Svolta sul gas, la mossa di Putin che l’Occidente non si aspettava

Il capo del Cremlino ha deciso per un cambio di direzione in merito ai rapporti con Usa e Unione europea Usa: scongiurato (per ora) lo scenario peggiore

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Redazione

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C’è stata una svolta inattesa sul fronte dei rapporti (sempre più tesi) tra la Russia e l’Occidente. Mosca infatti è torna sui suoi passi, facendo marcia indietro rispetto a quanto deciso solo pochi giorni prima. Un evento che non accade di frequente nel regno di Vladimir Putin, un tiranno abituato a vedere realizzata nei minimi dettagli ogni sua indicazione.

Ufficialmente si tratta di alcuni problemi tecnici: “Il processo richiede più tempo dal punto di vista tecnologico”, ha dichiarato il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. Ma è evidente che sia solo una via d’uscita, una scusa per non perdere la faccia.

Gas russo, la decisione di Mosca

Eravamo infatti rimasti all’annuncio choc di appena due giorni fa, quando proprio il capo del Cremlino aveva detto che dalla giornata di oggi – giovedì 31 marzo – il gas russo sarebbe stato fornito da Gazprom (la multinazionale leader nel settore, non solo in Russia ma in tutto il mondo) solo a fronte di pagamenti ricevuti in rubli. Questa era la richiesta unilaterale di Mosca nei confronti dei cosiddetti Paesi ostili, identificati nei membri dell’Unione europea e negli Stati Uniti guidati dall’acerrimo nemico Joe Biden.

Ma giunti alla mattinata di oggi è arrivato il dietrofront. Continueranno infatti ad essere accettati i pagamenti in euro o in dollari, come previsti dai contratti, ai quali si erano prontamente appellati i Paesi del G7 dopo l’ultimatum del Cremlino. La cosiddetta “guerra del rublo” prosegue dunque con un nuovo episodio che contraddice il precedente e annulla le forti preoccupazioni che avevano mandato in fibrillazione le Borse e in crisi i paesi dipendenti dal gas russo. A questo punto c’è da capire se e quando i ”problemi tecnici” degli apparati russi si risolveranno e se la minaccia di Mosca diventerà di nuovo d’attualità.

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Il colloquio tra Draghi e Putin

Durante la telefonata di circa un’ora tra Mario Draghi e lo stesso Vladimir Putin avvenuta nel pomeriggio di ieri (mercoledì 30 marzo), i due leader hanno discusso principalmente delle trattative per giungere ad un accordo di pace tra la delegazione ucraina scelta dal presidente Volodymyr Zelensky e i diplomatici di Mosca.

Ma i due hanno parlato anche della questione del pagamento del gas russo, nelle stesse ore in cui la richiesta di saldo esclusivo tramite i rubli era ancora valida agli occhi di tutti e a sole 24 ore dalla sua applicazione pratica.

Una pretesa bollata dal premier come una violazione dei contratti, in linea con quanto detto dal Consiglio europeo: una richiesta di saldare in valuta russa sarebbe “illegale”, una “violazione” degli accordi sottoscritti negli anni che verrebbe respinta con forza da Ue e G7.

Il dietrofront del Cremlino

Durante il colloquio telefonico il capo del Cremlino aveva spiegato a Mario Draghi come dovrebbero funzionare le transazioni per i pagamenti del gas russo in rubli. E lo stesso tipo di comunicazione è avvenuta con il cancelliere tedesco Olaf Scholz, a cui Vladimir Putin avrebbe assicurato che il nuovo sistema di pagamento non dovrebbe comportare un “peggioramento delle condizioni contrattuali per gli importatori europei” e che comunque ci saranno altri colloqui tecnici.

E così il presidente russo ha assicurato dunque che per adesso i pagamenti potranno continuare ancora in euro. A stretto giro è arrivata anche la conferma del portavoce presidenziale russo Dmitry Peskov.