Banche in crisi in tutto il mondo: e l’Italia?

Dopo i crolli della Silicon Valley Bank e di Credit Suisse, crescono le preoccupazioni per i nostri istituti di credito: le parole del presidente dell’Abi

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Federico Casanova

Giornalista politico-economico

Giornalista professionista specializzato in tematiche politiche, economiche e di cronaca giudiziaria. Organizza eventi, presentazioni e rassegne di incontri in tutta Italia.

Negli ultimi giorni l’attenzione dell’opinione pubblica globale ha in parte accantonato i temi di stretta rilevanza che hanno caratterizzato questi inizio 2023 – in primis i recenti risvolti della guerra in Ucraina, con l’incontro a Mosca fra Vladimir Putin e il presidente cinese Xi Jinping – per concentrarsi sulle gravi difficoltà che rischiano di minare la solidità di molti importanti istituti bancari presenti in tutti i continenti.

Non che la tempesta finanziaria che sta facendo barcollare il sistema economico globale sia stata del tutto inaspettata: i segnali di una fragilità diffusa c’erano tutti e si erano manifestati in maniera chiara da diverso tempo, spingendo gli analisti e gli addetti ai lavori a descrivere la situazione come “alquanto complicata“.

Perché gli istituti di credito stanno crollando? Le scelte di Europa e Stati Uniti

Un primo campanello d’allarme era suonato già nella seconda metà del 2022, quando le piattaforme attive nel mercato dei Bitcoin avevano iniziato a registrare perdite importanti l’una dopo l’altra, bruciando decine di miliardi appartenenti a quegli investitori che avevano scommesso sulla crescita irrefrenabile delle criptovalute. Così non è stato e – dopo un periodo iniziale di sviluppo costante e continuo – il mondo ha dovuto fare i conti con le criticità dei sistemi di finanziamento digitali di ultima generazione.

A ruota è la stata la Gran Bretagna ad intimorire i risparmiatori del Regno Unito e le agenzie di rating, con l’esponente dei conservatori Liz Truss – succeduta a Boris Johnson e rimasta al numero 10 di Downing Street solo per una manciata di settimane – che ha dovuto fare una marcia indietro rovinosa e drammatica sulla riforma fiscale di stampo liberista annunciata ai quattro venti: fine della sua esperienza da Primo ministro, sostituita dal più rassicurante Rishi Sunak, tutt’ora in carica.

Credit Suisse e SVB, i motivi del crollo e la situazione delle banche italiane

In tutto questo, le due banche centrali che governano gli equilibri finanziari del pianeta hanno annunciato, quasi in sincronia, la volontà di aumentare i tassi di interesse per far fronte agli effetti devastanti dell’inflazione in continua crescita. Cosa che poi è avvenuta: il governatore della Federal Reserve americana Jerome Powell ha portato l’indice al 4,75% (con una crescita dello 0,25%), mentre la sua omologa europea Christine Lagarde, presidente della BCE, ha approvato un aumento di 50 punti, con il dato che ora si assesta a quota 3,50%.

È stato questo il vero fattore scatenante che ha causato il crollo della Silicon Valley Bank, l’istituto con sede in California che ingloba e gestisce la maggior parte dei finanziamenti di aziende e start up attive negli Stati Uniti. Questo perché, fino ad oggi, abbiamo assistito ad un lungo periodo di tassi negativi, necessario per consentire la ripresa di molte economie dissanguate dei tre anni di emergenza pandemica.

Ma ora, con la stretta imposta dalle banche centrali, gli investitori internazionali temono il verificarsi di un’escalation di crolli che – come si è visto negli ultimi giorni con il caso di Credit Suisse, istituto svizzero tra i primi 30 al mondo – sta già riguardando alcune delle più grandi banche del sistema. Uno scenario dai tratti apocalittici che però – secondo Antonio Patuelli, presidente dell’Associazione Bancaria Italiana (Abi) – non dovrebbe coinvolgere gli istituti europei ed italiani, visti i loro “400 miliardi di investimenti in titoli di Stato che producono riserve di liquidità e allontanano i rischi di default anche nel caso in cui ci fosse una corsa sfrenata a ritirare i propri investimenti da parte dei clienti”.