La Russia continua a bruciare 10 milioni di euro al giorno in gas in un impianto al confine con la Finlandia. La conferma arriva da un’inchiesta della Bbc, dopo le immagini della Nasa diffuse dalla emittente televisiva finnica Yle che avevano immortalato delle fiamme sospette provenire dalla stazione di compressione della Gazprom di Portovaya. Secondo un’analisi della società norvegese Rystad Energy, il colosso energetico russo starebbe mandando in fumo circa 4,34 milioni di metri cubi di Gnl ogni giorno. Tutto questo mentre l’Ue convoca una riunione di emergenza dei 27 ministro dell’Energia per correre ai ripari dopo che il prezzo del gas ha toccato il record storico di 341 euro al megawattora.
Perché la Russia sta bruciando enormi quantità di gas: l’analisi
Nel dossier condiviso dalla Bbc, assieme ad un’immagine del satellite Copernicus, si evidenzia la radiazione infrarossa dalla combustione, già apparsa nelle immagini scattate dalla Nasa a partire da giugno, dopo che Gazprom aveva ridotto al 20% la portata totale dei flussi verso la Germania attraverso il Nord Stream 1.
“Sebbene le ragioni esatte del bagliore siano sconosciute, i volumi, le emissioni e la posizione del bagliore sono un promemoria visibile del dominio della Russia sui mercati energetici europei”, ha affermato Sindre Knutsson di Rystad Energy.
“Non potrebbe esserci un segnale più chiaro: la Russia può abbassare i prezzi dell’energia domani. Questo è gas che altrimenti sarebbe stato esportato tramite il Nord Stream 1 o alternative” ha aggiunto.
La pratica messa in atto nella stazione di Portovaya, a pochi chilometri dal confine con la Finlandia, è nota come “Flaring” e prevede di bruciare senza recupero energetico il gas naturale in eccesso che deve essere in qualche modo smaltito visti i limiti di capacità di stoccaggio raggiunti dai depositi russi.
Tutto il gas liquefatto che da settimane brucia sarebbe infatti destinato ai Paesi europei, in particolare alla Germania.
Mark Davis amministratore delegato di Capterio, una società specializzata nel gas flaring, ha spiegato che “gli operatori spesso sono molto riluttanti a chiudere effettivamente le strutture per paura che possa essere tecnicamente difficile o costoso riavviare, ed è probabilmente questo il caso”.
Perché la Russia sta bruciando enormi quantità di gas: i motivi
Dal 2019 al 2021, tramite Nord Stream 1, il gas proveniente dalla Russia ha rifornito tutto il continente di gas per 55 miliardi di metri cubi l’anno. Le sanzioni europee legate al conflitto in Ucraina non hanno mai colpito direttamente le forniture della materia prima, ma Vladimir Putin ha chiuso sempre di più i rubinetti per mettere pressione sull’Occidente, riducendo il flusso prima al 40% rispetto al normale, per arrivare al 20% con il pretesto dei lavori di manutenzione delle turbine
Nonostante la Russia abbia riaperto i rubinetti del gas verso l’Italia, a questo ritmo, a fine 2022, quello inviato in tutta Europa sarà di soli 19 miliardi di metri cubi, con conseguenze che cominciano già a vedersi.
Dato che chiudere i giacimenti di estrazione del gas comporterebbe dei rischi tecnici e degli elevati costi futuri per la riattivazione, visto l’intasamento dei magazzini russi e la difficoltà di dirottare verso il mercato asiatico la vendita del Gnl che non viene più mandato in Europa, alla Gazprom non rimane che bruciare il gas inutilizzato, nonostante comporti gravi danni economici, oltre che ambientali, per la stessa Russia.