Le patate, alimento che non manca mai in tavola, stanno attraversando un periodo di crisi, segnato da ondate di rincari che rischiano di compromettere il loro status di “cibo povero” per eccellenza. I prezzi al consumo delle patate hanno registrato un aumento di 15 centesimi rispetto all’anno precedente, mentre i costi di produzione sono schizzati alle stelle.
Crisi patate: prezzi in aumento
In Italia i prezzi delle patate sono in aumento, mentre in Germania e Francia la produzione è in forte calo. Anche la Spagna è in crisi, tanto da azzerare le esportazioni per soddisfare il fabbisogno interno. Il caso spagnolo è l’anticamera dei problemi dei prezzi in Italia, che stanno aumentando mese dopo mese. Al 30 settembre il dato era di +15 centesimi, un ulteriore aumento rispetto a quelli precedenti e che si aggiunge al dato dell’inflazione sul carrello, che pesa 256 euro in più all’anno.
Tra le cause degli aumenti il cambiamento climatico, ma anche la proliferazione degli elateridi e il divieto in Italia di utilizzare specifici principi chimici per la coltivazione. Secondo i dati forniti da Unapa, Unione Nazionale tra le Associazioni dei Produttori di Patate e promotrice italiana del progetto Ue Potatoes Forever!, in Europa sono stati persi 11mila ettari coltivati a patate solo nell’ultima campagna. In particolare, il comparto del tubero ha subito l’impatto più grave: le abbondanti piogge hanno influito negativamente sui rendimenti e sulla qualità del raccolto, causando il declassamento e lo scarto di grandi quantità di prodotto.
La situazione è ulteriormente complicata dalla pressione esercitata dall’industria dei trasformati. Questo settore rappresenta oltre il 60% dei consumi finali nei Paesi OCSE e i produttori di patate si trovano a dover competere con la domanda crescente di prodotti trasformati come purè, patatine e altri alimenti preconfezionati. Sono questi i mercati più lucrativi per molti agricoltori, che distolgono l’attenzione dalla produzione di tuberi freschi.
In Italia un mercato di importazione
Le proiezioni indicano un aumento della domanda di patate del 70% entro il 2030, suggerendo che molti agricoltori potrebbero essere incentivati a convertirsi a contratti più proficui con l’industria, a scapito della produzione per il consumo diretto. Con la crescente attenzione alla sostenibilità e alla qualità dei prodotti alimentari, è probabile che il mercato continui a spostarsi verso varianti più elaborate delle patate, aumentando ulteriormente la pressione su chi coltiva patate destinate alla vendita diretta.
In Italia, la dipendenza dalle importazioni di tubero è un’altra preoccupazione. Nel 2023, secondo dati Istat, le importazioni hanno sfiorato le 865mila tonnellate, segnando un incremento del 33% rispetto al 2022, mentre le esportazioni si sono limitate a sole 100mila tonnellate.
Difficoltà durante semina: cala la produzione
Le semine di quest’anno sono state irregolari, costringendo i produttori a utilizzare varietà di patata disponibili al momento, spesso di grosso calibro, non comunemente utilizzate dagli agricoltori professionali. Anche se le superfici coltivate a patate in Italia si sono mantenute in linea con gli anni precedenti, circa 47mila ettari, il raccolto del 2023 è stato uno dei più scarsi degli ultimi dieci anni. Davide Vernocchi, presidente del consorzio Apo Conerpo, commenta che questo aumento dei prezzi è dovuto a un raccolto deficitario e che, nonostante un lieve calo attuale, le sfide rimangono significative.
Un’altra preoccupazione riguarda gli alimenti confort della stagione fredda, come la zucca. Secondo un recente dato, anche la produzione di zucche in Italia ha subito un significativo calo, influenzando i prezzi e la disponibilità.