Il fallimento di Northvolt danneggia Volkswagen e anche l’Ue, esposta per 300 milioni

Northvolt ha profondi legami con le più grandi case automobilistiche europee e con l'Ue e il suo fallimento sta danneggiando tutti

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Matteo Runchi

Editor esperto di economia e attualità

Redattore esperto di tecnologia e esteri, scrive di attualità, cronaca ed economia

Pubblicato: 26 Novembre 2024 12:58

La richiesta di amministrazione straordinaria di Northvolt sta danneggiando alcune delle aziende e istituzioni che avevano scommesso nella società svedese di batterie al litio per auto elettriche. Su tutte c’è Volkswagen, maggiore azionista dell’azienda che è stata costretta a svalutare la sua partecipazione in un periodo già di forte crisi.

Anche l’Unione europea ha però subito un duro colpo. La Commissione europea aveva investito quasi 300 milioni di euro nell’ambito del suo progetto di finanziamento verso la transizione ecologica che avrebbe dovuto portare l’Ue all’autosufficienza per quanto riguarda la produzione di batterie. Un obiettivo che ora sembra sempre più lontano.

Come Northvolt ha danneggiato Volkswagen

Volkswagen è stata una delle prime realtà a credere nel progetto di Northvolt. Il gruppo possiede il 21% delle azioni dell’azienda svedese, che ha da poco chiesto l’amministrazione straordinaria negli Stati Uniti a fronte di un debito di 5 miliardi di euro. La crisi di Northvolt ha però progressivamente svalutato l’investimento fatto dal più grande produttore di auto europeo.

Nel 2021 la partecipazione di Volkswagen in Northvolt valeva 1,4 miliardi di euro. Già nel 2023 era scesa a 693 milioni. Con il fallimento della società svedese a un passo, la situazione si è ulteriormente deteriorata. Di fatto una scommessa persa per il colosso tedesco, che dovrà aggiungere queste perdite alla crisi che comporterà un taglio delle spese da più di 5 miliardi di euro.

Volkswagen è però stata anche in grado di tutelarsi, concentrandosi maggiormente per quanto riguarda le batterie per auto elettriche, sulla propria azienda controllata PowerCo, creata in collaborazione con la belga Umicore. Si tratta di un investimento da 3 miliardi di euro che punta a produrre in Europa i materiali necessari alla fabbricazione di batterie al litio. L’obiettivo è raggiungere una capacità annuale di 160 GWh, che basterebbe per alimentare 2,2 milioni di veicoli.

L’Ue e le aziende di batterie al litio

Non sono state soltanto le grandi case automobilistiche europee a investire in Northvolt. Anche l’Ue aveva riposto la sua fiducia in quella che, per diversi anni, è sembrata la migliore possibilità dell’Europa di competere con Asia e Usa nel mercato delle batterie al litio. Attraverso il Fondo europeo per gli investimenti strategici, che fa riferimento alla Banca europea per gli investimenti, la Commissione europea aveva elargito a Northvolt un prestito da 298 milioni di euro.

Il finanziamento faceva parte del piano che avrebbe dovuto portare l’Europa a produrre 790 GWh di batterie entro il 2030, sufficienti per l’assemblaggio di 15 milioni di veicoli elettrici e anche per garantire l’autonomia del continente dall’estero in un settore cruciale per la transizione energetica.

Un piano che continua soprattutto con la costruzione di diverse “gigafactory”, fabbriche che producono batterie elettriche, in tutta Europa, come quella che Stellantis dovrebbe edificare presso l’impianto di Saragozza, in Spagna. I progetti sono in tutto 30, con una capacità prevista di 167 GWh, e il loro avanzamento sarebbe in linea con le previsioni della Commissione europea.