Crisi del grano, l’Europa pronta a giocare la carta segreta

Il coinvolgimento di un Paese dell'Unione Europea potrebbe aiutare l'Ucraina a salvare il grano bloccato nel Paese a causa della guerra

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Miriam Carraretto

Giornalista politico-economica

Esperienza ventennale come caporedattrice e giornalista, sia carta che web. Specializzata in politica, economia, società, green e scenari internazionali.

Almeno 300 mila tonnellate di grano sarebbero state distrutte dai bombardamenti russi solo nel porto di Mykolaiv, e altre migliaia sarebbero state rubate dai granai del Donbass per partire alla volta di Mosca. L’invasione dell’Ucraina, tra i primi Paesi produttori di cereali al mondo, ha innescato un’emergenza alimentare in tutto il mondo. Kiev nel periodo prebellico esportava circa 5 milioni di tonnellate di grano al mese, mentre adesso ne esporta meno di un quinto. L’Unione Europa è al lavoro per risolvere la situazione, e sbloccare ben 30 milioni di tonnellate di grano bloccate a Est a causa della guerra.

Le possibili soluzioni alla crisi del grano ucraina

L’Ue è già intervenuta a maggio, creando corridoi del grano su rotaia con la Lituania e la Polonia, per poi trasportare la merce al Mar Baltico. Tuttavia ciò non è bastato a permettere all’Ucraina di rifornire il resto del mondo. I vagoni utilizzati per il trasporto merci nel Paese sono di grandezze molto diverse rispetto a quelle del resto d’Europa, e la soluzione proposta dai vertici comunitari è stata un grosso buco nell’acqua.

Tra le soluzioni possibili si è pensato anche al coinvolgimento della Bielorussia, ma la vicinanza di Aleksandr Lukashenko a Vladimir Putin, rende Minsk un alleato poco affidabile per l’Ue e il Mar Nero una rotta troppo pericolosa. Rivolgersi all’amico nel nemico, tra l’altro, potrebbe esporre Bruxelles a critiche interne ed esterne, mettendo anche a rischio i rapporti con gli alleati atlantici. Potrebbe però esserci una soluzione che, per quanto onerosa, potrebbe porre fine alla crisi del grano, o almeno salvare il raccolto bloccato nei magazzini ucraini.

L’Europa vuole giocare la “carta Romania”: cos’è

Per sciogliere il nodo la presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen è volata per la seconda volta a Kiev per confrontarsi con il primo ministro Denys Smihal. Sul tavolo del capo dell’esecutivo è stata posta una possibile soluzione, quella di fare nuovi accordi con la Romania. Potrebbe proprio essere Bucarest la chiave per risolvere l’emergenza alimentare che rischia di ripercuotersi su tutto il mondo con effetti devastanti sulle economie nazionali.

Il piano sarebbe quello di caricare il grano ucraino sui treni merci diretti nella regione di Odessa e far partire i container sui canali navigabili del delta del Danubio, che si divide tra l’Ucraina e la Dobrugia romena. E in particolare nel canale del Bystroye, ex affluente del fiume blu che, su decisione di Kyev, è stato modificato per permettere il transito delle imbarcazioni.

A lungo la gestione del delta del Danubio, sito protetto Unesco e riserva naturale, e le grandi opere ucraine, create per evitare di pagare pedaggi ai vicini, sono state motivo di discussioni con Bucarest e con l’Europa, che ha anche sanzionato il Paese per la mancata tutela dell’ambiente. Oggi però il canale della discordia potrebbe salvare il mondo.

Le chiatte porterebbero il grano al porto di Costanza, che affaccia sul Mar Nero, e da lì il grano potrebbe navigare liberamente perché dentro navi romene. Che la Russia non attaccherebbe per evitare conflitti aperti con la Nato e con l’Unione Europea. L’operazione sul Danubio è molto costosa e macchinosa in quanto è sempre Putin che detta le condizioni per l’export e non è detto che la “carta Romania”, come è stata già ribattezzata dalla stampa internazionale, possa essere quella decisiva per vincere la partita del grano.
Insomma, in mezzo ai se e ai ma, il mondo rischia la carestia.