Giappone: banca centrale potrebbe cambiare politica nel 2024

Nell’ultima riunione di politica monetaria targata 2023 la Bank of Japan ha confermato una politica monetaria ultra-espansiva

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Redazione

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La banca centrale del Giappone, nell’ultima riunione di politica monetaria dell’anno, ha confermato la sua politica monetaria ultra-espansiva, imperniata sui tassi negativi e sul controllo della curva dei rendimenti (YCC), restando di fatto l’unica banca centrale mondiale a non aver attuato politiche anti-inflazionistiche. La banca centrale giapponese rappresenta infatti l’altro estremo rispetto alla BCE, che ancora conferma una politica restrittiva, ed alla Fed, più rapida ed incisiva, che è ormai giunta alla fine  di questo ciclo restrittivo della politica monetaria.

Cosa ha deciso il Consiglio direttivo

Ancora nessuna grande svolta della BoJ di Ueda sui tassi, dunque, che anche in questo 2023 sono rimasti inchiodati in Giappone a un valore al di sotto dello zero (-0,1%), a fronte di una Fed di Jerome Powell e di una BCE di Christine Lagarde che hanno continuato invece imperterriti ad annunciare nuove e ulteriori strette monetarie, dopo quelle del 2022, almeno fino a qualche mese fa.

La due giorni di politica monetaria si è chiusa con la conferma di tassi di interesse negativi a -0,1% per il breve termine. La Bank of Japan ha poi confermato la sua politica ultra-accomodante, mantenendo ferme anche le altre misure di stimolo come gli acquisti di asset ed il controllo della curva dei rendimenti. A proposito del controllo dei rendimenti YCC, la Bank of Japan ha ribadito che consentirà al rendimento del titolo decennale di oscillare in un intervallo compreso tra l’1% ed il -1%, mentre ad ottobre sembrava voler uscire da questa misura ed aveva alleggerito il suo linguaggio, affermando che avrebbe potuto consentire lo sforamento del limite dell’1%. La BoJ ha modificato per tre volte la politica YCC quest’anno, affermando di voler combattere l’inflazione e la crescita lenta dei salari, ma in linea di massima ha sempre ritenuto prioritario garantire una crescita economica più vivace dell’economia giapponese e difendersi da “venti contrari”.

La banca centrale ha ribadito ancora una volta che l’economia giapponese si troverà ad affrontare ostacoli derivanti dal calo della domanda di esportazioni e dall’inflazione vischiosa. Per questo, tenendo conto delle incertezze elevate che circondano le economie ed i mercati finanziari domestici ed internazionali, la Banca continuerà pazientemente con l’allentamento monetario, rispondendo agilmente agli sviluppi dell’attività economica e dei prezzi ed anche delle condizioni finanziarie.

L’altro lato della medaglia

La politica della BoJ è nettamente opposta a quella delle altre banche centrali dei paesi sviluppati e questo perché il Giappone è sempre stato assillato dalla deflazione. Nel mese di novembre l’indice dei prezzi al consumo si è assestato al 2,5%, dal 2,9% di ottobre, con i costi degli affitti a guidare i rialzi più consistenti, mentre i prezzi dell’energia sono diminuiti del 10,1%. a BOJ ha dichiarato di aspettarsi che l’inflazione si manterrà al di sopra del suo obiettivo annuale del 2% nel 2024, anche se si prevede che la crescita dei prezzi rallenterà.

Al contrario l’inflaizone ha rappresentato un serissimo problema in Europa, tantoi che la BCE hga avviato una politica fortemente restrittiva per domane il nemico emergente. Nell’ultima riunione l’atteggiamento rispetto ad un cambio di passo è stato molto cauto e la Presidente Lagarde ha dichiarato che la BCE non ha discusso di tagli dei tassi e che non c’è stato alcun dibattito in merito. “Dovremmo abbassare la guardia? Assolutamente no”, ha affermato, respingendo le aspettative di tagli aggressivi dei tassi e facendo sgonfiare le aspettative del mercato. La BCE ha inoltre annunciato una riduzione molto graduale dei reinvestimenti nell’ambito del PEPP (Pandemic Emergency Purchase Programme).

Al contrario, la Fed si trova un passo più avanti e l’aspettativa dominante sul mercato è di almeno tre tagli nel 2024, qualcuno ipotizza pari all’1,5%, quindi tre tagli incisivi, anche se alcuni esponenti della Fed hanno smentito questo scenario, in cui non sembrano creder neanche gli analisti. Tali sì, ma con prudenza.

Ci sarà una svolta anche per la BoJ nel 2024?

I programmi per il prossimo anno ancora non si conoscono, sebbene di recente il governatore Kazuo Ueda abbia aperto ad una potenziale, seppur non vicina, svolta nel 2024. Il governatore, anticipando la possibilità che i tassi di riportino in positivo, ha affermato che prezzi e salari sembrano muoversi nella giusta direzione, con i sindacati e le grandi aziende che segnalano la possibilità di aumenti salariali sostenuti il prossimo anno. Ma ha avvertito che le condizioni rimangono incerte.