Crolla la vendita di pompe di calore in Europa, senza incentivi a rischio il Green Deal

Il mercato delle pompe di calore è in netto calo in Europa rispetto agli scorsi anni, meno 47%, a causa dell’assenza di incentivi e degli altri costi della transizione: gli obiettivi del Green Deal potrebbero saltare

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Riccardo Castrichini

Giornalista

Nato a Latina nel 1991, è laureato in Economia e Marketing e ha un Master in Radio, Tv e Web Content. Ha collaborato con molte redazioni e radio.

Il ritmo della transizione ecologica in Europa sembra aver perso il passo degli ultimi anni, con i cittadini che mostrano sempre meno interesse verso le operazioni richieste dai piani del Green Deal. A conferma di quanto detto ci sono i dati sulle vendite delle pompe di calore che, nei primi sei mesi del 2024, sono scesi drasticamente rispetto alle stesso periodo dell’anno precedente. Si tratta di un netto meno 47%, con gli analisti del settore che indicano come principale causa la fine dei sussidi statali specifici (incentivi) in molti dei Paesi presi a riferimento dall’indagine. Inutile dire che questo rallentamento complica non poco i piani di Bruxelles di arrivare, entro il 2027, all’installazione di 10 milioni di nuove pompe di calore nell’Unione europea.

Il crollo del mercato delle pompe di calore

Così come riferito dal Financial Times, nel primo semestre del 2024 gli acquisti totali delle pompe di calore all’interno dell’Unione europea (13 Paesi tra cui Francia, Italia, Svezia e Germania che da soli rappresentano l’80% del mercato) sono scesi del 47% rispetto allo stesso arco temporale del 2023. In numeri assoluti vuol dire che si è passati da un milione e 440mila nuove installazioni a 765mila.

I dati indicati mostrano, con evidenza, che il grande boom nelle vendite delle pompe di calore è coinciso con i periodi in cui nei singoli Stati sono stati attivati una serie di incentivi al loro acquisto. Il venir meno di tali agevolazioni, infatti, ha fatto crollare il mercato in molti Paesi come l’Italia e la Germania. A questo si aggiunge che, dopo un lungo periodo di caro bollette, si è assistito negli ultimi mesi alla discesa del prezzo del gas e, dunque, è venuta meno la necessità dei cittadini di accelerare il cambiamento verso forme di riscaldamento alternative e meno inquinanti.

A rischio il Green Deal europeo

I dati del primo semestre 2024 sulla vendita delle pompe di calore complicano i piani dell’Unione europea sulla transizione ecologica. Così come previsto dal Green Deal, infatti, entro il 2027 deve essere raggiunto l’obiettivo di 10 milioni di nuove installazioni di pompe di calore: numeri al momento difficilissimi da soddisfare. Va precisato che tale traguardo è stato introdotto nel 2022, quando cioè l’Ue si trovava nella difficile situazione di rendersi energeticamente indipendente dalla Russia dopo che questa aveva attaccato l’Ucraina.

Se, almeno in questi primi due anni, le vendite delle pompe di calore hanno avuto un’impennata importante, la fine degli incentivi collegati al loro acquisto, gli alti costi necessari e un minore prezzo del gas hanno spinto i numeri al ribasso, ben lontani dagli obiettivi. I dati lo confermano. Secondo Bloomberg Nef, tra il 2020 e il 2023 gli investimenti nelle pompe di calore sono aumentati del 75%, con quota di 23 miliardi di euro, ma la fine degli incentivi ha portato ai dati odierni.

Per provare a contrastare il rallentamento del mercato, la Ehpa (European heat pump association), organizzazione di settore che promuove le pompe di calore in Ue, ha chiesto a Bruxelles di intervenire. La Commissione europea ha risposto con la promessa di un nuovo piano d’azione entro la fine del 2023, progetto che tuttavia a oggi, ottobre 2024, non è ancora stato presentato.