Gas, la Germania sceglie la nazionalizzazione: cosa cambia

Il gigante del gas tedesco era in grave crisi e lo Stato federale ha deciso di acquistare il 56% della partecipazione per il salvataggio

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Luca Bucceri

Giornalista economico-sportivo

Giornalista pubblicista esperto di sport e politica, scrive di cronaca, economia ed attualità. Collabora con diverse testate giornalistiche e redazioni editoriali.

La crisi del gas ha messo in ginocchio tutti i Paesi dell’Europa, nessuno escluso. Lo scoppio della guerra in Ucraina, infatti, ha fatto tagliare quasi definitivamente le forniture gas provenienti dalla Russia e i Paesi dell’Ue, e non solo, si sono dovuti riorganizzare per cercare di far fronte alle perdite derivanti dalla chiusura della via del gas moscovita. Se l’Italia ha deciso di affidarsi a forze esterne come l’Algeria (che come vi abbiamo raccontato ha di recente confermato l’impegno dopo un primo momento di emergenza), ci sono stati come la Germania che hanno deciso di nazionalizzare i colossi del gas.

La Germania nazionalizza Uniper

Infatti, come abbiamo preannunciato, il governo del cancelliere Olaf Scholz ha decisi di prendere provvedimenti cercando di salvare quanto più possibile una situazione resa ormai drammatica dallo scoppio della guerra in Ucraina. Dopo i vari tira e molla col Nordstream 1 e la chiusura definitiva del gasdotto a settembre, da Berlino sono corsi ai ripari nazionalizzando i gigante del gas Uniper. La situazione, infatti, era quasi al limite e l’esecutivo ha deciso di acquisire il 56% della partecipazione del principale importatore di gas russo dalla finlandese Fortum Oyi.

L’operazione, fanno sapere dal ministero dell’Economia tedesco, si è resa necessaria ed è costata circa 500 milioni di euro. Oltre all’acquisizione, però, la Germania si occuperà anche dell’aumento di capitale che verrà portato a 8 miliardi di euro a 1,70 euro per azione. Lo stesso prezzo sarà riconosciuto a Fortum per le sue azioni. Una volta chiuso l’accordo, il Governo federale avrà in mano il 98,5% del capitale di Uniper, azione che si ascrive tra le manovre che i tedeschi hanno messo in atto per “mantenere sempre stabili le aziende di importanza sistemica” come riferito dal ministro dell’Economia Robert Habeck.

Uniper crolla in Borsa

L’amministratore delegato di Fortum, Markus Rauramo, in una conferenza stampa tenutasi dopo l’accordo raggiunto con la Germania ha sottolineato che i prezzi del gas sono aumentati e che Uniper era ormai sotto di 100 milioni di euro al giorno accumulando “perdite di circa 8,5 miliardi in mancate forniture fino a oggi”. Dalla compagnia finlandese hanno quindi fatto sapere che c’era bisogno di azioni immediate perché tanto Uniper quanto Fortum erano esposte a gravi rischi. La soluzione immediata è stata quella della cessione allo Stato tedesco, cessione considerata “dolorosa ma necessaria” dallo stesso Rauramo (a proposito di aumenti del costo del gas, come dire addio al riscaldamento col bonus pallet).

La nazionalizzazione di Uniper, però, non è stata accolta di buon occhio dalla Borsa. Dopo mesi difficili fatti di perdite e di pochi picchi positivi, infatti, da Francoforte è arrivata l’ennesima bordata al gigante del gas tedesco che nel giro di poche ore dall’accordo ha visto andare in fumo parecchi punti percentuali. Il crollo è stato del 18,83%, con le azioni a 3,3902 euro. La nazionalizzazione del colosso, hanno fatto sapere dalla Germania, non sarà comunque l’ultima mossa a sostegno del settore energetico in quanto altri grandi importatori, come VNG AG, hanno chiesto aiuto al Governo per evitare ulteriori perdite in un momento di crisi totale.