L’economia italiana è ferma, cosa succede adesso

Per Bankitalia non c'è stata crescita nel II trimestre. Cosa può accadere nel prossimo trimestre e quest’anno

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

La Banca d’Italia ha dichiarato nel suo bollettino economico che la crescita economica dell’Italia è stata interrotta dopo il rimbalzo del primo trimestre, con il PIL che è rimasto pressoché invariato in primavera. Nonostante ciò, è stata mantenuta la previsione di crescita dell’1,3% per quest’anno, mentre nel 2024 e nel 2025 si prevede un rallentamento al 0,9% e all’1% rispettivamente. Questa frenata è stata causata dalla contrazione del settore manifatturiero e da un rallentamento dei ritmi dei consumi.

Crescita zero, i motivi

L’economia italiana è influenzata dalla congiuntura internazionale, europea e dalle politiche restrittive delle banche centrali. La Banca d’Italia afferma che nel primo trimestre di quest’anno il prodotto interno lordo (PIL) nell’area dell’euro è diminuito leggermente per il secondo trimestre consecutivo e, secondo le stime, è rimasto stabile in primavera. Nonostante la contrazione dell’attività manifatturiera, c’è stata un’espansione nel settore dei servizi. L’occupazione continua a crescere e la dinamica salariale si è intensificata. L’inflazione al consumo è ancora in diminuzione, ma l’inflazione di fondo rimane elevata.

Le previsioni

La Banca d’Italia prevede che l’inflazione in Italia rimarrà alta quest’anno, ma subirà una brusca frenata solo nel 2024. Secondo il bollettino economico, si prevede che l’inflazione raggiungerà il 6% in media quest’anno, scendendo al 2,3% nel 2024 e al 2,0% nel 2025. Questo ribasso è attribuito agli effetti diretti e indiretti del calo dei prezzi delle materie prime energetiche. L’inflazione di fondo, che è attesa al 4,5% in media quest’anno, dovrebbe raggiungere il 2,0% alla fine del periodo di previsione triennale.

Il trend positivo del I trimestre

Dopo il periodo difficile del 2022, caratterizzato da aumenti significativi delle bollette energetiche e dei costi delle materie prime, le aziende italiane hanno registrato un aumento dei margini operativi nel primo trimestre, tornando ai livelli pre-pandemia, anche se alcune parti del settore manifatturiero sono ancora indietro. Secondo il bollettino economico della Banca d’Italia, nel primo trimestre del 2023 i prezzi dell’energia e dei beni importati si sono gradualmente ridotti, portando a una diminuzione dei costi variabili per unità di prodotto dell’1,6% rispetto al trimestre precedente, mentre i prezzi dei prodotti finiti hanno continuato a crescere, seppur in modo lieve (0,4%). Il margine operativo lordo (MOL) rapportato al valore della produzione è quindi aumentato di circa 1,8 punti percentuali, tornando completamente ai livelli del 2021.

L’aumento dei margini di profitto è stato osservato in tutti i settori della manifattura, e nel complesso il settore manifatturiero ha raggiunto i livelli pre-pandemici. Tuttavia, l’andamento è stato eterogeneo tra i diversi comparti. In 11 settori inclusi nell’analisi, che rappresentano circa un terzo del valore aggiunto del settore manifatturiero e che avevano subito significative diminuzioni dei margini nel 2022, i margini di profitto sono ancora inferiori rispetto a quei livelli.

I settori citati includono l’industria automobilistica, delle bevande e altri comparti.

Cosa avverrà nella seconda metà dell’anno

Secondo il bollettino economico della Banca d’Italia, nella seconda metà dell’anno si prevede un rafforzamento della dinamica salariale, principalmente a causa dell’erogazione degli aumenti salariali legati alle clausole di indicizzazione presenti in alcuni accordi collettivi nazionali. Tuttavia, la Banca d’Italia afferma che queste clausole riguardano una quota contenuta di lavoratori, limitando così il rischio di una corsa tra prezzi e salari.

Secondo il bollettino economico della Banca d’Italia, nel secondo trimestre si è registrata una riduzione dell’attività nel settore delle costruzioni, influenzata dalla graduale attenuazione degli effetti degli incentivi fiscali legati al Superbonus 110%.