La crisi del gas preoccupa tutti in Europa ed è arrivato il momento di sedersi al tavolo per discutere di tutte le misure che potrebbero essere utili ad arginare l’emergenza prima dell’arrivo dell’inverno. Con i mesi freddi ormai alle porte, infatti, i grandi d’Europa sono chiamati a trovare una soluzione per cercare di calmierare i prezzi del gas che, crescendo a vista d’occhio a causa dello stop delle forniture russe, ha un drammatico effetto sulle tasche dei comuni cittadini.
Ecco allora che nell’Ue sono iniziate le discussioni per cercare di far fronte al problema, con l’Italia che ha presentato un piano personale per mettere freno all’aumento del costo del gas, fissando un vero e proprio tetto del prezzo.
Indice
Tetto al prezzo del gas, il piano
A parlare per conto dell’Italia all’interno del Consiglio dell’Unione Europea è stato il ministro della Transizione ecologica uscente Roberto Cingolani, che ha esposto il piano dell’Italia per il tetto sul prezzo del gas. Come riferito dal Corriere della Sera, infatti, il ministro ha proposto un tetto che sia “modulare”, ossia non fisso, e che oscilli tra un minimo e un massimo. Come spunto, inoltre, Cingolani e l’Italia hanno consigliato una nuova piattaforma di contrattazione in grado di rimpiazzare il TTF di Amsterdam, definito “poco liquido”, e basata sulla media di tre listini internazionali: l’Henry Hub americano, il Jkm e il Brent.
L’ipotesi a cui si lavora è quella di un tetto con forchetta che, secondo quanto riferito dal ministro Cingolani, potrebbe aiutare a “indicizzare il costo del gas a qualcosa di diverso dal Ttf e lavorare su una media di grandi indicatori di riferimento come Henry Hub o Brent e altri”. Facendo così, infatti, Cingolani ha sottolineato che “si è pensato che può essere realizzata una forchetta tra un prezzo minimo e un prezzo massimo in cui possa esservi una variazione”.
La risposta dell’Ue e le criticità
La proposta sostenuta dall’Italia, appoggiata da altri 14 Paesi tra cui Francia e Spagna, non ha però trovato consenso a Bruxelles. Infatti diversi Paesi hanno alzato il muro e si sono opposti, con Belgio, Lussemburgo, Austria e soprattutto la Germania, che ha deciso di puntare su “aiuti di Stato” generalizzati, vietati dalle regole Ue, dimostrandosi poco solidale. Tra i contrari al price cap ci sono anche i Paesi Bassi che, come Norvegia e Stati Uniti, hanno aumentato i propri profitti grazie alla crisi.
Christian Lindner, ministro delle Finanze della Germania, ha difeso il freno al prezzo del gas tedesco dalle critiche di diversi Paesi dell’Unione europea in quanto, secondo il governo federale guidato dal cancelliere Olaf Scholz, tutte le misure sarebbero “proporzionate alle dimensioni dell’economia tedesca e alla loro durata fino al 2024″.
Contrario al tetto anche il Belgio, che con la ministra dell’Energia Tinne Van der Straeten ha sottolineato che si tratterebbe più di una sanzione che di un intervento sui prezzi e non servirà a far scendere le bollette. L’Italia resta però positiva in quanto, secondo il ministro Cingolani, il confronto sul price cap generalizzato è stato costruttivo.