Caro-affitti, ecco quanto costano le case: in arrivo 52.500 nuovi posti letto

Polemiche tra le forze politiche di maggioranza e opposizione, intanto gli studenti continuano a protestare in tenda: ecco il piano del Governo sul problema

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Luca Bucceri

Giornalista economico-sportivo

Giornalista pubblicista esperto di sport e politica, scrive di cronaca, economia ed attualità. Collabora con diverse testate giornalistiche e redazioni editoriali.

Non si placano le polemiche attorno al dibattuto e infuocato problema legato al caro affitti. Non solo Milano, ma anche Roma, Bologna, Torino e tante altre città universitarie lamentano ormai un rialzo dei prezzi esorbitante alle abitazioni per gli studenti, ma anche i lavoratori vanno in difficoltà. Un problema serio, una vera e propria emergenza che deve essere affrontata dal Governo nel breve tempo affinché studenti e lavoratori non debbano essere costretti a indebitarsi per potersi permettere una casa a fronte degli stipendi incassati.

In Cdm, nella serata di giovedì 11 maggio, il governo ha sbloccato con “operatività immediata” 660 milioni per far fronte al caro affitti denunciato in questi giorni dagli studenti fuori sede, destinati all’acquisizione di nuovi posti letto presso alloggi o residenze per studenti. 52.500 nuovi posti letto per l’esattezza.

Nel corso della seduta il Consiglio dei ministri ha infatti autorizzato, su proposta del ministro per gli Affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il Pnrr, Raffaele Fitto, la presentazione di due emendamenti al disegno di legge di conversione del decreto legge n. 44 del 2023, attualmente all’esame della Camera dei deputati.

“Ringrazio il ministro Raffaele Fitto per il supporto e la proficua collaborazione nel dare piena efficacia alle misure che attraverso il Pnrr mettiamo in campo per raggiungere l’obiettivo degli oltre 52.500 nuovi posti letto da destinare agli studenti”, ha detto la ministra Anna Maria Bernini.

Il ministero dell’Università e della Ricerca adesso è pronto a pubblicare la manifestazione di interesse rivolta agli enti pubblici che hanno immobili in disuso che potrebbero diventare studentati. Già nelle settimane scorse Bernini aveva chiesto un censimento degli immobili inutilizzati affinché vengano messi a disposizione per gli studenti.

Perché gli affitti costano così tanto

Emergenza affitti. Tanti anni fa si sarebbe utilizzato questo termine per spiegare eventi diversi rispetto a quelli a cui si sta assistendo in questo 2023, anno in cui è esplosa la polemica sul caro affitti. Frutto di un problema reso ancor più evidente dall’inflazione e dall’aumento del costo della vita conseguente alla crisi economica successiva allo scoppio della guerra in Ucraina, quello dei costi elevati degli affitti a dire il vero è un problema da sempre presente in Italia.

I cittadini di Milano, su tutti, ne sanno qualcosa, con appartamenti che raggiungono cifre esorbitanti in base alla zona all’interno del Comune meneghino. Questo scenario, infatti, porta spesso i lavoratori ad allontanarsi dal centro abitato, preferendo zone alla periferia del capoluogo o addirittura al di fuori dei confini del Comune di Milano, andando a risiede in paesi o città limitrofe. Una situazione alla lunga insostenibile, di certo impossibile per gli studenti.

E il caso del caro affitti si è fatto ancor più forte grazie alle continue manifestazioni dei giovani, troppo spesso costretti a pagare anche 600 euro per una stanza condivisa o la stessa cifra per permettersi un appartamento condiviso con altre 5 o 6 persone. Numeri che, calcolatrice alla mano, farebbero fruttare all’intera abitazione una somma complessiva attorno ai 3.000 euro. Cifre davvero monstre. Ma perché gli affitti costano così tanto?

La colpa è in parte della pandemia e della crisi economica che è seguita, soprattutto dopo lo scoppio della guerra in Ucraina. Nel periodo pandemico, infatti, diversi sono stati gli appartamenti sfitti da studenti e lavoratori fuori sede che hanno lasciato le abitazioni per fare ritorno nella Regione d’appartenenza e nei mesi successivi, col ritorno nelle grandi città, la domanda è stata talmente alta che l’offerta si è adeguata alla richiesta. In un mercato estremamente competitivo, però, c’è chi si accontenta di avere l’appartamento vuoto per lunghi periodi per sfruttare, esempio le settimane del design e della moda a Milano, precisi periodi dell’anno per fare cassa con i turisti.

Ecco quindi che a Milano il costo medio è di 200 euro a metro quadro per affittare, con i canoni cresciuti del 10% (media di 628 per stanza singola) nell’ultimo anno e il capoluogo lombardo che conquista il gradino più alto del podio tra le città italiane più costose. Seguono Bologna e Roma, con una media di 467 e 452 euro per affittare una stanza.

La polemica dopo le parole di Valditara

C’è quindi bisogno di intervenire per frenare un trend che negli ultimi mesi ha toccato cifre spaventose. E a dire la sua ci ha pensato anche il ministro dell’Istruzione Giuseppe Valditara che ha fatto discutere con le sue parole sul caro affitti.

“Io credo che il problema del caro affitti è grave ma tocca le città governate dal centrosinistra, lì non sono state attivate dalle giunte comunali politiche a favore dei giovani e degli studenti per offrire loro un panorama abitativo decoroso” ha detto a Sky il ministro, parole che hanno subito acceso i sindaci delle città chiamate in causa.

Tra Milano, Bologna e Firenze, infatti, i primi cittadini non hanno incassato di buon grado la frecciata di Valditara. Il primo a rispondere per le rime è stato Beppe Sala, che ha subito puntato il dito contro il ministro valutando le sue parole di cattivo gusto. “Se è una battuta rispondo con una battuta: è chiaro che gli studenti vogliono stare nelle città amministrate dal centro sinistra perché accolgono la loro complessità” la risposta piccata del primo cittadino di Milano.

“Per essere il ministro del Merito è abbastanza disinformato. Il diritto allo studio è competenza delle Regioni e dello Stato” ha invece sottolineato Matteo Lepore, sindaco di Bologna, al quale ha fatto eco Dario Nardella, primo cittadino di Firenze: “Ma il ministro dov’era mentre il suo governo votava a dicembre l’azzeramento del fondo nazionale affitti? Non c’è limite alla vergogna“.

La gaffe di Salvini sul ministero

E chi potrebbe intervenire prepotentemente sulla questione se non il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini? Il leader del Carroccio e vicepresidente del Consiglio si è detto pronto a far sentire la sua voce per tutelare gli studenti, ma in un recente incontro ha commesso un clamoroso errore.

Annunciando interventi sul tanto dibattuto tema, Salvini ha sottolineato l’intenzione di voler creare una task force dentro il dicastero guidato, una “Direzione ad hoc riservata solo all’edilizia”. Una gaffe del ministro, in quanto questa direzione al Mit esiste già. Come sottolineato da La Repubblica, infatti, il ministro si è lasciato sfuggire l’esistenza della “Direzione generale per l’edilizia statale, le politiche abitative, la riqualificazione urbana e gli interventi speciali” che fa capo all’omonimo Dipartimento diretto da Lorenzo Quinzi.

Le proteste degli studenti in tutta Italia

Ma non si ferma la protesta degli studenti in tutta Italia. Dopo la manifestazione di Ilaria Lamera a Milano, la studentessa che ha dormito in tenda davanti al rettorato del Politecnico per protestare contro il caro affitti nella città meneghina, si sono susseguite le manifestazioni anche nelle altre città universitarie d’Italia.

A Roma, Bologna, e Torino, infatti, è arrivato l’esercito degli studenti in tenda, stanchi di dover sborsare centinaia, se non addirittura migliaia, di euro per una stanza o appartamento condiviso.