L’occupazione femminile crolla con i figli: i dati Istat

Brutte notizie con gli ultimi dati Istat: le donne e madri lavoratrici hanno sempre più difficoltà a conciliare entrambe le cose. L'istruzione influenza il tasso di occupazione

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Francesca Secci

Giornalista

Giornalista pubblicista con esperienza in redazioni rilevanti, è specializzata in economia, finanza e geopolitica.

Secondo le recenti tabelle diffuse dall’Eurostat sull’occupazione delle donne in Italia nel 2022, affiora un quadro complesso e interessante che mette in luce la relazione tra lavoro, maternità e livello di istruzione. I dati raccolti mostrano che, tra le donne italiane di età compresa tra i 25 e i 54 anni, il 62% è impiegato. Questa percentuale subisce significative variazioni in base al numero di figli e al livello di istruzione.

Donne e madri lavoratrici: conta il livello di scolarizzazione

In particolare, è emerso che la percentuale di donne occupate senza figli sale al 64,7%, mentre crolla drasticamente al 40,9% per quelle con tre o più figli. Questa discrepanza sottolinea un chiaro impatto della maternità sull’occupazione femminile nel paese.

Ciò che è ancora più chiaro, guardando i numeri, è l’influenza del livello di istruzione sul tasso di occupazione delle donne, che sembra superare l’effetto del numero di figli. Ad esempio, tra le donne con tre o più figli, lavora il 77,6% di coloro che hanno una laurea, mentre solo il 21,3% di quelle che hanno completato solo la terza media sono occupate.

C’è quindi una chiara correlazione tra istruzione e opportunità lavorative, con le donne più istruite che mostrano una maggiore facilità nel trovare lavoro, anche di fronte alle sfide della maternità.

Inoltre, l’età dei figli sembra giocare un ruolo significativo nel determinare le possibilità di impiego delle donne. Nel caso in cui i figli abbiano meno di 6 anni, solo il 16,7% delle donne con una formazione scolastica fino alla terza media è occupato, mentre ben il 73,3% di quelle laureate riesce a mantenere un lavoro.

L’occupazione femminile è correlata alla genitorialità

Nel corso del 2022, più di 44.000 madri hanno scelto di dimettersi dal loro lavoro, a causa delle difficoltà incontrate nel conciliare la carriera professionale con la cura dei figli. Questo fenomeno è stato evidenziato dai dati dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro.

Le dimissioni validate nell’anno 2022 rappresentano un aumento del 17,1% rispetto all’anno precedente, con il 72,8% dei provvedimenti riguardanti le donne, pari a 44.669 dimissioni convalidate. La maggior parte di queste dimissioni (il 63%) è motivata dalla difficoltà di gestire contemporaneamente l’impiego e la cura dei figli. Il 58% delle dimissioni riguarda lavoratori/lavoratrici con un solo figlio o in attesa del primo, confermando che la fase immediatamente successiva alla maternità è cruciale per il mantenimento dell’occupazione femminile.

La difficoltà delle mamme lavoratrici è confermata anche dai dati di Confcommercio, che evidenziano un tasso di partecipazione femminile al mercato del lavoro pari al 48,2% nel 2022, ben 11 punti percentuali al di sotto della media dell’Unione Europea. Il gap è ancora più evidente al Sud, dove il tasso di partecipazione femminile è del 35,5%, indietro di oltre 24 punti rispetto alla media europea.

Secondo l’indagine condotta da Confcommercio, se l’Italia riuscisse ad aumentare il livello di partecipazione delle donne al mercato del lavoro fino al livello europeo, ci sarebbero 2,3 milioni di occupate in più. Il settore terziario si rivela particolarmente attrattivo per le donne, con un’occupazione femminile pari al 47,5%, superiore alla media complessiva delle attività economiche.

Mentre nel complesso del mercato del lavoro la componente femminile è cresciuta del 13,3% nel quadriennio 2019-2023, nel settore terziario l’aumento delle donne è stato ancora più significativo, pari al 15,8%.