La politica continua a entrare a gamba tesa sui mercati, con il terremoto di questa settimana che ha visto il presidente Biden rinunciare alla possibilità rielezione alla Casa Bianca, creando di fatto un confronto tra Trump e l’attuale vicepresidente Harris a novembre.
Mercati, politica entra a gamba tesa
Lo sguardo degli addetti ai lavori è rivolto anche alle banche centrali. Nelle sale operative è ormai scontata una mossa a settembre, da parte della Federal Reserve, anche se c’è chi ipotizza persino che potrebbe arrivare la prossima settimana, sebbene sia considerato dalla maggior parte degli analisti improbabile. Pochi spunti sono arrivati dal dato sull’inflazione misurata sui consumi delle famiglie, che pur diminuendo leggermente, è risultata in linea con le attese, a giugno. L’economia statunitense, invece, è risultata più forte del previsto, con la lettura preliminare del PIL del secondo trimestre al 2,8%.
Nel Regno Unito, la BoE si riunisce la prossima settimana dopo le recenti delusioni sul fronte dei dati, con l’inflazione dei salari e dei servizi che rimane ostinatamente alta. Tuttavia, con un’inflazione complessiva al 2,0% ma destinata a salire nei prossimi mesi, “la BoE ha una finestra ristretta per tagliare potenzialmente i tassi la prossima settimana”, commenta Mark Dowding, Fixed Income CIO di RBC BlueBay.
Attesissima anche in Giappone la riunione della BoJ, la prossima settimana, con aspettative crescenti per un’azione politica più concreta, nonostante i movimenti dello yen. Le aspettative degli analisti sono di una normalizzazione della politica monetaria e l’abbandono del QE.
La People’s Bank of China ha tagliato i tassi a breve termine di 10 punti base, facendo scendere i costi dei prestiti a lungo termine e i rendimenti obbligazionari. Gli investitori sono rimasti delusi dalla mossa, che ha sottolineato la persistente debolezza dell’economia.
Lo scenario macroeconomico
Questa settimana, il Bureau of Economic Analysis ha comunicato che l’economia statunitense è cresciuta a un tasso annualizzato del 2,8% nel secondo trimestre del 2024. Ancora una volta, le spese per i consumi personali (“consumer spending”) hanno alimentato la crescita complessiva, aggiungendo +1,6 punti percentuali. Inoltre, la spesa per i beni è rimbalzata nel 2° trimestre, dopo aver contribuito alla crescita del 1° trimestre. Dall’altra parte dell’Oceano, i PMI continuano a indicare una crescita contenuta del settore manifatturiero, in Europa, mentre il settore dei servizi registra una moderata espansione.
Spread, valute e commodities
La coppia EUR/USD scivola ai minimi di 2 settimane prima dei dati PCE statunitensi, che non sembrano avere un impatto sull’annuncio di politica monetaria del FOMC di settembre. La domanda del Regno Unito ha sostenuto la sterlina, che è risultata di gran lunga la valuta più performante nel mondo fino a questo momento. Sul finale di settimana brusco dietrofront del petrolio: il future settembre sul WTI cede il 2% a 76,7 dollari al barile, l’analoga consegna sul Brent scambia a 80,7 dollari (-1,9 per cento).
Seduta positiva per l’oro, che porta a casa un guadagno dello 0,89%.
Invariato lo spread, che si posiziona a +138 punti base, con il rendimento del BTP decennale che si attesta al 3,75%.
La performance settimanale delle borse
La performance settimanale delle principali borse europee è a due veloticà. Il Cac-40 di Parigi porta a casa un -0,7%. Frazionale la discesa di Francoforte -0,4%. Più marcata la discesa di Piazza Affari: FTSE MIB -1,65%. Sale, invece, Londra +1,20%, seguita da Madrid +0,55%. Anche gli indici americani si avviano a chiudere la settimana in territorio negativo: il Nasdaq 100 cede il 3%, l’S&P 500 l’1,99% e il Dow Jones Industrial l’1,3%.
I migliori e peggiori a Piazza Affari
Fra i peggiori titoli della settimana si segnalano Stellantis -16% e St -30% che hanno pagato dazio con le rispettive semestrali. In vetta al principale paniere FTSE MIB si collocano, invece, Banca Generali ed Hera che portano a casa un guadagno entrambe di oltre 4 punti percentuali.