La Bce prende tempo su un nuovo taglio dei tassi ed esclude un bis a fine luglio, dopo la riduzione di 25 punti annunciata a giugno. A motivare la pausa concorrono le considerazioni sulla stabilità del prezzi e quelle, in buona parte collegate, sulla stabilità finanziaria, che in questo momento sconta anche i rischi legati alle elezioni francesi. Anche la Fed sta temporeggiando, in questo caso sul primo taglio dei tassi, perché l’inflazione Usa si è rivelata più persistente del previsto, e non pensa di intervenire prima di settembre.
Lagarde e la rivoluzione francese
La Presidente della Bce Christine Lagarde, parlando ad un evento della banca centrale portoghese a Sintra, ha confermato che “l’economia sta attraversando un cambiamento profondo” e la “mancanza di certezza” è la principale sfida che i policymaker si trovano ad affrontare.
“Il nostro lavoro non è finito e dobbiamo rimanere vigili“, ha ribadito la Presidente dell’Eurotower, ricordando che l’inflazione è crollata e ribadendo “non ci fermeremo finché la partita non sarà vinta e l’inflazione non sarà tornata al 2%”.Proprio ieri, l’Eurostat, ufficio statistico della Ue, ha certificato un ulteriore calo dell’inflazione al 2,5% a giugno dal 2,6% di maggio, ma secondo Lagarde, non si prevede un rientro entro il target del 2% prima del 2025.
La numero uno della Bce ha ammesso che “siamo molto avanti con il processo di disinflazione“, precisando che il taglio dei tassi “non è un processo lineare né un cammino predeterminato”, ma avviene “un passo alla volta”.
Rispondendo ad una domanda sull’impatto delle elezioni francesi sulle decisioni di politica monetaria, Lagarde ha ammesso che c’è un collegamento indiretto. “Non commenterò la situazione politica di nessuno degli Stati membri, in particolare di quelli che stanno affrontando elezioni. Ma la Bce deve fare quello che deve fare. Il nostro mandato è la stabilità dei prezzi”, ha ricordato la Presidente, precisando “la stabilità dei prezzi dipende dalla stabilità finanziaria e siamo attenti a questo perché fa parte del nostro lavoro e continueremo a farlo”. E non ha neanche escluso l’attivazione dello scudo anti-spread (o TPI – Transmission Protection Instrument)se fosse necessario in caso di reazione disordinata dei mercati dopo il ballottaggio di domenica prossima.
Powell resta più falco
Anche il Presidente della Fed, Jerome Powell, è intervenuto al Forum della Bce a Sintra ed ha ammesso che “l’inflazione non tornerà al 2% quest’anno, ma forse alla fine dell’anno prossimo o nel 2026″. Affermazioni che sembrano allungare la tempistica sul primo taglio dei tassi, anche se il numero uno della banca centrale USA ha tenuto a precisare “nel primo trimestre di quest’anno abbiamo fatto progressi, le ultime letture suggeriscono che stiamo tornando su una dinamica disinflazionistica, ma vogliamo essere più fiduciosi“.
“La politica monetaria è restrittiva e resterà tale”, ha chiarito ancora Powell, aggiungendo “non indicherò alcuna data” sui futuri tagli dei tassi di interesse. “Sappiamo che, se ci muoviamo troppo presto, possiamo disfare il lavoro fatto e che se, invece, lo facciamo troppo tardi potremmo danneggiare oltre il necessario l’economia. Quindi teniamo conto di questi due rischi”, ha sottolineato il banchiere.
“Vogliamo vedere più dati come quelli che abbiamo visto di recente”, ha concluso Powell, confermando una politica monetaria totalmente “data oriented”. L’ultimo dato utile di maggio indicava un’inflazione in calo al 3,3% dal 3,4% precedente, ma ancora molto oltre il target del 2%.