Dall’inizio della guerra in Ucraina l’Unione europea si è trovata di fronte alla difficoltà di dover gestire l’emergenza energetica derivante dalle grandi quantità di gas che venivano – e in parte ancora vengono – importate dalla Russia. Il problema, oggi, è rappresentato dai contratti a lungo termine che legano ancora le aziende europee al gas russo, con Bruxelles che starebbe studiando delle opzioni legali che consentano a tali soggetti europei la rescissione dei contratti senza il pagamento di pesanti penali a Mosca.
Il piano Ue per la rescissione dei contratti sul gas russo
Così come riferito dal Financial Times, che a sua volte riporta il parere di tre funzionari Ue a conoscenza del piano, la Commissione europea avrebbe l’intenzione di dichiarare la forza maggiore per permettere alle aziende importatrici di gas russo di recedere i propri contratti di fornitura ancora attivi. In questo modo i soggetti economici non sarebbero tenuti a pagare dei costi aggiuntivi a Mosca che, se corrisposti, vanificherebbero l’intento europeo.
Per comprendere l’entità del problema è necessario guardare ai numeri. Oggi il gas russo rappresenta ancora l’11% delle forniture nei Paesi Ue tramite gasdotto, mentre nel 2022 – anno del primo attacco all’Ucraina – era pari ai due quinti del totale. Va tuttavia sottolineato che, specie negli ultimi anni, i volumi di GNL (gas naturale liquefatto) russo sono aumentati molto rapidamente.
La svolta verso gli Stati Uniti, ma attenzione ai dazi
L’operazione condotta dalla Commissione europea, che va detto si è fin qui rifiutata di commentare le indiscrezioni esposte dal Financial Times, rientrerebbe nel più ampio piano di marcia Ue che vorrebbe l’eliminazione totale dei combustibili fossili russi entro il 2027. Tutto è legato anche alla volontà europea di siglare un nuovo accordo energetico con gli Stati Uniti, specie dopo la guerra commerciale impostata dal presidente USA Donald Trump con i dazi.
Attualmente, si ricorda, gli Stati Uniti sono già il principale fornitore del blocco di gas naturale liquefatto, motivo questo che li rende il principale attore cui l’Europa guarda per sopperire le “carenze” russe.
Gas russo in Europa, lo scenario
Fondamentale per comprendere l’operato della Commissione europea è avere un quadro dettaglio dello scenario attuale. Come detto, la fornitura di gas naturale russo è stata ridotta all’11% e, secondo quanto riferito dal Centro per la ricerca sull’energia e l’aria pulita, nell’anno compreso tra febbraio 2024 e febbraio 2025, l’Ue ha erogato alla Russia un totale 21,9 miliardi di euro per petrolio e gas. Quest’ultimo non è soggetto a nessun divieto d’importazione, come invece avviene con il carbone russo. Per quanto riguarda il petrolio, infine, l’Ue ha vietato il 90% delle importazioni russe.
I problemi con Ungheria e Slovacchia
Ponendo il focus sul gas, si scopre che a fronte del calo descritto di importazioni europee da Mosca, negli ultimi tre anni c’è stato un aumento del 60% dei volumi di GNL russo. La maggior parte del gas russo che arriva in Ue interessa l’Ungheria e la Slovacchia, con il governo dichiaratamente filo russo di Orban che ha già dichiarato di non essere disposto ad approvare le eventuali nuove sanzioni Ue. Sarebbe un problema non trascurabile, visto che è necessaria l’approvazione unanime di tutti e 27 i Paesi membri.
Una situazione non facile da gestire, con mediazione e ascolto delle singole istanze che dovranno essere punti cardine per la realizzazione del piano che, come detto da Ursula von der Leyen, dovrebbe essere pubblicato entro tre o quattro settimane.