Una settimana di passione per Tim. La settimana della presentazione del nuovo Piano strategico 2024-2026, che tiene conto dello scorporo della rete (NetCo) e della fine del modello verticalmente integrato di telecomunicazioni, si è trasformata in un incubo per il management, tornato a riunirsi domenica per “analizzare” cosa è accaduto giovedì 7 marzo, il giorno della presentazione del Piano alla comunità finanziaria, quando il titolo ha fatto segnare un -23% in Borsa. Una reazione emotiva? O un segnale di disapprovazione?
Il nuovo piano senza Netco
Giovedì 7 marzo, il management di Tim capitanato dall’Ad Pietro Labriola, ha presentato al mercato il Piano Industriale 2024-2026 “Free to Run”, che tiene conto dello scorporo e della vendita della rete fissa (NetCo) a KKR ed altri investitori istituzionali e che permetterà a Tim di muoversi sul mercato con minori vincoli finanziari e regolatori e con una maggiore agilità e competitività.
I target del Piano vedono ricavi in crescita del 3% medio annuo nell’arco di piano ed un EBITDA organico After Lease in aumento dell’8% medio annuo, ma soprattutto ci si aspetta una riduzione dell’indebitamento di Gruppo, con un rapporto Debito/EBITDA After Lease in calo a 1,6-1,74 volte rispetto a 3,85 volte dei pro-forma al 2023. Ma il valore dovrebbe già risultare uguale o inferiore a 2 volte nel 2024, un anno di transizione perché il closing della vendita della Rete avverrà a metà anno.
“Il problema di questo gruppo era il debito di 20 miliardi, che interessava non solo le performance finanziarie, ma anche le opportunità industriali del gruppo”, ha spiegato Labriola agli analisti, aggiungendo “con la cessione di NetCo riusciremo a essere nuovamente un’azienda in grado di vivere bene sul mercato, ripristinando una totale flessibilità finanziaria”.
Il tonfo in Borsa che ha sorpreso il management
Lo stesso giorno che il management ha presentato il Piano alla comunità finanziaria, le azioni Tim hanno registrato una caduta verticale, che invece non si è vista sull’obbligazionario, dove i Bond hanno tenuto meglio. A far caso alla discrepanza è stato proprio l’Ad Pietro Labriola al termina di una giornata drammatica in Borsa.
Il titolo Tim ha chiuso con un calo del 23,79% a quota 0,2118 euro per azione, per poi recuperare qualcosa nella giornata successiva. Notevolissimi gli scambi di giovedì 7 marzo, per oltre 512 milioni di euro, pari a quasi il 12% del capitale.
Il CdA di domenica e la conferma della guidance
Il CdA di Tim è tornato a riunirsi domenica, con l’intento di “analizzare” cosa è accaduto in borsa giovedì scorso, ed ha nuovamente confermato la guidance sull’indebitamento.
In particolare, il CdA ha indicato che il debito netto pro-forma al netto del deleverage stimato per l’operazione NetCo, pari a circa 6,1 miliardi di euro al 31 dicembre 2023, è atteso alla fine del 2024 pari a circa 7,5 miliardi di euro. Quanto ai flussi di cassa 2025-2026, TIM precisa che nel 2025 il Net cash flow è atteso intorno allo zero e nel 2026 intorno a 0,5 miliardi di euro. Questi livelli di Net cash flow, se normalizzati, portano a un valore intorno agli 0,4 miliardi di euro nel 2025 e agli 0,8 miliardi di euro nel 2026.
Confermata la guidance 2024-2026 illustrata al mercato, il CdA ha precisato c he “eventuali upside alla guidance potrebbero derivare dagli earn-out connessi all’operazione Netco e dalla possibile cessione di Sparkle, il cui processo è tutt’ora in corso”.