Caro prezzi, i prodotti che davvero rischiano di sparire

Coldiretti lancia l'allarme: se non si interviene rischia di sparire dagli scaffali dei supermercati uno dei prodotti simbolo del Made in Italy da sempre

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Redazione

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Coldiretti lancia l’allarme: se i prezzi continuano a salire e il Governo non interviene, dagli scaffali dei supermercati (nostri e di tutto il mondo) rischia davvero di scomparire uno dei prodotti considerati da sempre simbolo del Made in Italy. Non si tratta di una carenza dovuta allo sciopero dei trasportatori (del perché hanno bloccato tutto e i danni causati alla filiera ve ne abbiamo parlato qui), ma di un vero e proprio problema legato alla produzione, all’approvvigionamento e ai costi sempre più insostenibili per chi lavora nel settore agroalimentare.

Quali sono i prodotti che rischiano di scomparire dagli scaffali dei supermercati, per colpa della crisi e dei prezzi alle stelle

Non è psicosi (come quella scatenata dall’audio allarmista su whatsapp che invitava a fare scorte di cibo), né una riduzione temporanea delle forniture. Dopo che i supermercati sono stati presi d’assalto (qui i prodotti che più sono andati a ruba, diventando introvabili), a gettare ancora benzina sul fuoco – mettendo in guardia sui potenziali pericoli dei prezzi in continuo aumento – c’ha pensato Coldiretti, la maggiore associazione di rappresentanza e assistenza dell’agricoltura in Italia.

“Senza accordo sul prezzo del pomodoro per pochi centesimi al chilo rischia tutta la produzione di salsa e passate Made in Italy proprio in un momento in cui con la guerra in Ucraina e l’esplosione dei costi delle materie prime e dell’energia l’Italia ha bisogno di mettere in campo tutte le sue risorse per garantire le produzioni alimentarie e le forniture di cibo alle famiglie italiane”, si legge in una nota pubblicata sul sito, in riferimento allo stallo delle trattative con le industrie per la pianificazione del raccolto del pomodoro.

La mancanza di un accordo, viene poi spiegato, non permette infatti agli agricoltori di affrontare costi di produzione in ascesa vertiginosa, con il rischio di una riduzione delle superfici dedicate a uno dei prodotti più diffusi in cucina per condire dalla pasta alla carne, dalla pizza alle bevande.

Dagli scaffali dei supermercati, quindi, potrebbe sparire il pomodoro Made in Italy e tutti i prodotti a esso legati.

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Il paradosso dei prezzi di produzione

La produzione di pomodoro e passate di pomodoro in Italia è diventata insostenibile perché, a causa dell’aumento dei prezzi, paradossalmente un’azienda del settore spende di più per l’imballaggio e la distribuzione che per il contenuto.

“Con il rincaro dei costi energetici che si trasferisce sui costi di produzione nella filiera agroalimentare come quello per gli imballaggi, si arriva al paradosso di pagare più la bottiglia del pomodoro in essa contenuto. Ad esempio – spiega Coldiretti – in una bottiglia di passata da 700 ml in vendita mediamente a 1,3 euro oltre la metà del valore (53%), secondo la Coldiretti, è il margine della distribuzione commerciale con le promozioni, il 18% sono i costi di produzione industriali, il 10% è il costo della bottiglia, l’8% è il valore riconosciuto al pomodoro, il 6% ai trasporti, il 3% al tappo e all’etichetta e il 2% per la pubblicità”.

Perché il collasso del Made in Italy mette in difficoltà l’intero Paese

Il Made in Italy è diventato non solo un marchio che contraddistingue prodotti e merce italiana all’estero, attribuendone maggiore valore, ma si è ormai confermato come uno dei settori portanti dell’economia del Paese.

Con riferimento alla sola produzione di polpe e trasformati, per esempio, l’Italia è ai primi posti nel mondo e, secondo i dati Coldiretti, solo nel 2021 ha coltivato oltre 71mila ettari a pomodoro fra nord e sud del Paese per un raccolto di oltre 6 miliardi di chili. Per questo motivo, avverte l’associazione, “il nulla di fatto nelle trattative con le industrie rischia  di favorire le importazioni dal resto del mondo già cresciute del 40% nell’ultimo anno, con l’invasione di pomodoro, fra salse e passate, da parte di Cina (+47%) e Stati Uniti (+59%) con una vera e propria esplosione degli arrivi dalla Turchia passati da 189mila chili a quasi 23 milioni di chili di derivati e trasformati”.