare avanti una guerra digitale, è necessario però fare una constatazione sulle agenzie di sicurezza nazionali.

Oggi gli agenti 007 sono hacker esperti che sanno bene come mettere in ginocchio le infrastrutture tecnologiche governative, e allo stesso tempo difendono le nazioni dagli attacchi digitali. I tecnici informatici e i programmatori migliori sono già al servizio dell’intelligence, e non hanno dunque bisogno di amatori. Tant’è che, come già detto, le operazioni di Anonymous durano spesso poche ore.

Anonymous è una milizia composta da civili armati, forse anche pilotata dall’alto, ma non decisiva per la vittoria. E se la resistenza in strada si fa con i fucili e le bombe, che non richiedono certo particolari competenze per essere usati, quella digitale è affare di pochi e colti, con mezzi tecnologici e culturali che non tutti possiedono.

La cyber guerra si sta combattendo in questi giorni con gli hacker istituzionali. Quelli che da Mosca stanno attaccando lo spazio digitale dell’Ucraina, con virus e malware che potrebbero colpire il sistema Swift dei pagamenti bancari, di cui vi abbiamo parlato qui, e da cui si guarda bene anche l’intelligence italiana.

L’Acn, l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale ha infatti diramato un comunicato che allerta istituzioni e operatori finanziari dell’attacco all’Italia, come vi abbiamo anticipato qua, che potrebbe arrivare proprio dai Paesi dell’Est a causa dei rapporti commerciali e digitali tra noi e l’Ucraina. Allo stesso modo la Russia e gli alleati, Bielorussia su tutti, stanno subendo i bombardamenti di dati malevoli, malware e virus, da parte dell’Occidente, che almeno ufficialmente non li puoi rivendicare.

E mentre il conflitto continua ad accendere i cieli di Kiev, con il pericolo concreto che la guerra possa varcare i confini dei Paesi vicini, dando vita di fatto alla Terza Guerra Mondiale, come vi abbiamo spiegato qui, sottobanco si combatte la nuova frontiera della Guerra Fredda, che oltre alle sanzioni economiche e ai dazi prevede lo schieramento di armate di hacker, pronte a rubare al nemico i piani di azione e mettere in ginocchio le infrastrutture informatiche.