“Ci avviamo verso una settimana insolitamente tranquilla in termini di dati e di politica monetaria. I report CPI del Regno Unito (mercoledì) e del Giappone (giovedì) rappresenteranno i principali parametri di riferimento, così come una serie di interventi da parte della Bce e della Federal Reserve nel corso della settimana. Prevediamo che i mercati continueranno a fare i conti con le conseguenze del report sull’indice dei prezzi al consumo e con la possibilità che i tagli della Federal Reserve vengano ritardati fino alla fine dell’anno”.
Il dollaro si rafforza
E’ quanto sottolinea il report settimanale di Ebury, “Il dollaro si rafforza a causa dei dubbi sui prossimi tagli della Federal Reserve”.
Il report sull’inflazione di marzo – si legge – “ha riservato un’altra brutta sorpresa alla Federal Reserve, risultando superiore alle aspettative e confermando che la tendenza disinflazionistica del 2023 si è completamente arrestata, e forse anche temporaneamente invertita. I rendimenti dei Treasury hanno registrato un’impennata, gli operatori hanno ridimensionato le aspettative sui tagli e il dollaro si è apprezzato nei confronti di tutte le principali valute mondiali. A seguito di questo movimento sembra esserci la possibilità che l’inflazione e la politica degli Stati Uniti divergano da
quelle delle altre principali economie”.
Il report Ebury
Quanto al nervosismo per il conflitto in Medio Oriente “non ha fatto altro che aggiungere benzina sul fuoco. Particolarmente penalizzate le valute europee, in quanto l’aumento dei prezzi delle materie prime comporta un peggioramento delle condizioni commerciali per il continente”.
EUR
La riunione di aprile della BCE, come previsto, “non ha portato nessun cambiamento in termini di politica monetaria, ma ha annunciato un taglio dei tassi d’interesse a giugno. La Presidente Lagarde ha fatto specificamente riferimento alla divergenza delle pressioni inflazionistiche che consentirebbe alla Bce di tagliare i tassi prima della Fed. Riteniamo che lo scostamento di sei mesi nei dati sull’inflazione tra l‘Eurozona e gli Stati Uniti renda prematuro per la banca centrale dichiarare la vittoria sull’inflazione, ma comunque il taglio di giugno è sulla buona strada. La domanda chiave ora è a quale velocità avverranno i tagli successivi”
USD
Il report sull’IPC di marzo – si osserva nel report – ha confermato i timori che l’inflazione negli Stati Uniti sia bloccata a un livello scomodamente alto. L’indice core ha registrato un tasso dello 0,4% su base mensile per il terzo mese consecutivo, con un ritmo annualizzato di quasi il 5%. Un’economia in piena occupazione, con tassi appena superiori all’inflazione e un massiccio deficit fiscale non favorisce particolarmente i tagli dei tassi d’interesse: i mercati sono passati da 6 tagli nel 2024 poche settimane fa a meno di due oggi, con conseguente riprezzamento dei tassi lungo la curva e rafforzamento del dollaro USA. Questa settimana, i comunicati ufficiali della Federal Reserve saranno cruciali per valutare in che misura le opinioni della Fed giustifichino questo drastico riprezzamento.
GBP
Un report mensile positivo sul PIL “ha scatenato l’ottimismo sulla possibilità che l’economia britannica continui a superare le fosche aspettative. La sterlina, tuttavia, è stata coinvolta nel sell off generale nei confronti del dollaro USA, anche se è riuscita a superare di poco l’euro. Questa settimana sarà fondamentale per la tempistica dei tagli dei tassi della Banca d’Inghilterra, le cui aspettative sono state finora ritardate quasi quanto quelle della Federal Reserve. Le informazioni sui salari di martedì e l’inflazione di mercoledì saranno fondamentali per capire se il processo disinflazionistico nel Regno Unito continuerà o se inizierà a ristagnare come negli Stati Uniti”