Crolla anche Deutsche Bank: cosa rischiano gli italiani

Anche la principale banca tedesca è finita nel vortice dei mercati dopo il tonfo in Borsa del -8,5% in una sola seduta. Ma il cancelliere Scholz garantisce solidità

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Claudio Carollo

Giornalista politico-economico

Classe ’88, è giornalista professionista dal 2017. Scrive di attualità economico-politica, cronaca e sport.

Il crac inaspettato della Credit Suisse ha spaventato mercati e investitori, scatenando la corsa alla speculazione sui destini delle banche più in difficoltà, prendendo di mira anche giganti considerati quasi inattaccabili. In questo tiro al bersaglio, partito dal fallimento della Silicon Valley Bank, è finita anche la Deutsche Bank, che in una sola seduta ha perso l’8,5%, a 8,54 euro ad azione, raggiungendo fino al -15% e trascinando con sé gli indici delle borse europee. Nonostante le contromosse immediate dirette a rassicurare gli investitori, la solidità del principale istituto di credito tedesco ha cominciato a scricchiolare e diversi analisti non escludono che possa diventare la prossima vittima eccellente dell'”irrazionalità” dei mercati.

Crolla anche Deutsche Bank: le rassicurazioni

Uno scenario escluso dal cancelliere tedesco Olaf Scholz, che al termine del Consiglio europeo ha affermato che “il sistema bancario dell’Ue è robusto e sicuro” e possiede “le strutture di controllo necessarie”.

Deutsche Bank è una banca molto redditizia, non c’è motivo di preoccuparsi“, ha aggiunto, ricordando che “negli ultimi anni, ha precisato il cancelliere tedesco, “Deutsche Bank ha modernizzato e riorganizzato il modo in cui lavora”.

“Il Consiglio europeo è stato molto chiaro nelle proprie conclusioni sul fatto che crediamo che le nostre banche siano resilienti”, ha poi detto il presidente dell’Eurogruppo Paschal Donohoe al termine dell’Eurosummit, rispondendo a chi gli chiedeva se il crollo in Borsa dell’istituto di credito tedesco stia generando preoccupazioni.

A margine del Consiglio europeo, anche la premier italiana Giorgia Meloni si è espressa sulle difficoltà delle banche in Borsa: “Parliamo di un sistema i cui fondamentali sono stabili e solidi, non mi pare ci siano particolari preoccupazioni“.

“Mi pare che sia dalla relazione della presidente Lagarde, sia dalla relazione del presidente Donohoe, sia dai contributi dei leader dell’unione ci sia la consapevolezza di un sistema che in ogni caso ha i fondamentali solidi”, ha spiegato la premier.

“Sicuramente bisogna monitorare e va implementata l’Unione bancaria” ma “non c’è preoccupazione” ha assicurato Giorgia Meloni (qui abbiamo riportato le condizioni delle banche italiane).

Crolla anche Deutsche Bank: cosa è successo

Per attenuare il calo dei propri titoli in Borsa, la Deutsche bank ha provato a richiamare 1,5 miliardi di obbligazioni subordinate. Una mossa, in un clima di insicurezza delle banche, interpretata come un segnale di difficoltà.

Sulla banca tedesca pesa una massa consistente di vendite di obbligazioni senza scadenza AT1, utilizzate dalle banche come cuscinetto contro le perdite e che sono lo stesso tipo di Coco bond azzerati dalle autorità svizzere nell’operazione di salvataggio di Credit Suisse, avvenuta grazie all’acquisizione della rivale storica Ubs, come abbiamo spiegato qui.

In questo quadro di instabilità, la Deutsche bank è finita nel vortice dei fondi di investimento che hanno cominciato a comprare i “credit default swap” a 5 anni del colosso tedesco, prodotti finanziari che servono a coprirsi dal rischio del fallimento di una società, in questo caso di una banca, spesso usati proprio per fare speculazione.

In questo modo gli hedge fund hanno guadagnato sia sull’aumento del prezzo dei derivati di assicurazione sul default della grande banca tedesca, arrivati di colpo a 200 punti base dai 134 di mercoledì, sia dal crollo delle sue azioni, provocato proprio dall’aumento dei Cbs (qui abbiamo spiegato cosa rischiamo in Italia dopo il fallimento di Svb).