Il discorso di ieri alla Camera di Giancarlo Giorgetti apre i lavoro per la Manovra 2025, che sarà approvato dal Consiglio dei ministri entro il 20 settembre e votato in Parlamento entro la fine dell’anno. Un lavoro non semplice, come afferma lo stesso ministro, che ha rassicurato i partiti sul coinvolgimento del Parlamento ma ribadendo che le possibilità di aumentare la spesa sono limitate. Dalle pensioni al fisco, ecco tutte le misure confermate e quelle a rischio.
Attenzione alla procedura per deficit dell’Ue
Una delle questioni che saranno centrali nella Manovra saranno le nuove regole Ue sulle procedure nazionali di bilancio, con il Governo che dovrà stare attento ad attenersi a certi livelli di spesa, alla luce anche della procedura di infrazione per deficit eccessivo.
Il 19 giugno 2024 ha segnato l’avvio ufficiale della procedura per deficit eccessivo nei confronti dell’Italia. La Commissione Europea ha infatti inserito l’Italia nella lista dei Paesi da sanzionare per il mancato rispetto dei parametri del deficit al 3% e del debito al 60% del Pil. Oltre all’Italia, sotto la lente dell’Unione Europea ci sono anche Belgio, Francia, Ungheria, Malta, Polonia e Slovacchia.
La nuova Commissione Europea entrerà formalmente in carica tra novembre e dicembre e, come ogni anno, sarà incaricata di esprimere un giudizio sul Piano strutturale di bilancio che il governo presenterà entro il 20 settembre. Intervenendo al question time a Montecitorio, il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha rassicurato che l’intero Piano sarà votato dal Parlamento.
Resta il taglio del cuneo fiscale
Le rassicurazioni del ministro sul coinvolgimento del Parlamento non si estendono all’aumento della spesa per finanziare vecchie e nuove misure. Fa eccezione il taglio del cuneo fiscale, che secondo i calcoli del governo può contare su risorse per 11 miliardi di euro per la proroga.
Una misura che ha portato non poche polemiche negli ultimi mesi. L’Ufficio Parlamentare di Bilancio (Upb) nei giorni scorsi aveva lanciato un allarme sulla riconferma della decontribuzione per le soglie di reddito di 25mila e 35mila euro: si genera una distorsione per chi supera i 35mila euro lordi l’anno con una perdita di 1.100 euro circa nel corso dei 12 mesi.
Secondo il ministro Giorgetti, la conferma del taglio degli oneri contributivi in busta paga è pronta a ricevere il via libera e non verrà “sacrificata” per aumentare le spese militari. “Il taglio del cuneo contributivo è la prima priorità e sarà assolutamente confermato. Non intendo mettere in discussione una sorta di “trade off” tra questo e le spese per la Difesa, che saranno gestite esattamente all’interno del quadro delle deroghe”, ha affermato il ministro in Aula.
Proprio in tema Difesa, in merito all’incremento delle spese per raggiungere l’obiettivo del 2% del Pil, impegno riconfermato dalla premier Giorgia Meloni in occasione del vertice Nato di Washington, il governo sembra orientarsi verso una deroga del Patto di Stabilità.
Rivoluzione pensioni, addio Quota 41?
Capitolo pensioni: Giorgetti, pur assicurando che da parte sua “non c’è alcuna intenzione di rinnegare la giusta aspettativa di pensionamenti anticipati”, invita alla prudenza. “Quello che è stato fatto nell’ultima legge di Bilancio era il massimo possibile, dato il quadro di finanza pubblica particolarmente complesso, ed eventuali nuovi interventi devono tenere conto della sostenibilità,” ha detto il ministro dell’Economia, frenando in qualche modo proposte come Quota 41 della Lega.
A fine anno, scadranno le proroghe delle misure introdotte dalla Legge di Bilancio 2024, tra cui la nuova versione di Quota 103 con penalizzazioni e il pensionamento anticipato tramite Opzione Donna e Ape Sociale, che hanno requisiti d’accesso ristretti. Pertanto, sarà necessario decidere la linea d’azione: procedere con una riforma del sistema pensionistico oppure, seguendo la prassi degli anni passati, optare per la proroga delle misure attualmente in vigore.
A tal proposito, il Cnel ad ottobre aveva istituito il gruppo di lavoro “Riforma e prospettive del sistema previdenziale”, con il compito di elaborare risposte sul futuro del sistema previdenziale. Secondo il cronoprogramma, entro la fine di luglio sarà predisposto un documento che evidenzierà le criticità del sistema e traccerà le linee guida per la riforma.
Spese nella sanità, un miliardo in più per il 2025
E mentre al Senato si avvia la discussione sul decreto per ridurre le liste d’attesa, la Corte dei Conti, in audizione a Montecitorio, ha lanciato un allarme legato alla spesa della sanità in Italia. L’organismo ha messo in evidenza che “il livello di spesa sanitaria è più contenuto rispetto ad altri Paesi dell’Unione Europea”. Inoltre, la Corte ha rilevato una crescita consistente della spesa sanitaria privata, sottolineando la necessità di “mantenere un livello elevato di spesa pubblica per fermare il declino” del sistema sanitario nazionale.
Nella Manovra 2024, il Fondo Sanitario Nazionale è stato incrementato di 3 miliardi di euro, un segnale importante ma parziale. Per il 2025, le aspettative indicano un ulteriore aumento di 4 miliardi di euro, portando il Fsn a raggiungere i 135,3 miliardi di euro. Tuttavia, è cruciale considerare che nel 2024 ben 2,4 miliardi di questi fondi sono stati destinati ai rinnovi contrattuali 2022-2024 del personale dipendente e convenzionato, così da ridurre significativamente le risorse disponibili per altre priorità nel settore sanitario. Bisognerà attendere se per il 2025 resteranno i 4 miliardi già decisi o verranno aumentati.
Le misure a rischio
Tra le proposte che verranno tagliate, avevamo già parlato prima dei probabili accantonamenti di Quota 103, Opzione Donna e Ape Sociale, ma non sono le sole misure che rischiano di essere tagliate: in attesa di rinnovo c’è la riduzione dell’Irpef (l’imposta sui redditi), che interessa 25 milioni di contribuenti, con benefici che variano da pochi euro fino a 260 euro l’anno per i redditi più alti. A rischio sono anche gli sconti per incentivare le assunzioni, il supporto per le mamme lavoratrici con due figli, la Carta acquisti “Dedicata da te” da 500 euro destinata alle famiglie più in difficoltà e la riduzione del Canone Rai da 90 a 70 euro.