L’inflazione USA rallenta e lega le mani alla Federal Reserve

Sulla base dei dati sull'inflazione usciti in questi giorni la banca centrale statunitense potrebbe confermare nuovamente il livello die tassi a dicembre

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Redazione

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L’inflazione ha registrato una frenata negli Stati Uniti ad ottobre, attestandosi al 3,2% tendenziale rispetto al 3,3% indicato dagli analisti,  mentre la crescita su mese è nulla contro il +0,1% del consensus. Un dato migliore delle attese, dunque, che arriva in u a fase in cui la Federal Reserve sta già riconsiderando la sua strategia di politica monetaria e che implica un atteggiamento più prudente rispetto a possibili futuri rialzi dei tassi d’interesse.

I dati migliori delle attese

Come detto l’indice dei prezzi al consumo è aumentato a ottobre dello 0,1% su mese e del 3,2% su anno, meno del 3,3% previsto dal mercato. L’indice core, che esclude energia ed alimentari, più seguito dalla Fed, è aumentato del 4% tendenziale e si rivela anch’esso migliore delle aspettative degli analisti, che indicavano una  crescita del  4,1%.

Cosa farà la Fed?

La Fed si è già presa una “pausa” e di recente ha interrotto il ciclo di adeguamento al rialzo dei tassi d’interesse, che sono stati confermati sugli attuali livelli al 5,25-5,50%. Powell ha lasciato intendere che è il momento di fermarsi per capire come si muoverà l’inflazione, anche se ha ammesso più volte che non sono esclusi nuovi aumenti in futuro. Ma questi dati confortano le speranze dei più ottimisti che attendono tassi fermi anche a dicembre e scommettono su un progressivo ritorno dell’inflazione sul target di pungo termine.

Le reazioni degli analisti

“Il dato di oggi dell’Indice dei Prezzi al Consumo core non ha superato le attese, che stimavano un aumento”, commenta Lindsay Rosner, Head of Multi-Sector Investing for Fixed Income di Goldman Sachs AM, aggiungendo che “questo dovrebbe consolidare la posizione attendista della Fed a dicembre”.

Per Callie Cox, US market analyst di eToro, “la tendenza dell’inflazione è chiara. La crescita dei prezzi sta rallentando perché la domanda e l’offerta stanno tornando in equilibrio” e “ciò rende piuttosto chiare anche le prospettive della Federal Reserve”, ma l’analista nota “un dettaglio che fa riflettere” che riguarda “l’improvvisa impennata dell’inflazione dei servizi (esclusi gli affitti)” che è “la misura che Jerome Powell ama sottolineare, ed è effettivamente accelerata su base annua in ottobre. Questo sarebbe il principale argomento della Fed per mantenere i tassi più alti più a lungo, ma è solo un dato all’interno di un mare di altri elementi che dicono il contrario”.

“rediamo che, per il meeting del 13 dicembre del FOMC, la commissione operativa della FED, lo scenario sia quello di un mantenimento dei tassi di interesse nel range 5,25%-5,50%. I dati confermato che l’attuale posizionamento della FED in politica monetaria sia abbastanza restrittivo per permettere all’inflazione di tornare nel medio periodo verso l’obiettivo del 2%”, conferma Filippo Diodovich, Senior Market Strategist di IG Italia.

“Ci aspettiamo che si verifichino tagli significativi dei tassi di interesse da parte delle principali banche centrali nel 2024”, afferma  Steven Bell, Chief Economist EMEA di Columbia Threadneedle Investments, aggiungendo “crediamo che la lotta contro l’inflazione non sia ancora stata vinta, ma i venti giocano ora a nostro favore, portando un sospiro di sollievo sia per le obbligazioni che per le azioni”.