Controdazi Ue, dal 10 al 25% sui prodotti dagli Stati Uniti: la bozza

Bruxelles ha pronto un nuovo pacchetto di contromisure: una bozza di dazi compresi tra il 10% e il 25% su decine di prodotti importati dagli Stati Uniti, tranne il bourbon

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Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

Pubblicato: 8 Aprile 2025 09:25

Quella che ormai potremmo chiamare guerra dei dazi tra Unione Europea e Stati Uniti, infiamma il dibattito pubblico. Bruxelles ha pronto un nuovo pacchetto di contromisure: una bozza di dazi compresi tra il 10% e il 25% su decine di prodotti importati dagli Stati Uniti.

Si tratta della risposta europea alle ultime tariffe americane decise dall’amministrazione Trump, giudicate un grave ostacolo per l’economia mondiale. La presidente della Commissione Ursula von der Leyen ha infatti definito i nuovi dazi Usa “un colpo grave all’economia mondiale”, avvertendo che l’Ue è pronta a difendere i propri interessi con contromisure adeguate se i negoziati con Washington dovessero fallire​.

In cosa consiste la bozza dei controdazi Ue

Stando alla bozza preparata dalla Commissione europea, l’Ue adotterebbe dazi del 10-25% su un’ampia lista di beni Made in Usa​. Gran parte delle tariffe sarebbe al 25%, mentre per diverse categorie si limiterebbero al 10%​. Il piano prevede una prima applicazione a metà aprile 2025 e una seconda tranche a maggio​.

In particolare, se il documento sarà approvato dal comitato tecnico dei 27 (votazione fissata il 9 aprile), i primi controdazi entrerebbero in vigore già dal 15 aprile, con una seconda ondata pronta per il 15 maggio qualora da Washington non arrivino segnali distensivi​.

L’elenco dei prodotti colpiti dai dazi Ue-Usa 2025 è corposo e punta dritto su beni statunitensi. La rappresaglia commerciale dell’Europa mira infatti a colpire alcune icone del made in Usa: ad esempio motociclette Harley-Davidson (sopra 500cc) e jeans Levi’s figurano nella lista dei prodotti soggetti a dazi fino al 25%, una contromossa pensata per rispondere ai dazi su acciaio e alluminio introdotti a marzo​. Oltre a questi simboli, saranno colpiti numerosi altri beni di largo consumo: nella prima tranche figurano anche gli yacht di lusso americani, le magliette di cotone, il burro d’arachidi, il succo d’arancia, il tabacco da masticare e il mais dolce​.

La strategia di Bruxelles contro i dazi Usa quindi combina prodotti industriali e agricoli, molti dei quali provenienti da Stati americani politicamente sensibili, nel tentativo di massimizzare la pressione su Washington. Secondo fonti Ue, l’obiettivo è colpire beni per un valore fino a 26 miliardi di euro complessivi​, tutelando al contempo i settori europei più vulnerabili.

Sono stati esclusi alcuni prodotti alimentari europei strategici (come gas naturale, petrolio e farmaci) e che risorse energetiche e farmaceutiche americane non rientrano nelle misure, data la forte dipendenza europea in quei settori​.

Ipotesi accise su big tech Usa

Oltre ai tradizionali dazi su merci fisiche, l’Europa valuta contromisure alternative che escano dal binario della classica guerra commerciale​. Una delle ipotesi più discusse è l’introduzione di nuove accise “digitali” per tassare i colossi tecnologici americane, le cosiddette Big Tech come Amazon, Apple, Google, Microsoft, Meta e X (Twitter)​.

In pratica si tratterebbe di una tassazione sul “valore digitale” generato in ciascun Paese, sul modello di un’accisa: un meccanismo paragonato all’estrazione di risorse minerarie o combustibili, applicato però ai servizi digitali​. L’idea non è del tutto nuova: da anni si parla di una web tax europea, e alcuni Paesi (Italia, Francia, Regno Unito) hanno già introdotto tasse sui servizi digitali a livello nazionale. Tuttavia, i negoziati globali in sede Ocse per una soluzione condivisa sono a un punto critico​.

Colpire i giganti del web viene visto da alcuni come un modo per riequilibrare uno scambio commerciale dove gli Usa vantano surplus nei servizi. Non tutti però concordano su questa linea: paesi come l’Irlanda (dove hanno sede europea molte Big Tech) frenano sull’ipotesi di inserire i servizi digitali nel mirino, definendola “non la posizione ufficiale dell’Unione” e auspicando piuttosto una soluzione negoziale​.

Bruxelles potrebbe ricorrere anche ad altri strumenti non tariffari previsti dal nuovo regolamento anti-coercizione: ad esempio limitare l’accesso delle aziende statunitensi agli appalti pubblici Ue o ai mercati finanziari e tecnologici europei​.

Perché il bourbon è escluso da tutto questo

Nella lista dei nuovi dazi Ue sorprende l’assenza di alcuni prodotti americani di punta, primo fra tutti il famoso bourbon whiskey del Kentucky. La bozza di Bruxelles ha infatti stralciato i codici doganali di whisky, superalcolici e vino, oltre a quelli dei latticini come latte, burro, yogurt e formaggi​.

Questa scelta è tutt’altro che casuale e risponde alla volontà di evitare un’escalation disastrosa nel settore agroalimentare di qualità. Fonti europee rivelano che si tratta di un compromesso studiato per scongiurare ritorsioni ancora più pesanti: il presidente Trump aveva minacciato di alzare fino al 200% i dazi sui liquori più pregiati e altre eccellenze del Vecchio Continente (come vino, champagne, formaggi) se l’Ue avesse colpito il bourbon americano​.

Per disinnescare questa minaccia, Italia, Francia e Irlanda hanno fatto pressione all’interno dell’Ue affinché gli alcolici venissero tolti dall’elenco, proteggendo così esportazioni chiave come prosecco, champagne e whiskey irlandese dalla spirale di ritorsioni incrociate.