Parità di genere, lo studio Ipsos per la Giornata Internazionale della Donna: le generazioni più giovani sono anche le più arretrate

Quando si tratta della parità di genere, i giovani appartenenti alla Gen Z e Millennials non sono i più progressisti

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Giorgio Pirani

Giornalista economico-culturale

Giornalista professionista esperto di tematiche di attualità, cultura ed economia. Collabora con diverse testate giornalistiche a livello nazionale.

Il 8 marzo si commemora la Giornata Internazionale della Donna, un evento annuale volto a riflettere sulle conquiste sociali, economiche e politiche ottenute, nonché sulle discriminazioni e violenze ancora subite dalle donne in tutto il mondo.

Anche quest’anno, Ipsos ha condotto un nuovo sondaggio internazionale in collaborazione con il Global Institute for Women’s Leadership del King’s College di Londra, analizzando le opinioni predominanti delle persone in 31 Paesi, inclusa l’Italia, in occasione della Giornata Internazionale della Donna 2024.

Le opinioni sulla parità di genere dai Gen Z ai Baby Boomer

Quando si tratta di parità di genere, le generazioni più giovani non sono necessariamente le più progressiste. Più della metà della Generazione Z e dei Millennials pensa che nel proprio Paese il progresso verso l’uguaglianza di genere sia già abbastanza avanzato (57% Generazione Z, 60% Millennials), mentre meno della metà dei Baby Boomer (43%) condivide questa opinione. Sul tema se sia richiesto troppo agli uomini per promuovere l’uguaglianza, meno della metà dei Baby Boomer è d’accordo (43%), ma questa percentuale aumenta tra i Millennials (57%) e la Generazione Z (54%).

Tra le generazioni più giovani, si osservano maggiori differenze di opinioni rispetto alle generazioni più anziane, che tendono ad essere più omogenee sui temi della parità di genere. Ad esempio, riguardo all’affermazione che un uomo che si prende cura dei figli a casa sia meno virile, solo l’11% degli uomini e il 10% delle donne Baby Boomer sono d’accordo, mentre tra la Generazione Z c’è un divario del 11% tra uomini e donne, con il 31% degli uomini e il 20% delle donne che concordano. Inoltre, c’è una maggiore discrepanza di genere tra uomini e donne della Generazione Z riguardo all’affermazione che il progresso verso l’uguaglianza di genere possa discriminare gli uomini, con il 60% degli uomini e il 40% delle donne d’accordo.

La maggior parte delle persone riconosce l’importanza del sostegno maschile per l’uguaglianza di genere. Quasi due terzi (65%) a livello internazionale concordano sul fatto che le donne non raggiungeranno l’uguaglianza senza l’azione attiva degli uomini a sostegno dei loro diritti (in Italia questa percentuale scende al 57%). Una percentuale simile (64%, in aumento dell’8% dal 2018) ritiene che ci siano azioni concrete che possono essere intraprese per promuovere la parità di genere (68% in Italia).

Leader donna o uomo, le persone non hanno preferenze

In generale, le persone tendono a non manifestare una preferenza di genere per i propri leader, sia nel contesto politico che imprenditoriale. Infatti, rispettivamente il 57% e il 58% del campione afferma di non avere una preferenza specifica tra un leader uomo o donna. Tuttavia, l’esperienza personale svolge un ruolo significativo in questo contesto.

Più un individuo ha avuto esperienza di leadership sia maschile che femminile, meno è probabile che il genere del leader sia un fattore determinante. Ad esempio, il 70% delle persone che hanno avuto esperienza con un leader politico uomo o donna non manifesta una preferenza basata sul genere.

Analogamente, due terzi (66%) di coloro che hanno lavorato con leader aziendali sia uomini che donne non esprimono una preferenza di genere. Tuttavia, coloro che hanno avuto solo leader uomini o solo leader donne tendono più frequentemente a preferire lo stesso genere (rispettivamente il 46% e il 59%).

Infine, le persone mostrano una leggera inclinazione verso i leader del proprio sesso, con il 22% delle donne che preferisce una leader donna (rispetto al 12% degli uomini) e il 26% degli uomini che preferisce un leader uomo (rispetto al 17% delle donne). L’opinione generale suggerisce che il genere non incida significativamente sulla percezione della capacità di un leader di ottenere successo economico e finanziario.