Lavoro, gli statali si ammalano più dei privati ma guariscono prima: Calabria prima per assenze

Nel 2024 i dipendenti pubblici con almeno un giorno di malattia sono quasi il 10% in più di quelli nel privato. Tutti i dati e la classifica

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Pubblicato: 31 Agosto 2024 15:27

I lavoratori del settore pubblico in Italia si mettono in malattia più frequentemente, ma ci rimangono per periodi più brevi. Questa tendenza, ormai consolidata, trova ulteriore conferma nell’analisi delle statistiche sugli ultimi 7 anni relative alle assenze per malattia realizzata dall’ufficio studi della Cgia di Mestre, basata sui dati forniti dall’Inps.

Secondo le statistiche del primo trimestre dell’anno, la differenza nell’incidenza delle assenze è di quasi dieci punti percentuali: tra gennaio e marzo, il 33% dei dipendenti pubblici ha preso almeno un giorno di malattia, contro il 22% nel settore privato; nel secondo trimestre, il divario si riduce leggermente, con il tasso di assenze che scende al 26% nel pubblico e al 18% nel privato.

Nel pubblico molte assenze brevi, nel privato sono più lunghe

In questi 7 anni, la percentuale di lavoratori assenti per motivi di salute è stata quasi costantemente più alta tra i dipendenti pubblici rispetto a quelli privati. Soltanto in due occasioni, nel terzo trimestre del 2021 e del 2022, il trend si è invertito. Generalmente, entrambi i settori registrano il minimo delle assenze durante i mesi estivi (luglio-settembre) e il massimo nei mesi invernali (gennaio-marzo).

In generale, si può dire che i lavoratori del settore pubblico si mettono in malattia più spesso rispetto a quelli del settore privato; tuttavia, i giorni medi di assenza risultano leggermente inferiori per i primi. In altre parole, chi lavora per lo Stato si ammala più frequentemente, ma tende a recuperare più velocemente, specialmente nelle regioni del Sud. Sebbene sia suggestivo ipotizzare che brevi periodi di malattia possano nascondere comportamenti assenteisti, è difficile dimostrarlo concretamente.

Tuttavia, dopo la crisi pandemica del 2020/2021, il numero di licenziamenti nel pubblico impiego per assenze ingiustificate è tornato ad aumentare. Sebbene la percentuale di dipendenti pubblici licenziati per “infedeltà” sia minima, pari solo allo 0,01 per cento del totale, i dati mostrano una tendenza in crescita: nel 2018, 196 persone sono state licenziate per assenze ingiustificate o falsa attestazione della presenza in servizio; nel 2019 il numero è salito a 221, mentre nel 2020 e nel 2021 – anni segnati dal Covid e dall’ampio uso dello smart working – è sceso rispettivamente a 188 e a 161. Nel 2022, infine, i licenziamenti sono aumentati nuovamente, raggiungendo quota 310, con un incremento del 58,1% rispetto al 2018.

Le regioni con più giorni d’assenza: Calabria in testa

Nel 2023, l’analisi dei giorni di malattia in Italia ha rilevato una media di 8,5 giorni per lavoratore. Nel settore pubblico, la media è stata di 8,3 giorni, leggermente inferiore rispetto al settore privato, dove è stata di 8,6 giorni. Tuttavia, rispetto al 2017, la situazione è nettamente migliorata: la media nazionale è infatti diminuita del 16%.

Le differenze regionali restano comunque significative. La Calabria è la regione con il maggior numero di giorni di malattia: i lavoratori calabresi sono rimasti a casa in media per 15,3 giorni (9,6 giorni nel settore pubblico e ben 18,8 nel privato). Questo valore è praticamente il doppio rispetto a quello registrato in Emilia Romagna e in Veneto, dove la media è stata di 7,8 giorni. Dopo la Calabria, i lavoratori con il maggior numero di assenze sono quelli della Basilicata, con una media di 10,2 giorni, seguiti dai lavoratori della Valle d’Aosta con 9,7 giorni, della Sardegna con 9,6 giorni e del Molise con 9,4 giorni. Rispetto al 2017, tutte le regioni hanno registrato un calo delle giornate medie di assenza per malattia, con punte del -20% nel Mezzogiorno, e un record del -23% in Calabria.

Ecco un elenco puntato delle regioni italiane, ordinate in base al totale delle giornate di malattia nel 2023, dal numero più alto al più basso:

  • Calabria: 15,3 giorni
  • Basilicata: 10,2 giorni
  • Valle d’Aosta: 9,7 giorni
  • Sardegna: 9,6 giorni
  • Molise: 9,4 giorni
  • Umbria: 9,3 giorni
  • Abruzzo: 9,2 giorni
  • Puglia: 9,2 giorni
  • Friuli Venezia Giulia: 9,0 giorni
  • Sicilia: 8,7 giorni
  • Piemonte: 8,6 giorni
  • Marche: 8,6 giorni
  • Campania: 8,4 giorni
  • Liguria: 8,4 giorni
  • Toscana: 8,3 giorni
  • Lombardia: 8,2 giorni
  • Trentino Alto Adige: 8,0 giorni
  • Lazio: 7,9 giorni
  • Emilia Romagna: 7,8 giorni
  • Veneto: 7,8 giorni