Russia resiliente? L’ultima mossa di Putin per beffare l’Occidente

Il quadro dipinto da un oligarca russo e le recenti stime degli organismi internazionali non conciliano con i segnali che arrivano dai mercati

Foto di QuiFinanza

QuiFinanza

Redazione

QuiFinanza, il canale verticale di Italiaonline dedicato al mondo dell’economia e della finanza: il sito di riferimento e di approfondimento per risparmiatori, professionisti e PMI.

Come sta l’economia russa ad un anno e mezzo dall’avvio delle ostilità in Ucraina? Il suo settore privato sta sopravvivendo? A prima vista la risposta è affermativa e conferma che le sanzioni imposte dall’Occidente hanno solo scalfino l’economia russa. Ma i conti non tornano e c’è più di qualche dubbio che la situazione sia ben diversa da quella che appare dall’esterno, tanto che sono in molti a ritenere che Putin stia bluffando senza pudore.

Il quadretto dell’economia in salute

“L’economia russa ha dimostrato la sua resilienza nonostante gli effetti della guerra e delle sanzioni imposte dall’Occidente” (qui per approfondire il tema delle sanzioni) , ha detto al l’oligarca russo Oleg Deripaska, fondatore del colosso dell’alluminio Rusal, al quotidiano britannico Financial Times, aggiungendo di esser stato “sorpreso” dalla tenuta del settore privato.

“Sono rimasto sorpreso dal fatto che le imprese private siano state così flessibili. Ero più o meno sicuro che fino al 30% dell’economia sarebbe crollata; invece ci è andata molto meglio”, ha detto il ricco uomo d’affari vicino al Cremlino, ammettendo “ci sono le spese belliche e tutto questo tipo di sussidi e sostegno governativo, ma si tratta comunque di un rallentamento sorprendentemente basso. L’economia privata ha trovato il suo modo di operare e di farlo con successo”.

Secondo il FT, le parole dell’oligarca “indicano una crescente fiducia tra l’élite di Mosca sul fatto che la Russia sia uscita relativamente indenne nonostante i timori che le sanzioni avrebbero potuto far crollare l’economia all’inizio della guerra”.

E tutto questo grazie al commercio con il “Sud del mondo“, in particolar modo con la Cina, che al momento sta attraversando un momento di grande difficoltà economica, e grazie anche all’accelerazione degli investimenti nella produzione interna, che però non riesce da sola a soddisfare la domanda.

Le stime ottimistiche del FMI e dell’OCSE

Il Fondo Monetario Internazionale, nel suo recente rapporto d”autunno, ha previsto che il prodotto interno lordo della Russia crescerà dell’1,5% quest’anno e dell’1,3% nel 2024.

Putin è stato più ottimista la scorsa settimana, prevedendo una crescita del 2,8% quest’anno, più del doppio del massimo previsto dal suo stesso governo ad aprile.

E anche l’OCSE ha effettuato una netta revisione al rialzo delle previsioni, con un PIL indicato in crescita dello 0,8% quest’anno, mentre prima attendeva una recessione, ed in aumento dello 0,9% il prossimo (+1,3 punti in più sulle precedenti previsioni).

E allora perché la banca centrale si dà tanta pena?

A metà settembre, la banca centrale russa è intervenuta nuovamente, alzando il costo del denaro, nel tentativo di frenare la caduta del rublo, portando i tassi d’interesse al 13% dal 12% precedente. Il mese scorso, la banca centrale russa era intervenuta a sorpresa, alzando i tassi di ben 350 punti base, nel tentativo di frenare la caduta del rublo oltre quota 100 sul dollaro.

Nell’annunciare la stretta monetaria, la banca centrale ha spiegato che “si sono cristallizzati significativi rischi inflazionistici, vale a dire una crescita della domanda interna superiore alla capacità di espansione della produzione e il deprezzamento del rublo nei mesi estivi”. Un deprezzamento che sembra tradire un quadro macroeconomico più incerto.

La politica monetaria perseguita dalla banca centrale – si afferma – creerà le condizioni per riportare l’economia su un percorso di crescita equilibrata. Nel suo scenario di base, la Banca di Russia prevede che il tasso di crescita del PIL sarà dell’1,5–2,5% nel 2023, dello 0,5–1,5% nel 2024, dell’1–2% nel 2025 e dell’1,5–2,5% nel 2026.llente meccanismo».