Stellantis, Tavares apre a possibili licenziamenti senza gli incentivi: “Nulla è escluso”

Se Stellantis non dovesse riuscire a tenere il passo della concorrenza cinese, una via percorribile sarebbe quella che porta alla chiusura di stabilimenti e ai licenziamenti. Le parole del Ceo Carlos Tavares

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Mauro Di Gregorio

Giornalista politico-economico

Laurea in Scienze della Comunicazione all’Università di Palermo. Giornalista professionista dal 2006. Si interessa principalmente di cronaca, politica ed economia.

Pubblicato: 14 Ottobre 2024 18:24

“Non dovremmo escludere nulla”. Questa la strategia di Carlos Tavares, Ceo del Gruppo Stellantis, per affrontare il calo delle vendite e la pugnace concorrenza cinese. Il sottotesto di tale formula è che in caso il calo dei margini non dovesse subire un’inversione di tendenza, allora Stellantis potrebbe valutare la chiusura di impianti e il licenziamento dei lavoratori. I tagli per Stellantis, del resto, sono già stati messi in atto nel Nord America a causa della significativa flessione delle vendite nel mercato Usa.

Tavares sui licenziamenti in Stellantis

Ma è Tavares stesso a essere più specifico: “Se i cinesi conquistano una quota di mercato del 10% in Europa alla fine della loro offensiva, significa che produrranno 1,5 milioni di auto, che equivale a 7 stabilimenti di assemblaggio. I produttori europei dovranno chiuderli o trasferirli ai cinesi. Nessuno ne parla“, ha detto nel corso di un’intervista al quotidiano francese Les Echos, in occasione del Mondial de l’automobile di Parigi.

E ancora: “Se guadagneremo meno, dovremo adeguare di conseguenza il nostro livello di investimenti e vedere se riusciremo a progredire con la stessa rapidità dei nostri concorrenti cinesi”.

Il nodo dei dazi alla Cina

Dopo una serie di inchieste sorte in seguito al sospetto di pesanti aiuti di Stato da parte di Pechino all’industria cinese delle auto elettriche, l’Unione europea ha approvato i dazi.

Per Tavares, la decisione europea è un autogol: “In questo contesto, chiudere le frontiere ai prodotti cinesi è una trappola. Non servirà a nulla. I cinesi aggireranno le barriere investendo in fabbriche in Europa. Fabbriche che saranno in parte finanziate da sussidi statali in Paesi a basso costo. Una volta fatto questo, non dovremmo sorprenderci se i siti dovranno essere chiusi per assorbire la sovraccapacità produttiva che sarà stata esacerbata”. La Cina, intanto, è già passata al contrattacco imponendo a sua volta dazi su una serie di prodotti europei.

Nessun taglio ai brand

Tavares ha inoltre assicurato che nessun marchio verrà soppresso: “Non abbiamo intenzione di tagliare dei brand, rappresentano un valore per la società”.

La richiesta di incentivi

Di recente, Tavares è tornato a invocare incentivi governativi per sostenere il settore e, in particolare, le auto elettriche. Il Ceo di Stellantis aveva parlato in audizione alle commissioni Attività produttive della Camera e Industria del Senato. Immediata la chiusura del mondo politico.

Fra le voci più inclementi, quella del ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini: “Il settore è in crisi anche per colpa sua. Non è più in condizioni di chieder niente per come hanno mal gestito e male amministrato un’azienda storica italiana. L’amministratore delegato e la dirigenza di Stellantis dovrebbero chiedere scusa agli operai, agli ingegneri, ai tecnici, agli italiani e alla storia dell’auto italiana”.

Ma un appello simile, Tavares l’aveva già fatto a febbraio. A seguire arrivarono una serie di battibecchi con la premier Meloni.

No alle dimissioni anticipate

Come è noto, il contratto di Tavares si avvia verso il suo ultimo anno di validità. Nelle scorse settimane si sono rincorse voci in merito a un possibile addio anticipato. Il diretto interessato è intervenuto parlando con Les Echos per mettere a tacere tali voci: con Stellantis: “Ho un contratto di cinque anni. Lo onorerò in modo iper-professionale, iper-permotivante e motivato. E andrò fino alla fine del mio contratto, fino a inizio 2026”.