La produzione di miele in Italia ha subito un calo significativo del 12% nel 2023, con un raccolto di 22.000 tonnellate rispetto all’anno precedente.
Questo dato, presentato da ISMEA al Salone del Gusto di Torino il 28 ottobre 2024, riflette un trend preoccupante, legato principalmente ai cambiamenti climatici che compromettono le fioriture, penalizzando la resa degli alveari.
Crisi e sfide per il miele italiano
A fronte di un aumento del 32% nel numero di apicoltori e del 23% degli alveari rispetto al 2019, la produzione non riesce a tenere il passo, evidenziando un grave squilibrio nel settore.
Il cambiamento climatico si conferma come il principale fattore limitante, con condizioni meteoclimatiche avverse che alternano eventi opposti, come siccità e piogge eccessive, influendo negativamente sulla produzione di miele. Nonostante gli sforzi degli oltre 75.000 apicoltori italiani, la produzione nazionale riesce a coprire solo il 50% del consumo interno, confrontandosi con un mercato globale dominato da prezzi molto bassi e prodotti di qualità variabile.
C’è da dire inoltre che, nonostante un consumo pro-capite annuo in Italia stimato a circa 700 grammi, superiore alla media europea di 600 grammi, il settore del miele sta affrontando un calo dei consumi domestici, soprattutto tra le fasce più giovani. Attualmente, il 43% degli acquirenti ha oltre 63 anni, mentre solo il 6% rientra nella fascia sotto i 34 anni.
Per contrastare questa tendenza, è stata lanciata una campagna di sensibilizzazione per promuovere la cultura del miele, rivolta soprattutto ai giovani. La campagna prevede attività didattiche e degustazioni, insieme a una forte presenza sui social media attraverso TikTok e Instagram, con l’obiettivo di raggiungere un pubblico più ampio e trasmettere il valore del miele italiano.
Il futuro del miele italiano dipenderà infatti dalla capacità del settore di affrontare le sfide del cambiamento climatico e del mercato globale, senza perdere di vista la qualità come elemento centrale.
Come influisce il calo della produzione sul prezzo e sulla qualità
Il calo della produzione potrebbe incidere sui prezzi del miele italiano, soprattutto in un mercato già influenzato dalle importazioni a basso costo, in un mercato globalizzato dove le importazioni a basso costo di miele proveniente da altri Paesi rappresentano una forte concorrenza. Questi prodotti, spesso di qualità inferiore, possono comprimere i margini di profitto dei produttori italiani, costringendoli a vendere a prezzi competitivi, talvolta a scapito della sostenibilità delle loro pratiche.
Tuttavia, la qualità del miele italiano rimane un “unicum” da proteggere. Il patrimonio di biodiversità, le tradizioni apistiche e il know-how locale conferiscono al prodotto caratteristiche uniche e un valore aggiunto che va oltre il semplice prezzo. Questi aspetti sono fondamentali per mantenere l’identità sul mercato, creando un legame emotivo con i consumatori che scelgono di sostenere le produzioni locali.
Rischi e conseguenze
I rischi e le conseguenze del calo nella produzione di miele italiano possono essere analizzati da diverse angolazioni:
La riduzione della produzione di miele può portare a una minore attenzione verso la protezione delle api e degli ecosistemi in cui operano, aggravando la crisi della biodiversità. Questo perché, quando la produzione di miele diminuisce, anche i guadagni degli apicoltori possono calare, il che può spingere alcuni a ridurre gli investimenti nella cura delle api e nella manutenzione degli alveari, poiché non vedono un ritorno economico sufficiente
Se i produttori cercano di compensare la diminuzione della quantità con metodi meno sostenibili o di qualità inferiore, la reputazione del miele italiano potrebbe risentirne. E con la produzione nazionale in calo, inoltre, l’Italia potrebbe diventare più dipendente dalle importazioni di miele, esponendosi a prodotti di qualità inferiore e a prezzi più competitivi, che possono ridurre ulteriormente il mercato per il miele locale.
L’erosione del settore apistico può portare alla perdita di pratiche tradizionali e di conoscenze locali, che sono parte integrante della cultura gastronomica italiana. La crisi del miele potrebbe influenzare anche altri settori collegati, come l’agricoltura, dato il ruolo cruciale delle api nella pollinazione e nella produzione di molti alimenti, con perdite economiche anche per le aziende agroalimentari che utilizzano il miele come ingrediente, che potrebbero essere costrette a ridurre o addirittura a chiudere le proprie attività. Ciò comporta una diretta perdita di posti di lavoro non solo per gli apicoltori, ma anche per coloro che lavorano nelle aziende che forniscono attrezzature, materiali e servizi legati all’apicoltura.
Non è nemmeno da sottovalutare un altro fattore importante, ovvero bisogna ricordare che miele è utilizzato in molti prodotti alimentari, dalle marmellate ai dolci. La crisi del settore apistico può influenzare la disponibilità e il prezzo del miele, incidendo sui costi di produzione per le aziende agroalimentari, con tutto quello che questo comporta sui prezzi per il consumatore finale.
Per affrontare le sfide legate al calo della produzione e alla concorrenza dei prezzi e dei consumi, MASAF e ISMEA hanno presentato un nuovo Sistema di Qualità Nazionale per i mieli. Questo sistema si propone di stabilire parametri più restrittivi e rigidi che garantiscano la naturalità e la salubrità del miele prodotto in Italia.
Il nuovo Sistema di Qualità Nazionale del miele
Il nuovo Sistema di Qualità Nazionale del miele punta a introdurre nuove regole non solo per la gestione degli alveari, ma anche le pratiche di lavorazione e conservazione del prodotto. Queste linee guida mirano a garantire che ogni fase della produzione rispetti standard di qualità elevati, riducendo al minimo l’uso di sostanze chimiche e assicurando il benessere delle api.
Un altro aspetto cruciale del nuovo sistema riguarda la tracciabilità. I consumatori moderni sono sempre più attenti alla provenienza dei prodotti che acquistano, e la trasparenza in questo senso è fondamentale. Le etichette dovranno fornire informazioni dettagliate sulla provenienza, le caratteristiche organolettiche e le certificazioni di qualità, permettendo ai consumatori di fare scelte informate.
Il nuovo Sistema di Qualità Nazionale punta a rafforzare il posizionamento del miele italiano sul mercato, facendo leva sulla qualità come principale valore aggiunto. Questo approccio non solo protegge i produttori locali, ma rappresenta anche un’opportunità per rilanciare il consumo di miele in Italia. Un miele di alta qualità, certificato e tracciabile, può conquistare fette di mercato più ampie, anche all’estero, dove i consumatori sono disposti a pagare di più per prodotti che garantiscono elevati standard qualitativi e sostenibili.