Il mercato del gas fra luci e ombre: cosa ne pensano gli esperti

Il report trimestrale sul mercato del gas di Renantis offre uno sguardo d'insieme sul mercato e preannuncia il permanere di una certa volatilità dei prezzi in autunno

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Redazione

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Dopo un’estate relativamente tranquilla, tornano le preoccupazioni per la stagione invernale, con un prezzo del gas che è già volato a 50 euro per mwh dai circa 30 euro/mwh segnati durante l’estate, un livello che non si vedeva da prima della crisi energetica legata al conflitto russo-ucraino a marzo 2022.

Il riacuirsi degli  scontri israelo-palestinesi, infatti, ha portato le quotazioni ad un repentino rialzo, non solo quelle del gas, ma anche quelle petrolifere, prospettando un altro inverno di passione per le famiglie e le imprese, a dispetto degli elevati livelli di stoccaggio raggiunti in Europa.

Ma cosa si prospetta per i mesi a venire? Il prezzo del gas resterà così volatile? E per quale motivo? Il report trimestrale di Renantis (ex Falck Renewables) prova a fare luce sulla questione.

“Il mercato europeo si è preparato ottimamente per l’inverno, come dimostrano gli altissimi livelli di stoccaggio. Tuttavia, si potrà valutare la resilienza del sistema solamente all’abbassarsi delle temperature”, commenta Luca Prosdocimi, Responsabile Trading e Dispacciamento di Renantis, aggiungendo “l’incertezza data dalla situazione geopolitica attuale aggiunge un ulteriore peso sull’inverno che potrebbe essere caratterizzato da improvvisi aumenti di prezzo guidati dalle notizie e dalle paure legate ai conflitti, alternate a periodi di maggior tranquillità”.

La volatilità della scorsa estate

Il prezzo del gas ha registrato un’elevata volatilità nel periodo estivo: repentine oscillazioni si sono registrate nelle quotazioni dei contratti futures per il periodo di competenza di ottobre, che si sono mosse più volte tra 32 euro/MWh e 47 euro/MWh.

Il motivo che ha determinato questa oscillazione è l’elevata sensibilità del prezzo del TTF – Title Transfer Facility, il principale Hub di scambio del gas in Europa, alle notizie pubblicate in merito ad alcuni scioperi nel settore LNG presso gli stabilimenti Chevron  in Australia.

Stoccaggi pieni in Europa

Gli stoccaggi di gas in Europa si mantengono elevatissimi, un dato molto incoraggiante in vista dell’inverno. Il livello di riempimenti delle riserve europee a settembre ha raggiunto il 95%,  che equivale al valore più alto registrato a fine settembre dal 2017..

Sebbene a settembre i flussi di LNG abbiano subito un calo, il loro livello rimane alto, così come il loro peso sulla fornitura di gas europea, che si avvicina al 50% del totale, mentre la domanda resta stabilmente bassa, anche per effetto dei cambiamenti climatici, che hanno fatto registrare temperature insolitamente elevate.

Cosa aspettarsi per i prossimi mesi?

Con una domanda di gas stabilmente bassa da inizio anno, Renantis ritiene che altri fattori potrebbero portare a un mercato volatile quest’autunno: la maggiore frequenza di eventi climatici estremi e la dipendenza europea dalle forniture di Gas Naturale Liquefatto (LNG).

Il cambiamento climatico – si spiega – aumenta la frequenza di eventi meteorologici estremi. Possibili ondate di freddo sia in Europa che in Asia potrebbero portare ad un aumento della domanda di gas che non potrebbe essere soddisfatta dalle sole importazioni di LNG, come ci ha insegnato il 2022.

Monitorare la domanda asiatica di gas sarà quindi cruciale nei prossimi mesi per comprendere le dinamiche che guideranno il mercato. L’elevato contributo dell’LNG nel soddisfare la domanda di gas sia europea che asiatica implica che, in caso di aumento della domanda di gas in Oriente, l’Europa entrerebbe in competizione con la Cina e il Giappone per l’approvvigionamento di gas. Questo scenario porterebbe a una “corsa” all’approvvigionamento di LNG, provocando un rapido aumento del prezzo.

Ci sono poi da considerare le ripercussioni del conflitto israelo-palestinese sul settore, ancora da definire con l’avanzare del conflitto. L’aumento dei prezzi registrato sin qui, comunque, sembrerebbe frutto di una risposta irrazionale a quanto sta succedendo, in quanto Israele e Palestina, così come i territori limitrofi, non hanno alcun ruolo cruciale nella fornitura di gas all’Europa.