Italia verso il riarmo, le rivelazioni di Crosetto su missili e F-35

Crosetto spinge sulla Difesa e l’Italia aumenta missili, spesa e alleanze, mentre l’industria bellica si muove nel quadro europeo del riarmo

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Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

Pubblicato: 28 Maggio 2025 08:00

Negli ultimi mesi il tema del riarmo dell’Italia è tornato al centro del dibattito pubblico e politico. Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha proprio da poco precisato che l’obiettivo dell’Italia non è “perseguire il riarmo”, bensì costruire una difesa efficiente, dopo anni di minori investimenti seguiti alla Guerra Fredda.

Le parole di Crosetto si inseriscono in uno scenario in trasformazione: l’Europa, sospinta dalla guerra in Ucraina e da una crescente incertezza globale, si ritrova costretta a riscoprire la dimensione militare del potere. L’Italia, come altri Stati continentali, si muove con cautela ma decisione verso il rafforzamento delle proprie capacità difensive. Non per scelta ideologica, ma per necessità geopolitica.

Crosetto rompe il silenzio: l’Italia si sta riarmando?

Il ministro Guido Crosetto ha annunciato un incremento deciso della produzione nazionale di missili:

  • +40% nel 2025,
  • +100% nel 2026.

Ma non è la quantità a raccontare tutto. È il segnale. Il sistema Samp-T, le cui consegne inizieranno entro 18 mesi, diventa così simbolo di una mutata postura strategica.

Crosetto ha chiarito che non si tratta di una corsa ideologica al riarmo, ma di un adeguamento funzionale alla nuova fase storica che stiamo vivendo.

L’Italia, come altri attori europei, non può permettersi incertezze secondo il ministro: deve dimostrare di avere la capacità di rispondere. Più che una scelta politica, il rafforzamento militare appare come un passaggio obbligato dettato dalla realtà strategica.

Difesa italiana: quanto spendiamo e dove vanno i miliardi di euro

Dal 2014, infatti, i Paesi Nato (Italia inclusa) si sono impegnati a portare la spesa per la difesa al 2% del Pil entro il 2028. Nel 2024-2025 l’Italia è ancora sotto questo obiettivo, a circa 1,5% del Pil, pari a 33 miliardi di euro l’anno.

Il bilancio del Ministero della Difesa per il 2025 ammonta a circa 32 miliardi di euro, in aumento di 2 miliardi sul 2024 e del 60% rispetto a dieci anni fa.

Di questi fondi, una larga parte copre i costi fissi:

  • personale;
  • pensioni;
  • missioni.

Circa 13 miliardi sono destinati nel 2025 all’acquisto di nuovi armamenti e tecnologie.

F-35, missili Samp-T, carri armati: cosa sta comprando l’Italia

Tra aprile 2024 e maggio 2025, il governo italiano ha quindi rafforzato gli stanziamenti per la difesa, avviando investimenti pluriennali in diversi programmi.

Sono stati pianificati ordini aggiuntivi di caccia Eurofighter Typhoon, F-35, missili Samp-T, droni armati, sistemi radar, velivoli da sorveglianza e aerocisterne.

La Marina Militare sta ampliando la flotta con nuove fregate, sottomarini, cacciatorpediniere e pattugliatori, mentre l’Esercito riceverà carri armati Panther, veicoli Lynx e lanciarazzi Hmars. In parallelo si punta al rinnovamento dell’artiglieria e della componente elicotteri.

Iveco Defence, Leonardo & Co.: la corsa all’industria bellica italiana

Il potenziamento militare va di pari passo con una crescente attenzione per l’industria della difesa. Un caso emblematico è Iveco Defence Vehicles, messa in vendita da Iveco Group nel 2025. Diversi attori europei si contendono l’azienda, tra cui Leonardo, CSG (Repubblica Ceca) e altri gruppi. Il governo italiano è pronto ad attivare strumenti di golden power per tutelare questo settore strategico.

Aziende come Leonardo, Fincantieri, MBDA Italia sono coinvolte in grandi progetti europei: droni, carri, missili e navi del futuro si disegnano anche in Italia.

L’Europa si arma in silenzio: il piano ReArm e il ruolo dell’Italia

Il rafforzamento della Difesa italiana si inserisce in una cornice più ampia: il piano ReArm Europe, lanciato nel 2025 dalla Commissione Ue, prevede 800 miliardi di euro in incentivi per aumentare la spesa militare degli Stati membri. L’Italia punta a salire gradualmente verso il 2% del Pil, ma potrebbe raddoppiare gli investimenti entro il 2027 se le risorse Ue verranno sbloccate.

Bruxelles finanzia anche programmi come Asap (per aumentare la produzione europea di munizioni) e l’European Defence Fund, che coinvolge molte aziende italiane.