Sono molti gli strumenti finanziari che permettono di mettere al sicuro il patrimonio dall’inflazione o di generare utili.
Gli italiani scontano però una scarsa alfabetizzazione finanziaria, che spesso si traduce nella perdita di occasioni interessanti. Si preferisce talvolta tenere i soldi sotto il classico materasso, nella sua versione rivisitata che corrisponde al conto corrente o al conto deposito della propria banca, ignorando il fatto che esistono strumenti di gran lunga più indicati anche, eventualmente, al fine di assicurarsi una terza età più agiata tramite un fondo pensione.
QuiFinanza ne ha discusso con il consulente finanziario Alberto Conti, di contialbertoinvest.com, che ha posto alcuni punti fermi e ha fatto piazza pulita dei luoghi comuni.
Quali strumenti di risparmio consiglia per obiettivi a breve, medio e lungo termine?
Gli strumenti da utilizzare sono molto diversi tra loro e l’elemento determinante nella scelta è proprio l’orizzonte temporale. Nel breve periodo (12-24 mesi) si possono utilizzare fondi obbligazionari con duration breve, possibilmente in valuta euro e nel comparto High Yield in modo da poter ottenere rendimenti migliori rispetto ai depositi bancari e i classici Bot o Pct. Nel medio periodo (3-5 anni) ci si può orientare sugli stessi strumenti, ma integrando con fondi azionari estremamente diversificati per aree geografiche e settori. Nel lungo periodo (oltre i 5 anni) la parte “core” di portafoglio dovrebbe essere composta da gestioni patrimoniali azionarie, Etf o fondi comuni, e per i clienti private i fondi alternativi non quotati, real estate e altri asset come l’oro.
Vale la pena ribadirlo: nella scelta degli strumenti finanziari occorre tenere presente l’orizzonte temporale sul quale si intende operare, ed è fondamentale che gli investimenti siano estremamente diversificati per aree geografiche e settori.
La gestione va intesa come una sorta di contenitore: in quest’ottica, se alcuni elementi si rivelano negativi ce ne saranno pur sempre altri di positivi che andranno a compensare. Ciò che conta è il risultato finale. Mai rincorrere la moda del momento e mai fissarsi su singoli settori.
Si prenda, ad esempio, l’ambito degli investimenti sostenibili che rispetto agli obiettivi fissati in origine potrebbe subire delle modifiche relativamente alle scadenze in determinati ambiti. I regolatori europei, come nel caso dell’automotive, non hanno sempre perfettamente il polso della situazione per quanto riguarda il funzionamento dei vari settori produttivi. Talvolta tendono a ritenere che per cambiare una linea produttiva basti legiferare a colpi di regolamenti, quando in realtà si tratta di processi che richiedono anni e massicci investimenti.
I titoli di Stato, come i recenti Btp Valore, sono buoni investimenti?
Si tratta di strumenti di lungo periodo che non mi sento di demonizzare: possono anche rivelarsi utili, ma solo a patto di non investire in essi più del 10% del capitale che si ha a disposizione. Affinché abbiano una certa efficacia i titoli di Stato vanno sicuramente portati a scadenza e non venduti prima.
Quali sono gli errori più comuni nella gestione dei risparmi, e quali strategie consiglia per evitarli?
Sono principalmente due gli errori più comuni e allo stesso tempo più gravi: il primo è lasciarsi coinvolgere dalle notizie dei media e tradire il proprio orizzonte temporale con cambiamenti continui di portafoglio confondendo una allocazione strategica con una strategia tattica, in pratica “rincorrendo” le notizie, posizionandosi a eventi ormai già accaduti. Un altro errore riguarda il generico sentimento di poca fiducia che ha il risparmiatore nel professionista che gestisce il portafoglio, e il sospetto che il costo del servizio sia la causa dei rendimenti bassi o nulli in determinate fasi del mercato. Evitare questi errori riduce al massimo la possibilità di trovarsi in situazioni spiacevoli. La strategia migliore è non guardare i propri investimenti tutti i giorni, specialmente se si è concordato un orizzonte temporale pluriennale.
Evitare di cavalcare le notizie del momento può sembrare controintuitivo, ma in realtà è la migliore strategia. È necessario ricordare che ogni situazione che su due piedi appare attraente potrebbe mutare molto velocemente. Di conseguenza, l’esposizione su un unico settore potrebbe non darci il tempo di cambiare indirizzo qualora le cose dovessero andare improvvisamente male. Per dirla con una battuta, se si insegue la moda del momento e, soprattutto, se non si diversifica, si fanno solo disastri!
In un contesto globale incerto, segnato da tensioni geopolitiche e cambiamenti climatici, quali tendenze finanziarie le sembrano più rilevanti per i risparmiatori e i piccoli investitori?
Il mercato ha una straordinaria capacità di adattarsi ad ogni contesto. Nel recente passato nemmeno la pandemia del Covid-19 è stata in grado di scardinare la fiducia nella crescita e resilienza dei mercati. Sicuramente quando accadono grandi shock bisogna dare il tempo agli operatori di riposizionarsi, specialmente quando a creare difficoltà sono proprio gli enti regolatori sovranazionali, tuttavia in un contesto di globalizzazione e concorrenza non passa molto tempo prima che l’offerta si adegui ad una nuova domanda o che la quota di mercato di una azienda in difficoltà non sia immediatamente occupata da un’altra. Non si cada nell’errore di temporeggiare nell’entrare sul mercato pensando di azzeccare il momento giusto, in questo o quel settore: basta diversificare per proteggersi dagli eventi imprevedibili.
Per chi vuole iniziare a investire in azioni, quali sono i passaggi fondamentali da seguire? Quali strumenti consiglia per orientarsi, e come si può definire una strategia coerente con i propri obiettivi?
Indubbiamente, chi si sta avvicinando al settore azionario dovrebbe evitare assolutamente di concentrarsi su singoli titoli. Bisognerebbe ridurre il rischio con una strategia di Piano di Accumulo di Capitale (Pac) su più settori non correlati tra loro o preferire meccanismi di Step In tipici delle gestioni patrimoniali.
Con i Pac andiamo sul sicuro, perché chi vuole iniziare a investire in azioni deve prima di tutto prendere confidenza con le fluttuazioni del mercato. I Pac permettono di abbassare di molto il grado di rischio, anche evitando di fare market timing perché, al di là delle previsioni generiche, nessuno sa davvero esattamente quando, ed esattamente di quanto, saliranno o scenderanno i mercati. Quindi entrare in un Pac con una cifra prestabilita ogni mese, per un periodo iniziale, può essere il miglior modo per approcciarsi al mercato.
Come valutare se un piano di previdenza complementare è davvero adatto al proprio profilo e alle proprie prospettive future? Ci sono segnali o indicatori da tenere d’occhio?
La previdenza complementare è sempre più incentivata dal legislatore, i motivi principali sono l’inesorabile declino degli istituti pubblici come l’Inps o le casse professionali e l’invecchiamento della popolazione. I fondi pensione di quasi tutte le banche e compagnie assicurative replicano essenzialmente la normativa del legislatore, diversificandosi tra loro più per le linee di investimento e i costi di gestione. Nella scelta della linea bisogna assicurarsi che sia principalmente o totalmente azionaria per i primi anni di contribuzione e poi a cinque anni dal pensionamento ridurre l’esposizione azionaria fino a zero a circa un anno dal pensionamento stesso. La quota da inserire nel fondo dovrebbe tener conto anche se il risparmiatore è lavoratore dipendente o libero professionista in regime ordinario, perché i vantaggi fiscali possono incidere in maniera rilevante sulla formazione del montante.
Facciamo un esempio: se mi mancano trent’anni per andare in pensione, dovrò scegliere una linea al 100% azionaria. Se, invece, dovessi optare per una linea obbligazionaria andrei a danneggiare seriamente il mio futuro montante.
Aggiungo che in generale, relativamente ai costi della previdenza complementare, quelli delle banche sono solitamente più bassi rispetto a quelli delle assicurazioni.
Un esempio di quei vantaggi fiscali accennati?
Relativamente ai fondi pensione, lo Stato garantisce una deduzione di 5.164,57 euro per chi è dipendente e per chi è in regime ordinario. Il fondo pensione può dunque essere utilizzato anche come investimento, oltre che come forma di previdenza, dal momento che lo Stato restituisce subito una buona percentuale di quello che viene versato.
Il trading online va sempre più di moda anche grazie alla diffusione delle app, ma quali sono i rischi?
L’attività di trading online non ricade nell’ambito degli investimenti, quanto in quelli del gioco d’azzardo o della mera speculazione. Il grave rischio è quello di lasciarsi possedere dall’avidità, andando incontro alle conseguenze del caso. Oggi almeno l’85% di chi opera sulle piattaforme di trading è destinato a perdere fino al 100% del suo capitale, un risultato nefasto e quasi impossibile con investimenti di tipo tradizionale.