Caro benzina, attenzione al pieno: le irregolarità al self

Irregolarità in modalità self e mancate comunicazioni sui prezzi praticati: la denuncia delle Fiamme Gialle nel report per Palazzo Chigi

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Luca Bucceri

Giornalista economico-sportivo

Giornalista pubblicista esperto di sport e politica, scrive di cronaca, economia ed attualità. Collabora con diverse testate giornalistiche e redazioni editoriali.

Chi ha un mezzo di trasporto proprio sa bene come il 2022 sia stato l’anno che ha messo a dura prova la mobilità, col prezzo dei carburanti che è salito a dismisura dopo lo scoppio della guerra in Ucraina e solo grazie all’intervento del Governo è stato “abbattuto”. Grazie allo sconto sul taglio delle accise, fortemente voluto dall’esecutivo Draghi, si è infatti evitato un continuo boom dei prezzi di benzina e diesel fino allo scorso 31 dicembre, quando la misura è scaduta e, per volere del governo Meloni, non è stata rinnovata.

Oggi, come nei primi mesi di guerra in Ucraina, gli italiani tornano a guardare i distributori con occhi intimoriti, con cifre che aumentano giorno dopo giorno e fanno alzare l’urlo disperato d’aiuto al Governo. Ma in tutto questo, oltre all’aumento dei prezzi, ci sono delle irregolarità in diverse stazioni di rifornimenti che avrebbero fatto arricchire in maniera illecita diverse compagnie.

Irregolarità in modalità self, la denuncia

Chi ha auto o moto, ma anche gli osservatori esterni, sa bene che una volta arrivati alla pompa si dovrà decidere se fare rifornimento in modalità servito o self. Nel primo caso sarà un addetto della stazione di rifornimento a inserire la pistola del carburante nel mezzo e a far partire l’erogazione, nel secondo invece sarà lo stesso automobilista o motociclista a rifornirsi “fai da te”. La differenza, oltre al meccanismo di rifornimento, sta anche e soprattutto nei costi, con la modalità self che ha un prezzo inferiore in quanto in modalità servito vanno aggiunti i costi, tra gli altri, della manodopera. Eppure non sempre è così.

La Guardia di Finanza, infatti, ha evidenziato delle irregolarità in alcune stazioni di rifornimento. Dagli ultimi controlli, i cui dati saranno presentato a Palazzo Chigi alla premier Giorgia Meloni e al ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, è emerso che più di un distributore stradale di carburante su due è risultato essere fuori legge. Si tratta di 2.809 violazioni in dieci mesi rispetto a 5.187 interventi, quasi sempre (in 2.092 casi) con problemi legati alla mancata comunicazione al Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT), così come prevede la norma, del prezzo praticato per la benzina.

Ma il campanello d’allarme risuona anche e soprattutto per gli altri 717 casi in cui c’era un difetto di trasparenza nell’esposizione del prezzo al consumatore. In queste situazioni, infatti, veniva applicato il prezzo del servito a chi invece faceva rifornimento in modalità self.

Tra accise e controlli serrati

I numeri, presentati a Palazzo Chigi dal comandante generale della Guardia di Finanza, Giuseppe Zafarana, serviranno al Governo per cercare di prendere una decisione sul futuro dei carburanti. Con una settimana del 2023 in archivio e i prezzi alla pompa in salita per il mancato rinnovo dello sconto sul taglio delle accise, Meloni e i suoi ministri dovranno infatti decidere sul da farsi, se un nuovo intervento sulla falsa riga di quanto fatto da Mario Draghi, oppure un giro di vite sulle petrolifere.

Su questo secondo scenario punta forte la Guardia di Finanza, che vuole anche guardare oltre. E cioè alla “filiera commerciale”, si legge sempre nella circolare, in grado di intervenire con “manovre distorsive della corretta dinamica di formazione dei prezzi“. L’obiettivo, infatti, è guardare anche a come le petrolifere, a fronte di un prezzo del petrolio che non sale, o per lo meno non quanto la benzina, facciano il prezzo del carburante. Su questo problema esiste un’indagine della procura di Roma delegata al nucleo di polizia tributaria.

Matteo Salvini, intanto, applaude al lavoro delle Fiamme Gialle: “Sono contento che ci siano dei controlli a tappeto, perché anche in questo caso, come nel caso del gas e della luce, qualcuno ne sta approfittando. Ragioneremo se, fra guerra, caro materiali e caro materie prime, sia il caso di intervenire e ci siano denari per farlo”.